Dopo la sorpresa – in molti pensavano che Livorno si trovasse in un’isola
felice e totalmente al riparo da simili eventi catastrofici – dopo le
comprensibili reazioni emotive, il doveroso cordoglio per le numerose
vittime, la straordinaria mobilitazione della cittadinanza e dei giovani
in particolare, in aiuto e solidarietà a chi è stato colpito, le
fuorvianti e strumentali polemiche sulle responsabilità istituzionali, che
pure sono state presenti, è giunto il momento di indagare e riflettere
sulle reali cause del disastro che ha colpito la nostra città.
Si è trattato veramente di un evento eccezionale per intensità e portata ,
ma non inaspettato dal momento che da studi fatti da tempo Livorno risulta
tra i siti a più alto rischio idrogeologico di tutta la costa dell'alto
tirreno , non a caso la protezione civile aveva diramato da tempo un
allerta arancione che però e rimasta senza conseguenze pratiche come
inascoltata
Questo per dire che eventi di questa portata distruttiva dovrebbero ormai
considerarsi più che prevedibili se inquadrati tra i fenomeni sempre più
catastrofici che si stanno da tempo determinando su scala mondiale in
conseguenza dei cambiamenti climatici in atto in tutto il pianeta a
seguito dell’uso smisurato e sconsiderato dei combustibili fossili che
prosegue ancora oggi nonostante esistano ormai le tecnologie per poterli
eliminare totalmente.
Ovviamente questo non spiega tutto.
Il fatto è che l’evento eccezionale si è abbattuto su un territorio che
era e rimane assolutamente impreparato a riceverlo a causa dell’inadeguata
manutenzione e pulizia dei rii , degli argini , delle foci , dei canali di
scolo, delle bocche di lupo , da parte del consorzio di bonifica , che pur
essendo finanziato dalle tasse che tutti i cittadini versano , appalta i
lavori ad imprese private senza poi evidentemente verificare la
qualità del lavoro fatto.
Inadeguata prevenzione, se come è risultato evidente le casse di
espansione sul rio Maggiore si sono mostrate assolutamente insufficienti a
contenere tutta l’acqua e il fango che sono scesi nella piana a sud della
città.
Ma ciò che indubbiamente è stato l’elemento di gran lunga determinante è
stata la cementificazione delle colline alle spalle della città, quella a
nord in aree naturalmente paludose e quelle a sud che hanno sensibilmente
ridotto la permeabilità dei terreni e la loro capacità di drenaggio delle
acque meteoriche.
A questo si sono aggiunte, anche in anni non recenti, l’edificazione lungo
e perfino all’interno degli alvei dei torrenti e la loro tombatura per
lunghi tratti.
Tutto ciò è da addebitarsi alle politiche delle passate amministrazioni le
cui responsabilità dovranno essere chiaramente accertate dalla commissione
d’inchiesta che si costituirà all’interno del Consiglio Comunale e che
dovrà anche individuare ciò che è necessario fare affinché eventi del
genere non si verifichino più.
Responsabilità che riguardano anche l'attuale Amministrazione che ha
mostrato con tutta evidenza la più totale inadeguatezza, superficialità e
impreparazione nella gestione dell’allerta e dell’emergenza con la
surreale polemica sul colore dell’allerta meteo, lo smantellamento della
macchina della Protezione Civile e la disorganizzazione del dispositivo di
allerta, nonché la sostanziale subalternità ai poteri speculativi della
città e l’incapacità di realizzare quanto il M5S aveva promesso in
campagna elettorale (“Basta Cemento”), come ha dimostrato la vicenda degli
Orti Urbani di via Goito.
Ma oltre a tutto questo non possiamo non sottolineare quanto nessuna
Commissione d’Inchiesta potrà mai mettere in evidenza, e cioè che alla
base di quanto è successo c’è un sistema economico e sociale, quello
capitalistico, che negli ultimi decenni è riuscito a privatizzare anche
ogni bene pubblico comune, da cui trae sempre maggiori profitti e che non
vive per soddisfare i bisogni più elementari della stragrande maggioranza
dell’umanità, ma, tramite lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, la
produzione di sempre più sofisticati e micidiali strumenti di morte
(armamenti) e la distruzione della natura, persegue, sempre e comunque la
realizzazione del massimo profitto, mettendo così a rischio la stessa
sopravvivenza del genere umano.
Il cambiamento di questo sistema con un altro , in cui i lavoratori
associati e organizzati siano una forza primaria d 'avanguardia per
decidere ciò di cui il paese ha bisogno , si fa sempre più urgente
“O socialismo, o barbarie”
Livorno 11 ottobre 2017