Dichiarazione apparsa sul sito del Nouveau Parti Anticapitaliste il 1° agosto 2023


Colpo di stato in Niger: ancora uno schiaffo all’imperialismo francese in Africa


Domenica 30 luglio, davanti all'ambasciata francese a Niamey, capitale del Paese, si è svolta una manifestazione a sostegno del colpo di stato militare che mercoledì 26 luglio ha rovesciato il presidente del Niger, Mohamed Bazoum. La dimostrazione era convocata, fra gli altri, dal movimento civile M62, creato nell'agosto 2022, contro il dispiegamento di truppe francesi nel Paese e contro gli abusi dell'esercito nigerino, ma oggi favorevole ai soldati golpisti. I manifestanti hanno scandito slogan che chiedevano il ritiro delle truppe francesi dal Niger.


Lo stesso del colpo di stato che aveva rovesciato il leader amico della Francia, Emmanuel Macron ha convocato un’importante riunione del Consiglio di difesa, per avvertire che la Francia "risponderà immediatamente e senza compromessi" affermando che: "Il presidente della Repubblica francese non tollererà alcun attacco contro la Francia e i suoi interessi”.


Dal canto loro, i vertici della Comunità Economica degli Stati dell'Africa Occidentale (ECOWAS) hanno reagito mettendo in atto un blocco economico del Niger del quale a farne le spese sarà, come sempre, popolazione e ingiungendo alla nuova giunta militare di ripristinare l’ordine costituzionale entro una settimana , non escludendo l’"uso della forza" in caso di inadempienza. Anche l'Unione Europea ha annunciato sanzioni.


La spacconata di Macron non può nascondere il fatto che questo colpo di stato e questa manifestazione popolare costituiscono un nuovo affronto all'imperialismo francese nel Sahel e in Africa. Dopo i colpi di stato in Mali e Burkina Faso, l'esercito francese, schierato in questi diversi paesi nell'ambito dell'operazione Barkhane, ha dovuto ritirarsi in Niger e Ciad. Nel paese sono presenti circa 1.500 soldati francesi, oltre a diversi droni da combattimento Reaper ultra sofisticati e aerei Mirage. Un nuovo compromesso militare era stato messo in campo dopo lo smacco del Mali: le truppe francesi sarebbero rimaste nel paese "in collaborazione" con l'esercito nigerino e teoricamente sotto il comando di Niamey.


Il Niger è anche uno dei maggiori produttori di uranio al mondo. È il secondo maggior fornitore della Francia, dopo il Kazakistan. Dopo aver esaurito la miniera di Arlit, Orano (ex-Areva) sta ora dirigendo la propria attenzione al sito di Imouraren. La Francia è inoltre molto coinvolta nel Paese tramite l'Agenzia francese per lo sviluppo (AFD), che nel 2022 ha investito circa cento milioni di euro per progetti di costruzione.


La stampa borghese francese ha parecchio sottolineato la presenza di bandiere russe nella manifestazione davanti all'ambasciata francese a Niamey. Tuttavia, come dichiarano molti osservatori, non ci sono evidenze della presenza della longa manus di Mosca in questa situazione. Oltretutto la Russia è uno degli Stati che, insieme all'Unione Europea e all'Onu, ha condannato la presa di potere da parte dei militari. In realtà, questo putsch si presenta in questa pruima fase come un’azione corporativista: i militari agiscono nel proprio interesse. Il presidente della Repubblica, Mohamed Bazoum, stava cercando da diversi mesi di riformare lo stato maggiore. Al momento di sostituire il capo di stato maggiore della guardia presidenziale, i soldati lo hanno rovesciato.


Ma soprattutto la manifestazione davanti all'ambasciata francese a Niamey dimostra il crescente rifiuto dell'imperialismo francese in Africa. Macron, i leader europei e quelli dell'ECOWAS, che si proclamano araldi della democrazia, hanno inviato, come mediatore con i golpisti, il dittatore ciadiano Idriss Déby, lui stesso a capo di una giunta militare che si è arrogato pieni poteri alla morte del padre con la benedizione di Macron. Dal 2013, e dall'inizio delle operazioni Serval, Epervier e Barkhane, con il presunto scopo di combattere i gruppi jihadisti, la presenza militare francese è servita solo a rafforzare i regimi autoritari e militarizzare la regione. Oggi più che mai, dobbiamo chiedere il ritiro delle truppe francesi dal Sahel e dal resto del mondo.

Aurelien Perenna

Traduzione di Lillo Cannarozzo