Per il 25 aprile la direzione della UNICOOP Tirreno ha annunciato che i suoi supermercati staranno aperti per garantirsi un sabato di "entrate".
Una decisione evidentemente concordata con i sindacati confederali.
Dobbiamo meravigliarci che una delle realtà economiche formalmente più legate con l'esperienza resistenziale antifascista del nostro paese rinunci a festeggiare e ricordare la giornata simbolo dell'Italia repubblicana e democratica?
Non facciamo troppo gli ingenui.
Le Coop da decenni hanno rotto con la propria origine "proletaria" trasformandosi in uno degli strumenti più potenti di penetrazione dei valori borghesi e liberisti all'interno del movimento dei lavoratori, arrivando ad essere sempre in prima fila nel sostenere le peggiori politiche di attacco ai diritti, ai salari, ai valori di solidarietà tipici della tradizione operaia e popolare.
In nome del mercato e del consumismo già da anni "si sono mangiati" la storia e i valori non solo della sinistra ma anche della Resistenza.
La Lega delle Cooperative è infatti diventata da tempo una componente fondamentale del nuovo blocco di potere reazionario che fa capo al PD.
Come non ricordare che il ministro del lavoro Poletti, quello delle documentate presenze alle cene di "mafia capitale" e fascisti vari e dell'invito a mandare i giovani a scaricare cassette durante l'estate, proviene proprio dai vertici del mondo cooperativo.
La decisione della UNICOOP Tirreno di far lavorare i suoi dipendenti (bisognosi di salario) anche il 25 aprile per permettere ai suoi soci consumatori di sfogare le proprie frustrazioni nel modo più alienante, è quindi solo un aspetto, neppure tanto eclatante, del degrado culturale e politico che caratterizza il ceto politico, imprenditoriale e sindacale del centrosinistra, ormai completamente subordinato alla logica dei profitti e privo di ogni principio.
Non solo a Livorno.
Non a caso il 1 primo maggio si inaugurerà l'Expo 2015 (di cui la COOP non è solo sponsor ma uno dei partner principali) dedicato all'alimentazione e tale evento sarà garantito da migliaia di giovani i quali lavoreranno come "volontari", cioè gratuitamente, con il consenso di tutti i sindacati confederali regionali che hanno stipulato già dal 2013 un accordo con la EXPO spa, incuranti dei contratti vigenti e della stessa Costituzione (art.36).
Ma non basta.
Il giorno dell'inaugurazione di questa infame fiera pubblicitaria delle multinazionali agroalimentari, si obbligheranno i lavoratori della Scala a lavorare e a mettere in scena la Turandot.
E alla volontà dei lavoratori e delle lavoratrici di rispettare la propria festa, Renzi ha minacciato sanzioni e repressione.
Anche questo senza che ci sia da parte dei sindacati confederali, purtroppo neppure da parte della nostra CGIL, alcuna reazione.
Per questo motivo riteniamo che dichiarazioni generiche di indignazione contro l'apertura il 25 aprile, pur importanti, non possano bastare.
Richiediamo invece che tutte le organizzazioni democratiche, sociali e politiche, a partire dall'ANPI, dalle RSU della categoria debbano chiedere con gran forza ai sindacati democratici che facciano tutte le pressioni possibile verso la COOP perché sia onorata la scadenza del 25 aprile, valutando anche la possibilità di indire uno sciopero per il 25 aprile in tutti i settori delle distribuzione.
Non dobbiamo aver paura che a causa della crisi e del bisogno da parte dei lavoratori e delle lavoratrici tale iniziativa possa non avere seguito e non riuscire.
70 anni fa le scelte che inizialmente pochi fecero furono le basi della successiva ondata di protagonismo popolare democratico e progressista.
E questo può essere un modo per onorare il nostro 25 aprile e la sua essenza antifascista e antirazzista, senza quella retorica che da troppo caratterizza questa giornata tra sindaci-vescovi-generali-fanfare.