pubblichiamo un articolo di Patrick Martin membro del ICFI
un'organizzazione internazionale che spesso ha posizioni diverse dalle
nostre. In questo caso l'analisi proposta presenta spunti interessanti
Washington mette in scena la retorica antirussa
di Patrick Martin
19 Agosto 2008
Malgrado la firma di un accordo di cessate il fuoco con la Georgia
da parte del presidente russo Dimitri Medvedev ed assicurazioni ripetute che
le forze militari russe comincerebbero il ritiro dalla maggior parte del territorio
georgiano già da lunedì, l' amministrazione Bush ed i media americani
hanno intensificato la loro campagna di propaganda anti-Russa, mirante
a generare un atmosfera di crisi sia in Europa che negli USA.
La
segretaria di stato Condoleezza Rice è arrivata nella notte di lunedì a
Bruxelles per una conferenza dei ministri degli esteri della NATO
indetta per l'indomani, allo scopo fare pressioni, insieme ad alcuni
paesi dell'ex blocco sovietico, perché ci sia una presa di posizione
ufficiale contro la Russia.
Dopo questa riunione, Rice
proseguirà per Varsavia per firmare un accordo fra gli Stati
Uniti e la Polonia in seguito al quale sistemi antimissile degli
Stati Uniti e truppe americane saranno schierati nel paese
baltico. L'amministrazione Bush spiega ufficialmente l'accordo
come diretto contro l'Iran, ma, si capisce bene che l'obiettivo reale è
la Russia, come del resto ammesso apertamente da funzionari
polacchi.
In giro per l'Europa la Rice va dichiarando che " l'azione militare russa contro la Georgia è stata un gioco molto pericoloso che forse i russi vorranno riconsiderare". Evocando la retorica
della guerra fredda, ha detto che gli Stati Uniti e gli alleati NATO non permetteranno che
la Russia disegni una nuova ” cortina di ferro “ attraverso l' Europa.
Nella
conferenza stampa tenuta nel suo ranch nel Texas insieme alla Rice
prima della sua partenza, il presidente Bush ha formulato le sue
osservazioni più provocatorie dall'inizio della crisi. Pur definendo
l'accordo di cessate il fuoco un " passo verso la speranza", si è semplicemente rifiutato di prendere in considerazione i sentimentidei dei popoli di Abkhazia e di Ossetia del sud,
i due piccoli territori che sono stati
di
fatto indipendenti dalla Georgia per più di una decade e che si
oppongono strenuamente al ripristino della sovranità Georgiana. "La posizione russa circa il fatto che l' Abkhazia e l'Ossetia del sud non possono far parte in futuro della Georgia" Egli ha detto "non
può nemmeno per un istante essere oggetto di dibattito, è infatti
chiaro alla comunità internazionale che i due territori fanno parte
integrante della Georgia e gli Stati Uniti riconoscono pienamente
questa realtà".
Lo stesso era vero per la condizione del
Kosovo come componente della Serbia e tuttavia il governo degli Stati
Uniti e l'Unione Europea hanno sorvolato su tali considerazioni
accettando la dichiarazione unilaterale di indipendenza del
regime fantoccio del Kosovo all'inizio di quest'anno, nonostante le
vivissime proteste di Serbia e Russia.
Ma
il battage propagandistico scatenato nei confronti dell'opinione
pubblica statunitense continua sui media americani. Domenica e lunedì
erano pieni di notizie che riferivano di un approfondimento e di
un'espansione del controllo militare russo su diverse zone della
Georgia in spregio dell'accordo di cessate il fuoco che impone
alle truppe russe di ritirarsi entro i confini
di Abkhazia e Ossetia del sud.
Ma
la situazione reale sul territorio è molto più complessa dell'immagine
presentata sugli schermi della televisione degli Stati Uniti. Vi sono
indicazioni che la maggior parte delle truppe russe ha lasciato
Gori la città della Georgia centrale che ha fatto da
base nell'attacco delle forze georgiane all' Ossetia del sud del
7 ed 8 agosto che ha innescato la crisi. Il network ABC riferisce
lunedì sul suo sito: " Un'indicazione
che alcuni russi potrebbero essersi ritirati è data dal fatto che un
baracamento dell'esercito georgiano a Gori che domenica era pieno di
soldati russi oggi appare quasi deserto con l'eccezione di un unico
carrarmato di guardia"
Alcuni
carrarmati hanno lasciato Gori in direzione di Tbilisi, la capitale
georgiana, per poi arrestarsi davanti ad un semplice sbarramento di
automobili della polizia georgiana e virare verso nord imboccando una
carrozzabile che potrebbe riportarli sul versante russo del Caucaso.
Sembra d'altronde che le truppe russe stiano sistematicamente
distruggendo l'infrastruttura militare georgiana nelle zone sotto il
loro controllo, come preparazione al loro ritiro come riconosciuto da
fonti militari georgiane. Nella città occupata di Senaki, vicino all'
Abkhazia, le forze russe avrebbero fatto saltare la pista d'atterraggio
usando le munizioni georgiane catturate. Le agenzie di stampa statali
russe riferiscono che piccoli convogli di carri armati di 5, 10 unità
si stanno dirigendo verso nord attraverso il traforo di Roki che
collega la capitale dell'Ossetia del sud Tskhinvali con la
vicina Ossetia del nord, repubblica autonoma della Federazione Russa.
Gli ufficiali russi vanno riaffermando i piani di ritiro. Il capo di
stato maggiore del contimgente russo, Gen. Anatoly Nogovitsyn, ha
detto, durante una conferenza stampa lunedì, che il ritiro del
contingente di pace e dei rinforzi russi è iniziato come stabilito
dall'accordo di cessate il fuoco. Il ministro degli esteri francese
Bernard Kouchner che ha accompagnato il presidente Nicolas Sarkozy nel
suo viaggio fra Mosca e Tbilisi che ha ottenuto il cessate il fuoco ha
affermato lunedì a Parigi " sembra di verificare l'inizio del ritiro russo".
Il
senatore Joseph Biden, il democratico che presiede la commissione
esteri del senato, rientrato lunedì da un viaggio di fine settimana in
Georgia durante il quale ha incontrato il presidente Mikheil
Saakashvili ed altri alti dirigenti georgiani facendo eco alla campagna
di demonizzazione della russie imbastita dall'amministrazione Bush e
comportandosi di fatto come portavoce di Obama ha dichiarato: " le azioni Russe in Georgia avranno delle conseguenze".
Egli ha richiesto 1 miliardo di dollari di aiuti di emergenza
degli Stati Uniti di alla Georgia, aggiungendo: “ Ho lasciato il paese convinto che l'invasione
della Georgia può essere uno degli eventi più significativi
in Europa dalla conclusione di comunismo. ”
Ampi resoconti degli eventi che hanno portato alla esplosione de 7 e 8 agosto sono stati pubblicati su Washington
Post , the New York Times , e the Wall
Street Journal.
Tutti concordano su quanto affermato dalla'amministrazione Bush e cioè
che i responsabili della politica estera americana erano all'oscuro dei
piani di attacco georgiani all'Ossetia del sud e quando l'attacco è
avvenuto hanno tentato di dissuadere Saakashvili dal suo chiaro intento
di provocare un confronto armato con la Russia. Un tema costante di
questi articoli come della propaganda di Bush, è che nessuno dovrebbe
puntare il dito su Saakashvili come guerrafondaio in quanto la
Russia è colpevole di una "risposta sproporzionata”.
Saakashvili
ha dichiaratamente ordinato alle truppe georgiane conquistare Ossetia
del sud, scatenando un attacco d'artigleria che comprendeva il
lancio di missili di grandi dimensioni su Tshkinvali, una città di
10.000 abitanti. Il contrattacco russo ha rapidamente respinto le forze
georgiane e le truppe russe si sono mosse sia da Ossetia del sud
che da Abkhazia per distruggere le
principali basi militari georgiane vicine.
L'accusa di "uso sproporzionato della forza"
è stata invocata dalla Rice, da Bush e da altri rappresentanti della
struttura militare americana. Veramente una formulazione notevole se si
pensa che proviene da un governo che si è impegnato regolarmente nella
distruzione manu militari di paesi piccoli ed indifesi.
L'imperialismo americano si è esercitato nell' "uso sproporzionato della forza" una dietro l'altra nelle seguenti occasioni, solo per citare le più importanti:
* 1983: Le forze armate degli Stati Uniti (popolazione 280
milioni) hanno invaso l'isola della Granada (popolazione 80.000),
per rovesciare il governo di un nuovo movimento nazionalista "Joya".
*
1984-87: Il governo degli Stati Uniti ha finanziato e armato i "contra"
le forze guerrigliere che attacavano il Nicaragua, nell'ambito di una
campagna volta a rappresentare la piccola repubblica
centro-americana (popolazione 4 milioni) come la testa di
ponte di un'aggressione Sovietica contro l'intero emisfero occidentale.
*
1989: Sotto il padre di George Bush gli Stati Uniti invasero
Panama (popolazione 2.2 milioni) per rovesciare ed arrestare
l'allora presidente, il generale Manuel Noriega, per molto
tempo collaboratore della CIA e che era caduto in disgrazia
agli occhi di Washington.
* 1991: Gli Stati Uniti scatenarono un attacco in forze per evaquare le truppe
irachene che erano entrate dal sud del paese nel Kuwait, ; iniziò così una decade
di sanzioni intercalate da attacchi aerei sul territorio iracheno.
*
1992-1993: Sotto Bush senior e quindi il suo successore democratico
Bill Clinton, gli Stati Uniti hanno schierato migliaia di marines in
Somalia (popolazione 3 milioni), con la pretesa di combattere la
carestia, in realtà per perseguire i loro interessi geopolitici
degli nello strategico Corno d'Africa.
*
1995-1999: Gli Stati Uniti sono intervenuti ripetutamente nella
ex-Iugoslavia , in primo luogo in Bosnia, quindi in Kosovo.
Nell'ambito di questi interventi il presidente Clinton ha ordinato il
bombardamento intensivo per più di dieci settimane a danno della
Serbia che non possedeva un' aeronautica militare ed aveva difese
aeree irrisorie .
*
Nel medio oriente la politica americana per decadi ha sostenuto lo
Stato d'Israele la cui strategia militare contro il popolo palestinese
e gli stati arabi vicini è la definizione stessa di "uso sproporzionato della forza".
Nel 2006 Israele ha risposto ad una schermaglia di frontiera con la
milizia di Hezbollah invadendo il Libano del sud e bombardando gran
parte del paese per due mesi, spargendo centinaia di migliaia di
mine e di bombe nell'intento di rendere la regione inabitable.
* La guerra in Irak scagliata nel 2003 non può essere definita “risposta sproporzionata” soltanto perché non era una risposta a nulla, ma piuttosto un atto unilaterale
di aggressione militare contro un paese che ha non avuto niente a che fare
con gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001, attacchi spessoutilizzati come pretesto
per l'invasione e l'occupazione di altri paesi.
La
guerra in Irak è scaturita dalla più ampia strategia militare delineata
dall'amministrazione Bush nel settembre 2002, proprio quando lo stesso
Bush e Cheney suonavano le trombe di guerra contro l'Irak. In
quell'occasione fu forgiata quella che può dirsi l'estrema conseguenza
della “risposta sproporzionata” e cioè la teria della guerra preventiva.
Secondo
il National Security Strategy document, elaborato dal Pentagono e dalla
Casa Bianca, a nessuno stato sarà permesso di sfidare la
supremazia militare degli Stati Uniti d'America nel 21° secolo; di
conseguenza il governo americano si serntirà autorizzato a scaternare
una guerra al solo scopo di prevenire l'insorgere di una tale
possibilità. Il documento chiamava gli USA a consolidare un potere
militare così sovrastante da
"collocarsi oltre ogni sfida" e da " dissuadere ogni futura competizione" ed aggiungeva minaccioamente che qualora una simile evenienza si fosse presentata : " noi non esiteremo ad agire da soli, se necessario, per esercitare il diritto all'auto-difesa anche agendo preventivamente".
Lo stesso documento è stato aggiornato nel 2006 quando l'amministrazione Bush dichiarò che secondo " i consolidati principi di autodifesa " gli Stati Uniti " non
escludono l'uso della forza prima della messa in atto dell'attacco
anche quando risultasse incerto il tempo ed il luogo dell'azione nemica
". In altre parole la cosiddetta autodifesa non necessita di
alcun attacco agli USA e nemmeno della prova che un tale attacco sia
stato programmato. Questo linguaggio è stato accompagnato da minacce
più o meno generalizzate contro l'Iran, la maggior parte dei paesi del
medio oriente, l' Afghanistan, il Venezuela, l'intera America
Latina, la Russia e la Cina: praticamente verso la metà della
popolazione del globo terrestre!
Questo temerario programma di
aggressione verso la maggior parte del mondo delineato
dall'amministrazione Bush è stato ampiamente sostenuto dai Democratici
in Parlamento nonchè dal candidato presidenziale democratico Barak
Obama la cui principale critica della guerra in Irak è che ha
deviato gli Stati Uniti dallo schierare le forze militari americane
contro altri obiettivi potenziali.
Per quanto siano
scioviniste e reazionarie la politica e le mire del regime di Mosca,
l'intervento russo in Georgia paragonato al dilagante militarismo
americano, è in proporzione un affare in scala ridotta: Circa 15.000
soldati schierati per una settimana e che già cominciano a
ritirarsi. Nel frattempo, i mezzi di comunicazione americani
segnalano a mala pena il tributo quotidiano di morte inflitto da più di
200.000 militari degli Stati Uniti e degli alleati schierati in
Afghanistan da quasi sette anni ed in Irak DA più di cinque.