6/8/09 di
ALEXANDRA OLSON e MORGAN LEE Giornalisti dell'Associated Press
TEGUCIGALPA,
Honduras. Il presidente honduregno Manuel Zelaya è stato cacciato con
un colpo di stato militare per aver tradito la sua propria casta: una
piccola cricca di famiglie che domina l'economia del paese. Ed ra
queste stesse famiglie costituiscono il più grande ostacolo al
suo ritorno sostenuto dagli Stati Uniti.
Altre oligarchie in tutta
l'America latina guardano con molta attenzione a questa situazione di
stallo mentre disegnano le loro strategie per combattere altri
presidenti democraticamente eletti che hanno messo alle corde le classi
più abbienti e spinto per una più uniforme distribuzione della
ricchezza, come ad esempio il venezuelano Hugo Chavez.
Washington ha
evitato il governo ad inerim allo scopo di non legittimarlo, ma sta
facendo pressioni sui più importanti uomini d'affari nel tentativo di
risolvere la crisi. Questo è un chiaro riconoscimento dell'enorme
influenza che queste elites esercitano sulla nazione.
I
banchieri, gli industriali, i grandi proprietari alberghieri ed i
baroni dei media hanno risposto con un misto di attonito stupore e
rabbia, molti di loro sono incapaci di comprendere come gli stati
uniti - nelle cui università si sono formati, con i quali
intessono continui legami d'affari e dove spendono i loro soldi -
possano sostenere un presidente che loro vedono come un
agente di Chavez.
Adolfo
Facusse la cui famiglia ha interessi nell'editoria e
nell'industria tessile ha dichiarato che Zelaya è cresciuto nel
suo stesso ambiente e che da presidente lo ha invitato nei suoi viaggi
a Taiwn e negli Stati Uniti. Ma ha anche aggiunto che il rifiuto del
governo di sovvenzionare la sua azienda nel mezzo della crisi lo
ha costretto alla chiusura di una fabbrica tessile. In un'intervista
all'interno della sua casa preidiata come un fortino, con una Giaguar e
due mega suv in garge, Facusse parla ancora di Zelaya come
di un amico. "Noi non consideriamo questa situazione come una lotta
contro Zelaya" dice Facusse un allegro signore in jeans e folta barba "
Mel Zelaya è uno di noi solo che la situazione gli è sfuggita di
mano. La gente pensa che egli sia uno strumento di Chavez e che la
lotta vera sia contro quest'ultimo". Facusse che è il presidente della
confindustria honduregna ed è lauraeato al Massachusset Institute of
Tecnology, è abituato a farsi ascoltare dai presidenti: suo cugino
l'editore Carlos Flores Facusse è stato presidente dell'Honduras dal 1998 al 2002.
Egli
glissa sulla sospensione degli aiuti americani allo sviluppo che
ammontano a milioni di dollari e dice di avere molti dubbi circa
un reale eventualità che gli Stati Uniti impongano delle sanzioni
commerciali. L'atteggiamento diffuso nell'oligarchia è "...e
allora" e comunque a novembre ci saranno nuove elezioni.
La
comunità internazionale è preoccupata che la mancata reintegrazione
nlle sue funzioni del presidente Zelaya costituisca un precedente. Heather Berkman,
esperto per il Centro America del gruppo Eurasia, dice che le
oligarchie degli altri paesi latino americani potrebbero sentirsi
incoraggiati a rovesciare i leader eletti che rappresentano il
nuovo corso in quella parte del mondo. " Zelaya ha fatto oscillare la
barca" dice " e questa gente lo ha fatto cadere fuori".
È
stato proprio l'Honduras ad ispirare l'allocuzione "repubblica
delle banane" quando le pintagioni di frutta, caffé e tabacco i
proprieta statunitense dominavano il paese. I capitalisti autoctoni che
allora agivano come intermediari delle compagnie statunitensi
come ad sempio la Standard Fruits, in seguito hanno differenziato i
loro investimenti in settori in rapida crescita come la finanza, il
turismo, il tessile, le costruzioni e l'elettricità.
Manuel
Zelaya, figlio di un latifondista nonchè magnate del commercio
del legname, faceva parte di questa oligarchia. Ma mano a mano che la
sua presidenza è andata avanti è andato sempre più allo scontro con
la classe degli imprenditori. I leaders delle grandi
aziende non gli hanno mai perdonato di avere imposto per legge un
aumento del 60% del salario minimo nel mezzo della crisi. Zelaya si è
anche rifiutato di sottoporre il bilancio preventivo al parlamento
alimentando la paura che il governo del paese fosse sottoposto al
capriccio del presidente. L'anno scorso, dopo essersi lamentato dello
scarso aiuto degli Stati Uniti per il sovvenzionamento dei
programmi di progresso social, si è pubblicamente allineato con Chavez.
Amilcar Bulnes, presidente del busines council privato più importante
del paese, dichiara che lui ed i suoi amici hanno messo in
guardia Zelaya dall'entrare nella sfera di inflenza di Chavez: "
gli abbiamo detto di non fare quelle cose e lui ci ha ignorato. Negli
ultimi giorni si era completamente appiattito sul socialismo in stile
venezuelano. Chavez aveva raggiunto il suo scopo, aveva
l'Honduras in bocca come un gatto che ha catturato il topo".
Victor
Meza, ministro dell'interno con Zelaya, riconosce che il
presidente ha sbagliato i suoi calcoli. Egli ha dichiarato: "
l'impressione che ha colpito la classe politica tradizionale e gli
uomini d'affari più conservatori del paese è che Zelaya aveva
imboccato una pericolosa curva a sinistra e che i loro interessi
erano in pericolo. Abbiamo sottocvalutato il conservatorismo della
classe politica honduregna e della leadership militare."
Quando
Zelaya ha indetto un referendum per il 28 giugno 2009 chiededo agli
elettori di appoggiare un'assemblea costituente gli oppositori lo hanno
accusato di tentare di abolire i limiti cronologici della presidnza e
di prolungare il suo potere proprio come Chavez in Venezuela.
Zelaya ha negato e Meza ha confermato che non voleva
l'elezione immediata anche se sperava di preparare il terreno per
il ritorno alla prsidnza nel 2012.
Zelaya gode tuttora di un grande
seguito in Honduras, specialmente all'interno della classe
operaia.Giovdì migliaia di suoi sostenitori hanno marciato da tutte l
cuittà el paese in direzione di Tegucigalpa
e San Pedro Sula dove pensano di convergere lunedì per chiedere
il ritorno del loro prsidente. Anche se qualche lavoratore appar
pessimista : " non possiamo andare contro i padroni, sono loro che ci
danno il lavoro".