L’intervista
televisiva di Laura Boldrini rilasciata a Fazio durante la trasmissione
“che tempo che fa” evidenzia, per l’ ingenuità e supponenza
dell’intervistata, lo spessore sempre più mediocre che caratterizza le
donne e gli uomini delle istituzioni della Seconda repubblica.
L’On. Boldrini non si accorge che le sue giustificazioni, rispetto
l’iter imposto alla Camera per il Decreto detto IMU-Bankitalia, non
fanno che confermare la correttezza delle accuse portate
dall’opposizione al suo operato.
L’affermazione che, di fronte a due rigidità, quella dell’opposizione e
quella del governo, doveva, lei, fare una scelta, o far pagare agli
italiani l’IMU o non fare decadere il decreto, dimostra la completa
inadeguatezza di questo personaggio.
La signora Boldrini ha candidamente ammesso che si è arrogata di un
ruolo politico che non compete minimamente al Presidente della Camera.
Qualora il decreto non fosse stato convertito in legge le responsabilità
delle conseguenze, infatti, sarebbero tutte ricadute su quelle forze, il
M5S in particolare, che hanno condotto l’ostruzionismo, non certo sul
Presidente della Camera.
Sarebbero stati quindi i “grillini”, e solo loro, a dover rispondere
politicamente agli elettori.
Con questa affermazione, per altro, la Boldrini si rende direttamente
responsabile della seconda parte del decreto che si prefigura come una
vera e propria appropriazione indebita di fondi pubblici, leggi furto, a
scapito dei cittadini e a favore di istituti bancari privati.
Nulla giustifica quindi l’uso della “ghigliottina” alla Camera, procedura inesistente nei regolamenti e mai utilizzata fino ad oggi in questo ramo del parlamento, e quindi l’introduzione di un pericoloso precedente antidemocratico a cui tutte le forze politiche, compreso il PD, si erano opposte fino ad oggi.
Il
decreto “doveva” essere convertito (perché già approvato al Senato e
perché firmato dal convitato di pietra Giorgio Napolitano), afferma la
Boldrini, ed è quello che ha servilmente fatto.
Al Presidente della Camera non passa minimamente per la testa che la
Camera ha una sua autonomia rispetto al Senato e alle altre istituzioni,
compreso il Presidente della Repubblica o il Dott. Ignazio Visco, e che
i Decreti, di cui per altro si fa da decenni uso abnorme e fuori dai
dettati costituzionali (non urgenza, reiterazione, non omogeneità dei
contenuti come in questo caso), possono anche non essere convertiti in
legge.
Evidentemente la Boldrini ha una visione assai riduttiva del dibattito
parlamentare, quasi ludica e teatrale, dove le opposizioni devono far
finta di svolgere il loro ruolo, e …. fermarsi un secondo prima, per non
disturbare la maggioranza e il governo, a cui i Presidenti dei rami del
parlamento, secondo suo particolarissimo parere, devono rispondere
direttamente.
A quando le dimissioni?
ADUSBEF
E FEDERCONSUMATORI PRESENTANO ESPOSTI DENUNCE A 130 PROCURE, CORTE DEI
CONTI, COMMISSIONE UE
ROMA (WSI) – Riceviamo e pubblichiamo un comunicato di Adusbef e
Federconsumatori, che depositeranno un esposto-denuncia lunedì prossimo
3 febbraio a 130 Procure della Repubblica ipotizzando tra gli altri, il
reato di peculato; alla Procura Generale della Corte dei Conti; alla
Commissione Europea.
RIVALUTAZIONE QUOTE BANKITALIA: SU ‘FURTO’ DI 7,5 MILIARDI A FAVORE BANCHE SOCIE, CON TANGIBILE RISCHIO SU ORO E RISERVE, ADUSBEF E FEDERCONSUMATORI PRESENTANO ESPOSTI DENUNCE A 130 PROCURE, CORTE DEI CONTI, COMMISSIONE UE IPOTIZZANDO I REATI DI PECULATO, DANNO ERARIALE ED AIUTI DI STATO MASCHERATI. AD INTESA-S.PAOLO (30,3% QUOTE) – UNICREDIT (20%) 3,5 MLD EURO NETTI.
Il contestato decreto sulla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia, il cui capitale detenuto da banche ed assicurazioni passerà da 156.000 euro a 7,5 miliardi di euro, che oltre a configurare un aiuto di Stato mascherato alle banche socie, potrebbe concretizzare ipotesi delittuose dato il trasferimento forzoso dallo stato patrimoniale di Bankitalia (Ente Pubblico), costretta ad attingere dalle riserve ordinarie e straordinarie (22,6 miliardi di euro al 31.12.2012), per ricapitalizzare le banche socie con un apporto di 7,5 miliardi lordi (6,6 miliardi di euro netti), finirà davanti la Procura Generale della Corte dei Conti per danno erariale,alla Commissione Europea per aiuti di Stato, a 130 Procure della Repubblica con ipotesi di peculato.
La parte del leone per Intesa San Paolo, che detenendo il 30,3 % del capitale di Bankitalia, avrà un gentile regalo di 2 miliardi di euro netti; Unicredit (22%) riceverà un bonifico a spese della collettività, pari 1,452 miliardi; al terzo posto le Assicurazioni Generali con 415 milioni di euro; al quarto la Cassa di Risparmio di Bologna, che avrà un maxi assegno di 409 milioni di euro; al quinto posto l’Inps del collezionista di poltrone Mastrapasqua, che riceverà 330 milioni di euro netti; al sesto la Carige, con 264 milioni; al settimo la Bnl con 184 milioni netti; seguita da Mps (165 milioni); Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli (138,6 milioni); Cassa di Parma e Piacenza con 132 milioni netti; Carifirenze, con 125,4 milioni di euro, tutti al lordo della tassazione pari al 12%,il cui ammontare totale è di 900 milioni di euro.
Senza contare il rischio tangibile che le banche o fondi di investimento italiani ed esteri, che entreranno nella “public company” di una Bankitalia privatizzata dal Governo Letta-Saccomanni, in nettissima controtendenza rispetto alle Banche Centrali di tutta Europa (pubbliche o semipubbliche), acquistando le quote eccedenti il 3% che le vecchie azioniste dovranno dismettere, potranno rivendicare il diritto alle riserve in oro ed in valuta, appostate nel bilancio al 31.12.2012, per la somma di 132,556 miliardi di euro.
Un ulteriore regalo a banche e banchieri azionisti di Bankitalia, è rappresentato dalla pioggia dei dividendi annui, i quali fissati al tasso del 6%, ben 24 volte il tasso di riferimento Bce dello 0,25%, oppure se si preferisce 12 volte in più dei tassi di rendimento dei BTP attorno al 3%, porteranno nei bilanci delle banche socie ben 450 milioni di euro.
Adusbef e Federconsumatori, dopo aver esaminato con i loro migliori legali i profili giuridici e le palesi forzature nel conferimento a banche e soggetti privati del patrimonio pubblico (così come sono configurate ed appostate le riserve straordinarie della Banca d’Italia), raffigurati specie nel papocchio dell’art.6, depositeranno un esposto-denuncia lunedì prossimo 3 febbraio a 130 Procure della Repubblica ipotizzando tra gli altri, il reato di peculato; alla Procura Generale della Corte dei Conti, che dovrà valutare l’ingente danno erariale; alla Commissione Europea, per i lapalissiani aiuti di Stato mascherati alle banche socie, proprio alla vigilia degli stress test europei sulle banche italiane.