LIVORNO: QUELLO CHE NON
SI SAREBBE MAI PENSATO…
Un commento Sinistra Anticapitalista
all'esito elettorale amministrativo.
Ebbene si! Ciò che nessuno avrebbe mai
pensato potesse accadere è successo.
Il PD, dopo ben 68 anni di ininterrotto governo della città, ha perso al
ballottaggio con il candidato Filippo Nogarin del M5S.
Segno che la misura era ormai colma.
Il significato è inequivocabile. Ciò che si è voluto bocciare non è stata
solamente la gestione Cosimi della Giunta Comunale, ma l'intero gruppo
dirigente del PD cittadino. Tanto è vero che lo stesso candidato Ruggeri,
nonostante avesse cercato di presentarsi come elemento di forte
cambiamento caratterizzando significativamente la propria campagna
elettorale attorno allo slogan "punto e a capo", non ha convinto essendo
stato percepito, anche per i suoi precedenti incarichi alla Direzione del
Partito, nel Consiglio Comunale e in quello Regionale, come altrettanto
responsabile, finendo così per risultare un capro espiatorio dopo che
molti altri avevano rinunciato.
A riprova di tutto ciò c'è il risultato ottenuto dal PD livornese alle
elezioni europee svoltesi al primo turno della stessa tornata elettorale
dove, a differenza delle amministrative, forte è stato l'effetto Renzi.
Risultato che fa dire allo stesso Renzi che "non ci sono più rendite di
posizione" e che "si perde laddove non si è stati capaci di innovare".
E qui viene fuori la prima mistificazione, il primo inganno. Perche Renzi,
che si è presentato come il grande rottamatore, il grande riformatore, si
è comunque mosso, fin dalle sue prime battute, nel quadro di politiche che
con una buona dose di generosità potremmo definire social-liberiste.
Ora se tante sono le cose che possono essere rimproverate alle due giunte
Cosimi, ma anche alle due di Lamberti, non è certo quello di non essersi
fatti portatori anche sul piano locale di queste medesime politiche. Anzi,
ne sono stati i più convinti paladini facendosi vanto di risultare i primi
della classe.
Ebbene. Sono proprio queste politiche che hanno prodotto quella
devastazione economica e sociale della città che abbiamo sotto gli occhi.
Sono proprio le politiche di non intervento nei processi economici che
hanno permesso, senza che si battesse ciglio, la pressoché totale
deindustrializzazione del tessuto economico cittadino.
Sono state le politiche di esternalizzazione e privatizzazione dei servizi
pubblici che hanno portato ad un generale peggioramento della qualità
degli stessi, all'aumento del loro costo per i cittadini, alla crescita
del lavoro precario e, in alcuni casi, anche al peggioramento del
trattamento economico e normativo di chi ci lavora.
E sono state le politiche di favore all'iniziativa privata che hanno
determinato la crisi del piccolo commercio nel centro cittadino e una
grave emergenza abitativa.
Queste politiche hanno fatto fallimento e fanno si che oggi Livorno abbia
un tasso di disoccupazione del 16% - più del doppio del dato Regionale.
Certo, a tutto ciò si è aggiunta, specie con i due mandati di Cosimi, una
buona dose di immobilismo frutto della grave crisi in cui versa il PD,
diviso e lacerato dai potentati economici di cui si compone da sempre (la
Compagnia Portuali, la Porto 2000, le Cooperative, l'USL, le
Fondazioni bancarie e culturali) e da sempre in perenne conflitto tra di
loro.
La crisi economica generale e le politiche di austerità varate da tutti i
governi di coalizione di cui il PD ha fatto e continua a far parte ha
determinato sicuramente tutto il resto, rendendo sempre più difficile la
prosecuzione delle politiche clientelari e di favore con le quali, in
tutti questi anni, è stato costruito e conservato il consenso.
Eppure, negli ultimi anni, erano stati numerosi e inequivocabili i segnali
di una profonda crisi di consenso attorno alle scelte e alle politiche
della Giunta Comunale e del PD.
Tante, infatti, sono state le iniziative di protesta contro il degrado
urbano, la discarica del Limoncino, la costruzione del Rigassificatore, il
progetto del nuovo Ospedale a Montenero, le occupazioni degli immobili
abbandonati da parte dei senza casa, per finire alla recentissima
contestazione, conclusasi proprio sotto le finestre del palazzo Comunale,
dei lavoratori della CTT pesantemente colpiti nei loro salari dal processo
di privatizzazione dell'azienda.
Su tutte queste questioni sono sorti comitati di lotta, movimenti, di cui
anche noi abbiamo fatto parte, e si è svolto addirittura un referendum sul
nuovo Ospedale.
A tutto questo la Giunta Cosimi e tutto il PD hanno risposto con
l'arroganza, la chiusura e la sordità che da sempre lo contraddistinguono.
Queste, a nostro parere, sono le ragioni politiche della sconfitta del PD,
ancor più dell'incompetenza dei singoli amministratori che in alcuni casi
si è potuta riscontrare.
In sostanza il voto di domenica scorsa è stato più un voto contro il PD
che per il M5S.
Il M5S, che al momento del voto non disponeva di un vero e proprio
radicamento sociale, vince con Filippo Nogarin raccogliendo il 25% dei
consensi dell'elettorato che per il 50% si è astenuto non partecipando al
voto. E vince per il sostegno pervenutogli da buona parte della cosiddetta
"Sinistra Radicale" a cominciare da BL di Andrea Raspanti, ma anche da
buona parte della destra. Sostegno che Nogarin non ha voluto
esplicitamente rifiutare per non assumere una posizione "aprioristicamente
ideologica" e che, ne siamo certi, non potrà non pesare.
In realtà definirsi ne di destra, ne di sinistra, così come fa il M5S,
questo si è assolutamente ideologico. In una società divisa in classi dire
da che parte si sta, se dalla parte degli interessi dei lavoratori, degli
oppressi e degli sfruttati, o dalla parte degli interessi dei padroni, dei
capitalisti, non vuol dire fare dell'ideologia, ma definire precisamente
il soggetto sociale con il quale ci riconosciamo e dotarsi
conseguentemente di un programma adatto al compito che ci siamo prefissi.
Per noi è quello di liberare il mondo del lavoro in una società senza
sfruttati ne sfruttatori.
Il compito che il M5S si è dato sembra invece quello di liberarci dalla
"casta", ma non dai suoi burattinai.
Sarà quindi dal programma e ancor più da ciò che riusciranno a realizzare
rispetto all'emergenza lavoro, all'emergenza abitativa, al rilancio del
porto, alla ripubblicizzazione dei servizi e dei cosiddetti "beni comuni",
alle politiche fiscali e tariffarie che sarà possibile valutare
concretamente la reale collocazione del M5S, tenendo comunque presente che
senza una battaglia generale, nazionale, contro il "Patto di Stabilità",
che impedisce ai Comuni di spendere, sarà molto difficile, per chiunque
governi, disporre delle risorse necessarie per fare politiche di sostegno
ai settori sociali più colpiti dalla crisi.
C'è infine da considerare che se da una parte il PD ha perso il suo
Sindaco e ha visto ridursi la sua rappresentanza in Consiglio Comunale,
dall'altra mantiene il controllo in tutti quei potentati economici dai
quali non sarà facile farlo sloggiare.
Ma oltre al PD c'è anche un'altro soggetto politico che con queste
elezioni amministrative deve registrare una sconfitta; la "sinistra
radicale".
Città Diversa di Cannito non ha voluto partecipare alla costruzione di una
lista unitaria della sinistra preferendo riproporre la propria lista, e
una volta terminato il ballottaggio, si è schierata apertamente a sostegno
del M5S.
L'aggregazione di liste di sinistra nata a sostegno della candidatura di
Andrea Raspanti non è riuscita, invece, nonostante la grande novità
costituita da Bongiorno Livorno, a conseguire l'ambizioso obbiettivo che
si era data; portare il PD al ballottaggio.
Era prevedibile? Si perché per raggiungere quell'obbiettivo sarebbero
stati necessari due elementi che sono, invece, totalmente mancati.
Una sola lista veramente unitaria e non quattro liste separate a sostegno
del candidato Sindaco che plasticamente rendevano visibile la divisione e
la frantumazione presente in questo campo.
Un solo programma veramente alternativo a quello del PD che parlasse in
termini chiari decisi e radicali a tutti quei settori sociali che più sono
stati colpiti dalla crisi, dalle politiche liberiste e di austerità. Se
non un vero e proprio programma anticapitalista, almeno un chiaro
programma antiliberista. Perché se non fosse ancora chiaro non si è
alternativi al PD se si è solo contro la discarica del Limoncino, se si è
solo contro il rigassificatore o il nuovo ospedale a Montenero, ma lo si è
se si è capaci di avanzare un piano organico che si contrapponga nel suo
insieme al progetto portato avanti dal PD.
Abbiamo invece assistito ad una corsa forsennata verso il moderatismo e il
genericismo nell'illusione di poter parlare, in questo modo, alla base e
all'elettorato del PD che al contrario, come abbiamo visto, attendeva ben
altro.
Così, non sono serviti i volti giovanili, ne i richiami nostalgici al
vecchio PCI e al mito di Berlinguer.
Noi, dopo un primo impegno per la costruzione di una vera lista unitaria
con le caratteristiche che abbiamo già indicato, non abbiamo partecipato
al cartello delle liste a sostegno di Andrea Raspanti poiché lo abbiamo
ritenuto assolutamente inadeguato sia nella forma che nei contenuti, ne
abbiamo voluto aggiungere un'altra lista, la nostra, alla pletora di liste
già esistenti.
Il quadro che queste elezioni amministrative ed europee ci consegnano è a
nostro avviso preoccupante per le sorti di questa sinistra che rischia di
essere risucchiata dalle forze egemoni del PD da una parte e del M5S
dall'altra. Non dal PD locale attuale, ma da quello renziano che
sicuramente arriverà. Rischio che si farà ancora più forte e concreto con
la riforma elettorale di Renzi-Berlusconi con la soglia di sbarramento
all'8%.
Sia chiaro, anche questa non è una profezia, ma la cronaca di questi
giorni. Basta vedere ciò che sta avvenendo attorno ai tre candidati eletti
al Parlamento europeo con la lista L'Altra Europa con Tsipras.
Noi ci opporremo con tutte le nostre forze a questa deriva consapevoli che
un'alternativa al PD e al suo social-liberismo è tutta da costruire.
Sinistra
Anticapitalista Livorno
giugno 2014