Il dibattito che è nato dopo il tentativo da parte della CLC di ribadire il proprio diritto al pieno possesso dell'area degli "Orti urbani" di via Goito con il sostanziale consenso dell'Amministrazione comunale, è un interessante esempio dell'impotenza in cui si dibatte la politica locale.
Ci sembra che In nome del rispetto della legalità si tende a dimenticare la vera finalità dell'agire politico, che non consiste nell'amministrazione burocratica del reale, ma nel prefigurare una alternativa al di là di leggi, leggine, norme, piani urbanistici e amenità simili.
Negli anni di grande avanzata democratica che hanno caratterizzato il passato del nostro paese abbiamo assistito al contrario ad un fenomeno in cui una diffusa illegalità e un generale rifiuto di riconoscere norme inadeguate e superate ha creato non solo un nuovo quadro politico, ma soprattutto un nuovo senso comune.
Una nuova sensibilità, accompagnata da pratiche sovversive, che solo successivamente è stata riconosciuta ed assorbita dalle istituzioni con nuove legislazioni.
In politica quindi l'illegalità, il rifiuto di leggi che non corrispondono più ai livelli di coscienza generali, se espressione di bisogni e desideri di larghi settori di popolazione, ha un valore fondante.
Riteniamo sia una strada sterile e illusoria la discussione se è giusto garantire il diritto di edificare alla CLC rifacendosi ad una costituzione che ormai da decenni è carta straccia e che fin da quando è nata è stata solo uno strumento funzionale agli interessi delle classi dominati, come lo è aggrapparsi alle contraddizioni e ai cavilli delle norme urbanistiche vigenti, per altro approccio pericoloso in quanto interno ad una concezione di urbanistica contrattata.
Ribadiamo al contrario che non riconosciamo alcun diritto di edificare a nessuno, come non riconosciamo la legittimità di concedere questa possibilità a dei privati da parte di una amministrazione comunale che ha condotto la sua campagna elettorale e ha raccolto voti anche sul tema del "zero consumo di suolo".
Ribadiamo quindi che "la nostra vita vale di più dei loro profitti" e riteniamo necessario in questa fase l'organizzazione e il coordinamento di qualsiasi forma di disobbedienza civile di fronte alle istituzioni, ai loro regolamenti tossici, alle loro politiche antidemocratiche.
Abbiamo bisogno di nuovi processi costituenti e del diritto di autodeterminazione e di autogestione democratica.
E il dovere di disobbedire a direttive antidemocratiche funzionali agli interessi delle élite al potere deve essere fatto proprio, quindi, anche e soprattutto da chi si è proposto come alternativa di governo al PD e al vecchio blocco di potere cittadino.