LACRIME DI COCCODRILLO
Sono quelle di chi
invia telegrammi di solidarietà alle famiglie dei lavoratori asfissiati
nella vasca di depurazione a Mineo, in Sicilia.
Forse avranno lo
stesso privilegio i parenti degli altri quattro caduti ieri sul fronte della
guerra sociale che si combatte ogni giorno, rispettivamente a
Nuoro, Alessandria, Modena e Imperia.
La decisione dell'Ue
di portare l'orario di lavoro "possibile" fino a 65 ore alla
settimana, la mattanza individuata nella "clinica"
privata Santa Rita di
Milano ( e forse in altre del sistema sanitario lombardo) e
l'omicidio collettivo dei sei lavoratori siciliani sono
dimensioni di una realtà che è quella segnata dalla logica del profitto senza
mediazioni, rivendicata da Marcegallia e compari senza più freni inibitori,
trasformata in virtù' dell'impresa capitalistica da tutti i suoi
cantor i- da Ichino a tutti i
mezzi di comunicazione - subita da un sindacato confederale collaborazionista,
complice e ridotto al balbettio di fonte a questa catastrofica
realtà.
E chissà cosa ne
pensa l'inguardabile Brunetta a caccia di "lavativi" a 900
euro al mese da stanare
dalle "paludi" del lavoro pubblico, visto che quattro delle
vittime di Mineo erano
dipendenti comunali.
Nel frattempo i cocci
di una ex sinistra radicale sono impegnatissimi ad accapigliarsi in
tante discussioni congressuali che non cambieranno nulla
della loro vocazione alla più stupida subalternità' nei confronti del Partito
democratico di Veltroni, Rutelli e Colannino.
Occorre reagire.
Ciascuno come può, ma occorre reagire.
Sarebbe necessario
uno Sciopero generale vero, subito per dire no a qualunque ipotesi di
modifica peggiorativa del Testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro
recentemente approvato.
Occorrerebbe uno
sciopero generale per bloccare la nuova "onda" concertativa della
"riforma della contrattazione" a cui di accingono Cgil Cisl Uil e Ugl
con padroni e Governo Berlusconi.
Occorrerebbe uno
Sciopero generale che rimetta al centro
dell'attenzione di
questo paese una grande battaglia per il salario, la scala mobile, il
lavoro stabile, la fine della precarietà e la ricostruzione di uno
stato sociale degno di questo nome, solo antidoto al dilagare
di xenofobia e razzismi.
Occorrerebbe in una
parola la ripresa di un grande movimento sociale di lavoratori e
lavoratrici autoctoni e migranti contro le politiche neoliberiste che li
hanno massacrati, per riaprire una prospettiva di emancipazione e
riscatto del lavoro salariato e subalterno in tutte le sue forme.
Occorrerebbe.
Occorre.
E quindi bisogna praticare tutto ciò che può andare in quella direzione
dalla fermata sul lavoro di mezz'ora all'assemblea volante con i propri
compagni di lavoro, dal presidio di delegati Rsu alla presa di
posizione di strutture sindacali, sindacati di base, pezzi della sinistra
sindacale nella Cgil, nella Fiom ,ovunque collocati, fino all'utilizzo
della "pausa caffè'" per discutere con gli altri come noi di questa strage
e non solo di Italia-Romania o dell'ultimo episodio di cronaca nera.
Riprendiamo a
mobilitarci e a lottare, ciascuno con i mezzi di cui dispone, cercando di
metterli insieme e di farli pesare.
Per quanto riguarda
l'impegno di Sinistra Critica, quanto è accaduto non può che
rafforzare la nostra determinazione a lanciare la CAMPAGNA DI MASSA
PER IL SALARIO anche attraverso lo strumento di una
legge di iniziativa popolare, da portare ovunque, per rimettere al
centro dell'attenzione dell'opinione pubblica di questo paese la sofferenza
sociale del lavoro salariato ma anche le risposte collettive possibili
ad essa.