Abbiamo pensato che potesse essere interessante proporre la traduzione di questo articolo di un compagno sudafricano. Si tratta  del un punto di vista sulla guerra in Ucraina elaborato in un paese dell’Africa, continente nel quale le colpe dei paesi occidentali non sono certo leggere.

La differenza fra neutralità e non-

allineamento

Di William Shoki

Pubblicato su Amandla il 3 maggio 2022

Traduzione di Lillo Cannarozzo

La guerra della Russia contro l’Ucraina ha suscitato un vasto numero di appelli alla de-escalation e a trovare una soluzione diplomatica. Tuttora ( al 2 maggio) diversi Paesi in tutto il mondo esitano a condannare l’aggressione di Putin o a contribuire agli sforzi dei Paesi “occidentali” finalizzati a distogliere Mosca dalla sua azione (principalmente attraverso sanzioni o attraverso la fornitura di armi all’Ucraina).

Il più concreto punto di riferimento per i paesi africani è rappresentato dalla risoluzione delle Nazioni Unite ES-11/1 votata dall’assemblea generale una settimana dopo l’invasione. Fra i paesi africani il risultato ha registrato un voto contrario, 17 astenuti e 7 assenti.

In Sudafrica il governo ha sollecitato “ tutti i cittadini a non schierarsi nel conflitto fra Russia e Ucraina perché questo andrebbe contro i nostri principi” A tale presa di posizione hanno fatto eco numerosi altri paesi dell'Africa e della maggior parte  del “sud del mondo”. E qui sorge la questione: la neutralità è la stessa cosa del non allineamento?


La responsabilità della guerra

Per prima cosa guardiamo alle due parti per tentare una opportuna distribuzione delle responsabilità.

Vale la pena di ripetere ancora una volta che i paesi occidentali si sono sottratti all’impegno di scogliere la NATO, un'organizzazione che nel XXI secolo non ha nessuna credibile ragione di essere. Inoltre essi hanno avanzato aperture circa l’inclusione dell’Ucraina nella NATO senza alcun vero e proprio impegno e hanno riattizzato la guerra fredda contro Cina e Russia per riguadagnare il terreno perduto. In sintesi si sono caricati di notevoli colpe.

Ma c’è differenza fra contestualizzare la decisione russa e giustificare moralmente l’invasione. Una parte ha invaso un paese sovrano e sottoposto la sue popolazione a una insensata brutalità. Putin non era assolutamente costretto in un angolo e questa massiccia invasione non era l’unica scelta praticabile. E come molti analisti pensavano fino al 24 febbraio, perfino da un calcolo fatto a favore dell’interesse russo, la guerra risultava come l’opzione peggiore.

Quale che sia il razionale dell’invasione di Putin, avventurismo imperialista, competizione da grande potenza con l'Occidente, consolidamento della propria autocrazia e soppressione della democrazia interna, essa non può trovare alcuna giustificazione. Pertanto non ci può essere alcuna equidistanza moralmente sostenibile, quando si tratta di fare pressioni per una soluzione del conflitto. Ogni sincero impegno in tal senso deve iniziare con il riconoscere irrevocabilmente la colpa della Russia.

La “neutralità” antioccidentale

Ahimè, sarebbe ingenuo concepire l'ordine internazionale degli stati-nazione come un ambiente affidabile e leale. In realtà l’esitazione dei paesi del sud del mondo  ad abbracciare l’improvvisa propensione delle potenze occidentali a denunciare le guerre ingiuste discende dalla ben sedimentata storia dell'occidente di intraprendere esso stesso guerre ingiuste. L'atteggiamento di gran parte dei paesi del sud del mondo, laddove gli interventi militari deleteri dell’occidente
(specie degli Stati Uniti) sono diventati ormai da tempo un’abitudine, è il seguente : ”da che pulpito viene la predica!”.

E proprio il sentimento antioccidentale  sta dietro alla “neutralità” espressa dalla maggior parte dei governi del sud del mondo. Come ha sintetizzato David Adler su The Guardian

(questa) guerra “ha portato allo scoperto una frattura fra il Nord e il Sud, fra le nazioni cosiddette sviluppate e quelle cosiddette in via di sviluppo. E nel rivelare questa faglia tettonica la carta geografica potrà dirci cose importanti sulla geopolitica dell’era multipolare in cui stiamo entrando”. Se questo è vero, allora siamo avvisati che la “neutralità” è solo una chimera: i paesi che ora rifiutano di schierarsi, semplicemente non lo stanno ancora facendo. Stanno semplicemente nascondendo le loro puntate, sperando in un sistema mondiale multipolare che si sposti a favore della Cina e della Russia. Sono stanchi di un mondo dominato dall'occidente.

Neutralità non è uguale a Non-Allineamento

C'è una netta differenza cioè fra tra il non-allineamento come atteggiamento diffuso nel momento culmine del movimento anticolonialista e la neutralità paticata oggi tra le rovine prodotte dal neoliberismo. Il Non-Allineamento era collegato a più vasti progetti di emancipazione come la liberazione nazionale e il socialismo. Il suo obbiettivo era rimodellare il mondo in un ordine post-imperiale. Il primo leader post-coloniale del Ghana, Kwame Nkrumah, lo ha espresso molto bene quando ha dichiarato: ”Noi non guardiamo né a est, né a ovest, noi guardiamo avanti”. L’orizzonte di emancipazione che rese possibile il Non-Allineamento nel corso del XX secolo è ormai sbiadito. Il conflitto fra Stati in Europa ora sospinge il mondo in una nuova guerra fredda.

Putin con altri oligarchi russi, fra cui Roman Abramovich. La Federazione Russa è uno stato capitalista oligarchico dove la Chiesa Ortodossa Russa è un’importante fonte di potere. L’attuale governo  abbraccia valori nazionalisti e reazionari.

Inoltre, a differenza della guerra fredda del passato, quella di oggi è molto meno motivata da un confronto fra ideologie inerenti l’organizzazione di base della società, essa è generata piuttosto dall’incapacità di tutte le élite a esercitare la leadership morale e intellettuale necessaria oggi per prefigurare il destino dell’umanità di fronte alle multiple crisi che sta vivendo, prima fra tutte l’imminente catastrofe ambientale.

La congiuntura è squallida, alla “fine della storia” è arduo prevedere quello che arriverà, o perfino se qualcosa arriverà. Quello che è sicuro è che la classe lavoratrice e i ceti meno abbienti sopportano il peso più duro della guerra: in questo momento in Ucraina e in Russia, successivamente nel resto del mondo, poiché l’interruzione della produzione alimenta le impennate dei prezzi dei carburanti e delle materie prime. Questo è il problema con cui le élite mondiali dovranno inevitabilmente confrontarsi: puoi anche partecipare al conflitto per distrarre le masse dal declino socio economico, ma così le condizioni di declino verranno ancora di più alla ribalta.

Gli stati africani e quelli del resto del sud del mondo, potranno anche implicitamente spalleggiare la Russia, ma le azioni russe avranno conseguenze a cascata che si dimostreranno contrarie ai loro interessi.

Pur non trovandoci in una situazione rivoluzionaria, siamo testimoni di un tempo in cui il capitalismo si sta dimostrando una forma di vita non praticabile, una condizione che questa guerra renderà ancora più estrema. Come si suol dire niente è più ingovernabile di uomini e donne affamati/e. Come Nkrumah ha sempre detto: “ Quando l’elefante e il bufalo lottano è l'erba a essere calpestata”.

Il Non-Allineamento quindi non significa indifferenza. Significa solidarietà con coloro che soffrono di più per la guerra e lotta contro la guerra che genera sofferenza per i più. L’unica guerra che vale la pena intraprendere è la guerra di classe.

William Shoki è uno scrittore membro del Collettivo Amandla nonché dello staff del premio letterario Africa Is A Country..

I membri della Quarta Internazionale in Sudafrica partecipano al Collettivo Amandla.