SINISTRA CRITICA INVITA A VOTARE SI ALL'ABROGAZIONE DELLA DELIBERA CHE ISTITUISCE LA COSTRUZIONE DEL NUOVO OSPEDALE
Qualsiasi cittadino posto davanti alla scelta fra un ospedale nuovo ed
uno vecchio opterebbe ovviamente per quello nuovo. E questo vale anche
nella nostra città dove fra l'altro siamo in presenza di una
struttura per molti versi datata. Ma se a questa domanda ne
facciamo seguire un'altra e cioè : " vuoi una diminuzione dei
posti letto disponibili per gli abitanti della tua zona?" questa volta
il comune cittadino comincerebbe a manifestare forti dubbi e forse a
non essere più tanto favorevole, specie pensando alle occasioni in cui
un parente o un conoscente che ne aveva necessità ha incontrato
difficoltà ad essere ricoverato in questo o quel reparto per mancanza
appunto di posti letto.
Il progetto del nuovo ospedale infatti prevede una drastica diminuzione
dei posti letto, in una città come Livorno dove negli ultimi vent'anni
questi sono stati all'incirca dimezzati. I fautori del progetto
si affrettano a spiegarci che l'ospedale moderno non deve essere il
luogo dove si cura qualsiasi disturbo, ma un luogo destinato alle
manifestazioni morbose più acute e gravi, dove viene applicato il più
alto livello di tecnologia e dove si rimane degenti il meno possibile.
Viene così da chiedere come saranno coperti gli attuali servizi forniti
dall'ospedale e la risposta è che verrebbero create nuove strutture e
nuovi servizi sul territorio; viene spiegato inoltre che una nuova
organizzazione dell'ospedale basata sulla cosiddetta "intensità di
cure" diminuirà il bisogno di degenza. Conviene quindi cercare di
spiegare bene questi punti:
1) quella di creare a Livorno da un giorno all'altro un ospedale ad
altissimo tasso di tecnologia è un' illusione considerando che da
circa vent'anni la Regione Toscana, alleandosi con le baronie
universitarie, ha operato la scelta di privilegiare i tre centri
ospedalieri di Firenze, Pisa e Siena riversando su queste realtà enormi
flussi di denaro in confronto ai quali quello che è stato destinato
negli stessi anni alla sanità livornese e perfino il budget del nuovo
ospedale appaiono per quello che sono e cioè briciole. A queste
condizioni è prevedibile che il gap fra la realtà ospedaliera di
Pisa e di Livorno non solo rimarrà, ma rischierà di aumentare e che
l'ospedale di Livorno continuerà a fornire assistenza con minor
contenuto tecnologico rispetto a quello di Pisa e per giunta con un
minor numero di posti letto. Non ne potrà derivare che un aumento dele
"fughe" cioè un aumento di quei cittadini livornesi che preferiscono
farsi curare nella città vicina.
2) ci parlano di potenziare i servizi sul territorio, per ridurre la
necessità di rivolgersi all'ospedale, ma i fatti che abbiamo
davanti dicono altro:
a)L'amministrazione regionale precedente, con cui l'attuale rivendica
la piena continuità, ha decretato un aumento dei cosiddetti "massimali"
attribuiti ai medici di base ( i cosiddetti ex mutualisti che,
ricordiamo, sono liberi professionisti convenzionati e non dipendenti).
Questo significa aumentare il numero massimo di persone che può essere
iscritto con ogni singolo medico. Chiunque può capire che così si
aumentano i guadagni di pochi (i cosiddetti massimalisti), si
accrescono le difficoltà di inserimento dei giovani medici, e
soprattutto abbassa il grado di assistenza che i cittadini
possono ricevere sul territorio, altro che politica di potenziamento
dei servizi sul territorio. Non a caso su questo e su altre questioni
la Regione Toscana ha trovato la netta opposizione della CGIL medici e
di altri sindacati dei medici dipendenti pubblici e
l'entusiastica adesione delle organizzazioni dei medici bi base;
b) a livorno negli ultimi venti anni i distretti sanitari che erano ben
10 sono stati progressivamente ridotti a 3 (dicesi tre)! E sempre più
svuotati di funzioni preventive e di efficacia di intervento sanitario.
Anche questo un bell'esempio di potenziamento delle prestazioni
sanitarie sul territorio.
c) allo scopo di coprire parte delle spese del nuovo
ospedale, viene proposta la dismissionedi buona parte del patrimonio
edilizio dove attualmente sono collocate diverse attività territoriali,
un solo esempio, Villa Graziani dove attualmente si fornisce un
servizio di cura e riabilitazione psichiatrica residenziale ad
otto/dieci pazienti. Si pensa di interrompere l'erogazione di questi
servizi territoriali e se no come saranno reperite le nuove sedi?
d)Un'altro argomento che viene addotto per giustificare la diminuzione
dei posti letto è costituito dalla creazione di strutture ed
attività cosiddette intermedie come l' “ospedale di comunità” ed i
“centri di prima cura”. Non ci addentriamo nella caratterizzazione di
questi servizi che di per se potrebbero anche essere positivi, ci basta
rilevare che mentre il progetto del nuovo ospedale è ben definito nei
finanziamenti e nell'architettura, delle suddette strutture esistono
solo vaghe descrizioni mentre ci sarebbe bisogno di inaugurarle,
collaudarle e verificarle nel loro impatto per capire se davvero
permetterebbero nella loro specifica realizzazione e nella specifica
realtà territoriale una reale diminuzione dei posti letto ospedalieri a
disposizione della popolazione.
e) Il modello ospedaliero “dell'intensità di cure” viene proposto
come sistema per eliminare le degenze inutili e quindi diminuire
il bisogno di posti letto. Si tratta di riorganizzare il nosocomio in
maniera tale che non sia più suddiviso in reparti caratterizzati dal
tipo di patologia curata dai vari specialisti ( medicina interna,
pneumologia, chirurgia generale, dermatologia, etc) ma in spazi dove i
pazienti vengono suddivisi per grado più o meno elevato di cure di cui
hanno bisogno. In particolare sono previsti tre livelli di intensità:
Le cure intensive dove confluirebbero UTIC, rianimazione e parte della
medicina d'urgenza , la media intensità e la bassa intensità. Nei due
ultimi livelli, dove convergeranno pazienti internistici,
chirurgici, neurologici, nefrologici etc non è più prevista la
presenza fissa dei medici ma solo di personale infermieristico; i
medici costituirebbero una presenza temporanea e sarebbero considerati
come consulenti che arriverebbero, svolgerebbero i loro accertamenti e
le loro pratiche terapeutiche e poi si sposterebbero a svolgere altre
mansioni negli ambulatori, e in altre strutture. Sugli infermieri
e sul restante personale rimarrebbe il peso dell’assistenza del malato,
cui si chiede una capacità di seguire malati con patologie diversissime
fra loro (dall’ortopedia alla chirurgia addominale o urologica,
situazioni che necessitano non a caso quelle che si chiamano cure
specialistiche) . Questo schema, al di là di dove sarà collocato il
nuovo ospedale, è quello che si sta già realizzando adesso,con la
sparizione di specialistiche e il loro accorpamento in macro
medicine e macro chirurgie. Il modello per intensità di cura nasce dal
cosiddetto «sistema Toyota», e si tratta praticamente di una filiera
terapeutica sul modello della filiera produttiva. Il primo a trasferire
il modello Toyota nella sanità è stato il Virginia Mason Clinic di
Seattle negli Stati Uniti d'America. Un modello adatto alla sanità
privata americana, ma che successivamente è stato applicato anche nel
Regno Unito dove esiste un sistema sanitario nazionale per tutti simile
al nostro, e da dove giungono notizie che parlano di ospedali che
stanno abbandonando il modello. La prima regione dove è stato applicato
in Italia è la Lombardia dove è in vigore un sistema misto
pubblico-privato. In Toscana è già stato applicato nel nuovo ospedale
della Versilia, ma anche lì lo si sta abbandonando. Attualmente
non esistono ancora prove di efficacia del modello di intensità di
cure. Questo dovrebbe far riflettere coloro che con sicurezza (oseremmo
dire sicumera) si battono per la sua realizzazione; a
fronte infatti esistono altre esperienze di provata
efficacia quali le Unità Coronariche, le Stroke Unit e le Unità
Geriatriche per Acuti (UGA). In un incontro di qualche mese fa, a
Lecco, su temi analoghi, in particolare sulla questione dell’intensità
di cura e della complessità dell’assistenza, è emerso fra l'altro
che: " ...dobbiamo mettere in comune le esperienze fino ad oggi avviate
e sottoporle a “critica”; * non dobbiamo immaginare che esista un
modello univoco, una soluzione uguale per tutti. Ogni realtà deve
trovare la sua ipotesi “su misura”, tenendo conto di una molteplicità
di fattori (configurazione della struttura, storia, numero degli
operatori, cultura professionale…); * dobbiamo trovare soluzioni
semplici ed efficaci al grande problema della perdita del legame tra
specialità medica e “spazio fisico” dedicato;* dobbiamo trovare
indicatori per misurare la “bontà” di questi
modelli;..."
In questo prospettiva è facile aspettarsi che l'intensità di cura alla
livornese si possa ridursi ad un modo per risparmiare e fare cassa a
scapito dei livelli occupazionali degli operatori, con aumento del
carico di lavoro per quelli che restano e soprattutto a detrimento
della qualità e quantità di assistenza fornita agli utenti. Non è un
caso che diverse organizzazioni sindacali sia dei medici che degli
infermieri si siano dette contrarie al progetto di trasformazione
illustrato dalla direzione dell'ASL n. 6.
Ma vi sono altre considerazioni di ordine economico, amministrativo e politico che vanno aggiunte:
La scelta del modello di sanità ospedaliera e territoriale è stata
calata dall'alto con assoluta mancanza di partecipazione dei cittadini
alle scelte di programmazione (gli incontri con la cittadinanza, sono
successivi agli accordi di programma firmati tra i vari enti e
soprattutto alla delibera regionale).
Manca un’analisi basata su di un serio studio epidiemologico
dello stato di salute nella provincia di Livorno : quali son le
patologie più diffuse?, quali le previsioni riapetto il quadro
nazionale? Di fronte ad un ambiente altamente inquinato come quello
della nostra provincia, come si strutturano la prevenzione e le
necessità di cura? Prima di qualsiasi intervento sulla sanità,
dovrebbero essere analizzate queste questioni.
manca un valido progetto di sviluppo della sanità livornese (o meglio
il progetto c'è : ospedale per intensità di cura, presidio livornese
ridotto a poco più di un poliambulatorio, apertura ai privati, tagli
all'assistenza territoriale; ma di questo certo non si parla con la
popolazione).
Nessuno è a conoscenza dell'esatto destino della restante area del vecchio ospedale. C'è qualche
collegamento con il finanziamento che i privati, non pensiamo per puro
spirito civico, hanno promesso? Si sa infatti che parte del
finanziamento dovrebbe arrivare da privati, ma non si capisce in cambio
di cosa.
Due padiglioni del vecchio ospedale ( che ricordiamo sono considerati
non recuperabili per il soggiorno di pazienti, con camerate
troppo grandi , difficoltà di riscaldamento e manutenzione etc)
verranno trasformate in RSA per trasferirci gli ospiti del
vecchio Pascoli che verrà buttato giù per far spazio al nuovo
ospedale. Per gli anziani dunque possono andare bene i vecchi
padiglioni?, Faranno camerate di 6 letti, con un bagno ogni 25 ospiti?
Questo la dice lunga anche sul livello di assistenza che questi
amministratori prospettano per gli anziani o almeno per quelli meno
abbienti.
Se mai il nuovo oaspedale sara edificato dove proposto dalla delibera
vi sarà lo stravolgimento di una viabilità già mal
progettata e la cementificazione di un'area già destinata a parco.
Tutto ciò richiama altre grosse contraddizioni: la giunta dice che un
ospedale deve stare fuori dalla città, perchè l'aria è meno inquinata.
L'istituto Pascoli invece con i suoi "vecchi" può stare in mezzo
alla città tanto quest'ultimi ce n'hanno per poco. Si finisce poi
col citare in vari volantini pro ospedale situazioni
(tipo bergamo) nelle quali l'ospedale costruito in periferia è stato
piano piano inglobato dalle costruzioni...
Si pensi poi alla prova di abilità nella gestione dei lavori pubblici
che hanno dimostrato questi amministratori per esempio nella
ristrutturazione dell'acquario durata più di un decennio, nei lavori di
preservazione della rotonda d'ardenza ed infine nei lavori di
riqualificazione dei quartieri nord il cui ritardo e l'irrisorietà dei
risultati finora ottenuti sono sotto gli occhi di tutti. Con questi
precedenti nessuno può prevedere cosa può succedere della già malmessa
sanità livornese. Infine ci sia consentito esprimere i nostri dubbi
sulla capacità dell'amministrazione livornese di gestire l'enorme giro
di soldi previsto per l'ospedale e per la nuova viabilità visti gli
esempi ed anche recenti di scandali e mala gestione che hanno
interessato il nostro territorio a partire dagli appalti per i lampioni
del lungomare ad arrivare all'acquario che è stato inaugurato e poi
richiuso.
Per tutte queste ragioni SINISTRA CRITICA LIVORNO invita i cittadini, i lavoratori, i pensionati a votare SI
alla abrogazione della delibera del nuovo ospedale e non
tanto per la sua localizzazione che comunque ci appare inadeguata e
bizzarra, ma piuttosto per tutte le ragioni sopra esposte poichè questo
pregetto penalizzerà ulteriormente la sanità territoriale e in realtà
non permetterà lo sviluppo di quella ospedaliera, peggiorando infine il
servizio sanitario pubblico nella nostra zona e favorendo le
fughe verso altre aziende sanitarie e forse ancora peggio verso il
privato almeno per chi se lo potrà permettere.
19 novembre 2010 SINISTRA CRITICA LIVORNO