Pubblichiamo di seguito un articolo dell'associated press, una agenzia di stampa statunitense che certo non è famosa per il suo anticapitalismo. E tuttavia i due inviati sono costretti a constatare come sia stato il conflitto di classe  a determinare gli avvenimenti  che hanno portato all'odioso putch militare, oltre a spiegare come in america latina sia in atto uno scontro di classe che va al di là dei confini nazionali. Dalla conclusione dell'articolo si può anche intuire  come possa essere ostacolato il cammino verso la vittoria dalla mancanza di una completa presa di coscienza da parte dei lavoratori.


Il Golpe in Honduras mette a nudo il potere di una elite affaristica che si è sentita tradita da un suo membro
6/8/09        di 
TEGUCIGALPA, Honduras. Il presidente honduregno Manuel Zelaya è stato cacciato con un colpo di stato militare per aver tradito la sua propria casta: una piccola cricca di famiglie che domina l'economia del paese.  Ed ra  queste stesse famiglie costituiscono il più grande ostacolo al suo ritorno sostenuto dagli Stati Uniti.
Altre oligarchie in tutta l'America latina guardano con molta attenzione a questa situazione di stallo mentre disegnano le loro strategie per combattere altri presidenti democraticamente eletti che hanno messo alle corde le classi più abbienti e spinto per una più uniforme distribuzione della ricchezza, come ad esempio il venezuelano Hugo Chavez.
Washington ha evitato il governo ad inerim allo scopo di non legittimarlo, ma sta facendo pressioni sui più importanti uomini d'affari nel tentativo di risolvere la crisi. Questo è un chiaro riconoscimento dell'enorme   influenza che queste elites esercitano sulla nazione.
I banchieri, gli industriali, i grandi proprietari alberghieri ed i baroni dei media hanno risposto con un misto di attonito stupore e  rabbia, molti di loro sono incapaci di comprendere come gli stati uniti -  nelle cui università  si sono formati, con i quali intessono continui legami d'affari e  dove spendono i loro soldi - possano  sostenere un presidente  che loro vedono come un agente di Chavez.
Adolfo Facusse  la cui famiglia ha interessi nell'editoria e nell'industria tessile ha dichiarato che  Zelaya è cresciuto nel suo stesso ambiente e che da presidente lo ha invitato nei suoi viaggi a Taiwn e negli Stati Uniti. Ma ha anche aggiunto che il rifiuto del governo di  sovvenzionare la sua azienda nel mezzo della crisi lo ha costretto alla chiusura di una fabbrica tessile. In un'intervista all'interno della sua casa preidiata come un fortino, con una Giaguar e due  mega suv in garge,  Facusse parla ancora di Zelaya come di un amico. "Noi non consideriamo questa situazione come una lotta contro Zelaya" dice Facusse un allegro signore in jeans e folta barba " Mel Zelaya è uno di noi  solo che la situazione gli è sfuggita di mano. La gente pensa che egli sia uno strumento di Chavez e che la lotta vera sia contro quest'ultimo". Facusse che è il presidente della confindustria honduregna ed è lauraeato al Massachusset Institute of Tecnology, è abituato a farsi ascoltare dai presidenti: suo cugino  l'editore  Carlos Flores Facusse è stato presidente dell'Honduras dal 1998 al 2002.
Egli glissa sulla sospensione  degli aiuti americani allo sviluppo che ammontano a milioni di dollari e  dice di avere molti dubbi circa un reale eventualità che gli  Stati Uniti impongano delle sanzioni commerciali. L'atteggiamento diffuso nell'oligarchia è  "...e allora" e comunque a novembre ci saranno nuove elezioni.
La comunità internazionale è preoccupata che la mancata reintegrazione nlle sue funzioni del presidente Zelaya costituisca un precedente. Heather Berkman, esperto per il Centro America del gruppo Eurasia, dice che le oligarchie degli altri paesi latino americani potrebbero sentirsi incoraggiati a rovesciare  i leader eletti che rappresentano il nuovo corso in quella parte del mondo. " Zelaya ha fatto oscillare la barca" dice " e questa gente lo ha fatto cadere fuori".
È  stato proprio l'Honduras ad ispirare  l'allocuzione "repubblica delle banane" quando le pintagioni di frutta, caffé  e tabacco i proprieta statunitense dominavano il paese. I capitalisti autoctoni che allora agivano come intermediari delle   compagnie statunitensi come ad sempio la Standard Fruits, in seguito hanno differenziato i loro investimenti in settori in rapida crescita come la finanza, il turismo,  il tessile, le costruzioni e l'elettricità.
Manuel Zelaya, figlio di un  latifondista nonchè magnate del commercio del legname, faceva parte di questa oligarchia. Ma mano a mano che la sua presidenza è andata avanti è andato sempre più allo scontro con  la classe degli imprenditori.  I leaders delle grandi aziende non gli hanno mai perdonato di avere imposto per legge un aumento del 60% del salario minimo nel mezzo della crisi. Zelaya si è anche rifiutato di sottoporre il bilancio preventivo al parlamento alimentando la paura che il governo del paese fosse sottoposto  al capriccio del presidente. L'anno scorso, dopo essersi lamentato dello scarso aiuto degli Stati Uniti per il sovvenzionamento dei  programmi di progresso social, si è pubblicamente allineato con Chavez. Amilcar Bulnes, presidente del busines council privato più importante del paese,  dichiara che lui ed i suoi amici hanno messo in guardia  Zelaya dall'entrare nella sfera di inflenza di Chavez: " gli abbiamo detto di non fare quelle cose e lui ci ha ignorato. Negli ultimi giorni si era completamente appiattito sul socialismo in stile venezuelano.  Chavez aveva raggiunto il suo scopo, aveva l'Honduras in bocca  come un gatto che ha catturato il topo".
Victor Meza, ministro dell'interno con Zelaya, riconosce che il presidente ha sbagliato i suoi calcoli. Egli ha dichiarato: " l'impressione che ha colpito la classe politica tradizionale e gli uomini d'affari più conservatori del paese  è che Zelaya aveva  imboccato una pericolosa curva a sinistra e che i loro interessi erano in pericolo. Abbiamo sottocvalutato il conservatorismo della classe politica honduregna e della leadership militare."
Quando Zelaya ha indetto un referendum per il 28 giugno 2009 chiededo agli elettori di appoggiare un'assemblea costituente gli oppositori lo hanno accusato di tentare di abolire i limiti cronologici della presidnza e di prolungare il suo potere proprio come Chavez in Venezuela.  Zelaya ha negato e Meza  ha confermato che non voleva l'elezione immediata anche se sperava  di preparare il terreno per il ritorno alla prsidnza nel 2012.
Zelaya gode tuttora di un grande seguito in Honduras, specialmente all'interno della classe operaia.Giovdì migliaia di suoi sostenitori hanno marciato da tutte l cuittà el paese in direzione di Tegucigalpa e San Pedro Sula dove pensano di convergere lunedì per chiedere  il ritorno del loro prsidente. Anche se qualche lavoratore appar pessimista : " non possiamo andare contro i padroni, sono loro che ci danno il lavoro".