Cari amministratori così ci giochiamo una virtù cardinale
PARDO FORNACIARI Correva
la seconda metà degli anni Settanta del secolo passato, erano i tempi
del settimanale satirico Il Male: il compagno Cautela, del servizio
d’ordine del Pci di Livorno si prese una bella menzione, perché era
riuscito ad identificare non meno di alcuni milioni di potenziali
provocatori tra i comunisti sfilati per 28 ore alla manifestazione
finale della festa dell’Unità. Così, dalle colonne dell’Unità - ossia
del falso del Male - invitava alla Prudenza. Poi venne Occhetto e lo
scioglimento del corpo del più solido partito dell’Occidente, che
qualcuno (c’ero anch’io!) provò a rifondare; iniziavan gli anni Novanta.
Sulla
delusione storica del compagno Cautela scrissi un blues dal vago sapore
antipartito. Pubblicato sul Vernacoliere mi costò quasi una seconda
espulsione, dopo quella del marzo 1969 per attività frazionista. Mi
salvò il senso di Giustizia del Partito, sapientemente orientato dal
segretario Bertinotti, uomo dotato di grande autoironia, come ebbe a
dimostrare nel pellegrinaggio sul Monte Athos, dove non si mangiano
uova, poiché escono dalle galline, ossia da un sesso femminile,
pericoloso quanto quello di donna, di per sé attentato e tentazione
perenne alla nostra maschile Temperanza, virtù che ciascun livornese,
come è noto, predilige e pratica. Ecco, Tommaso Campanella
riapparendo in un improbabile futuro nella Città del Sole da lui
vagheggiata, com’è Livorno da maggio ad ottobre (specialmente a Castel
Sonnino) avrebbe a gioire di come son praticate Prudenza Giustizia e
Temperanza: solo tre delle quattro virtù cardinali. La quarta no. Già,
perché la quarta è la Fortezza. Infatti è inagibile, è in abbandono, in
deterioramento continuo. Per Giustizia sarà bene segnalare che
è chiusa solo per chi non la usa come rimessa, o come sostituto del
parché dell’Hotel Palazzo per farci una festa. Non è chiusa però per
tutti quelli che, snobbando la Prudenza di certi uffici, con coraggio
ogni tanto la occupano, la Fortezza: l’edificio costruito per scopi
militari vien reso così alla pace dell’uso culturale e ricreativo.
Tommaso Campanella ne gioirebbe, e con lui Tommaso Moro e tutti gli
utopisti loderebbero chi mostra tanto coraggio. Sicuramente maggiore di
quello che vide alti funzionari dell’Amministrazione farsi beffe del
Consiglio comunale azzeccando garbugli per tirar in lungo la
ristrutturazione del Teatro Goldoni, che fu fatta durare oltre un
decennio, chissà perché... Ero al liceo, un professore di
matematica e fisica, lo Stura, criticava lo stanziamento di un miliardo
di lire di 50 anni fa per attrezzare la Fortezza: avrebbe preferito un
Museo della Scienza, e vaticinava che il parco pubblico sarebbe finito
tra erbacce e cacche di cani. Lo so che certe cose avrei
dovuto dirle con un po’ più di Temperanza, ma da intemperante non
vedo motivi validi per cambiare d’abito all’alba della terza età.
Sposare la Prudenza da vecchio? E il senso di Giustizia che t’ha
animato da giovane? La Fortezza non se ne avvantaggerebbe. |