Mentre l'ENI si attiva con grande impegno a smantellare la produzione di raffinazione nel nostro paese,
senza alcun piano alternativo capace di garantire occupazione e bonifiche degli stabilimenti, il nostro
governo opera servilmente per garantire gli interessi internazionali della multinazionale dell'energia italiana.
Poco importa se questo obbliga Renzi e i suoi ministri a dover trattare con la peggior feccia esistente nel mondo,
tra cui il dittatore del Kazakhstan Nazarbayev, caro amico di Berlusconi e mandante del rapimento, avvenuto
con la collaborazione dello stato italiano (e del ministro Angelino Alfano), della moglie e della figlia
dell'oppositore kazako Ablyazov.
L'attivismo di questi mesi del governo Renzi nei confronti del dittatore Kazako, con viaggi diplomatici e
accordi più o meno segreti, è facilmente spiegabile.
L'ENI ha grandi interessi nel Kazakhstan dove è attiva nei due maggiori siti petroliferi nel Mar Caspio
(Karachaganak e Kashagan, il giacimento più grande mai scoperto negli ultimi 30 anni) ma anche dove ha,
in questo momento, grosse difficoltà tecniche e politiche con relativi contenziosi.
A Kashagan è stata infatti interrotta l'estrazione a causa di diverse perdite nell’oleodotto e difficoltà nelle riparazioni.
E' in questo quadro che si inserisce la proposta del Ministro degli Affari esteri, Federica Mogherini, e del Ministro
della Difesa, Roberta Pinotti, approvata all'ultimo Consiglio dei Ministri, di un disegno di legge che ratifica
l’esecuzione dell’Accordo fra l’Italia ed il Kazakhstan sulla cooperazione militare del 2012.
Un accordo tra le Forze armate dei due Paesi che mira in realtà a difendere e garantire gli interessi dell'ENI
e dell'industria bellica italiana.
La cooperazione si svolgerà nei seguenti campi: politica di difesa; istruzione in campo militare; importazione,
esportazione di armamenti e materiale militare, ecc.
Appare evidente che questo accordo risulta essere una contropartita rispetto le attuali difficoltà dell'ENI con Nazarbayev.
Ma evidentemente ai "democratici" del PD poco interessa che il Kazakhstan sia retto da una feroce dittatura
- uno stato di polizia corrotto e controllato direttamente da Nazarbayev - che non solo imprigiona qualsiasi voce
libera del paese (blogger e giornalisti) ma si è resa responsabile in questi anni di una ferocissima repressione
nei confronti dei lavoratori del petrolio e dei loro rappresentanti sindacali, sottoposti a minacce, arresti arbitrari,
negazione del diritto di difesa.
E' inoltre utile ricordare che n el 2011 si è svolto un vero e proprio massacro con circa 200 manifestanti uccisi
durante una manifestazione pacifica.
Per questo condanniamo non solo il regime criminale di Nazarbayev e delle sue cricche oligarchiche,
ma anche il governo Renzi che si rende complice di un simile dittatore, mettendosi al soldo dell'ENI e dei suoi
interessi, in nome di presunti interessi nazionali.