martedì 1 dicembre 2009
Articolo di Elena Zolo sull'Assemblea del popolo sardo
Articolo di Elena Zolo sull'Assemblea del popolo sardo Sassari 30 novembre 2009
Quanto
è avvenuto oggi nel corso della così detta “Assemblea del Popolo
Sardo”, promossa da Cgil, Cisl e Uil è estremamente grave. I fatti
odierni impongono importanti riflessioni sull’idea di democrazia, sulla
idea stessa di sindacato a partire dal ruolo stesso che il sindacato
deve avere. Quel che è successo oggi è grave perché chi l’ha
organizzata ha dimenticato i lavoratori, che non hanno potuto portare
il proprio contributo al dibattito ed è grave perché al termine della
assemblea è stato distribuito un documento (preconfezionato) anche a
nome della Cgil con contenuti mai discussi e approvati in nessun
organismo della Cgil e nemmeno fatto votare nella cosi detta “Assemblea
del popolo sardo”. L’assemblea è stata organizzata da Cgil, Cisl e Uil
con interventi blindati. Hanno potuto parlare l’Assessore Regionale al
Lavoro (Cappellacci era assente a causa della febbre), i presidenti
delle associazioni datoriali, i rappresentanti della chiesa, del
volontariato, della stampa.., ma i promotori non hanno previsto nessuno
intervento dei lavoratori. Con il passare delle ore questa grave
esclusione ha fatto montare la rabbia dei lavoratori, quelli della
Eurallumina, presenti in tuta da lavoro e casco, hanno chiesto di fare
intervenire un loro portavoce e sentendosi negare questa possibilità
hanno fortemente manifestato il proprio disappunto. La presidente
dell’assemblea ha dichiarato che siccome non sono solo i lavoratori
della Eurallumina ad avere problemi ma anche quelli di Porto Torres, di
Ottana, della Alcoa, ecc. non avrebbe parlato nessun lavoratore e si
sarebbe proceduto come programmato. Solo a fine assemblea, in seguito
alle sempre più rumorose proteste e manifestazioni di vera indignazione
di tanti, è stato consentito ad un lavoratore della Alcoa di parlare, a
nome di tutti i lavoratori in lotta, per un paio di minuti. Sarebbe
stato invece opportuno, in un momento difficile come quello attuale,
consentire ai lavoratori di parlare e ascoltare le loro testimonianze,
i problemi, le difficoltà, le proposte e anche le eventuali critiche.
Nelle conclusioni si è detto che quella di oggi è stata una grande
assemblea di popolo ... ma dove era il popolo? Popolo in quella
assemblea ce ne era pochissimo e quel poco che c’era non poteva
esprimersi. Le tute e i caschi apparivano come elemento decorativo e
non erano affatto al centro di quella assemblea del popolo sardo che
dalla crisi avrebbe dovuto trarre ispirazione. Il documento, che è
stato distribuito ma non votato dai presenti, contiene analisi e
proposte non solo mai discusse e approvate, ma addirittura, in molti
casi, contrastate sino ad oggi dalla Cgil. In primis il federalismo e
il federalismo fiscale. Dice il documento: “L’autonomia in questo
mutato quadro va quindi ripensata e la specialità ridefinita in senso
federalista” e ancora: “A otto anni dalla modifica del titolo V della
Costituzione e dopo l’approvazione delle norme sul federalismo fiscale,
appare non più procrastinabile la revisione dello Statuto Speciale
della Regione sarda… L’attuazione del federalismo interno in Sardegna,
anche con il trasferimento di risorse, poteri, funzioni agli enti
locali, e la costruzione di una nuova Regione, è –tra l’altro-
condizione fondamentale sia per la riscrittura dello Statuto, sia per
dare efficacia ed efficienza all’azione di governo, sia per garantire
un’adeguata competitività all’intero sistema economico regionale”. Ma
da quando la Cgil è favorevole alla riforma in senso federalista? Da
quando anche per la Cgil sono le diversità a contare e dividere? Non
sono invece i temi dell’uguaglianza sociale anche in termini
solidaristici alla base delle scelte politiche e sindacali della nostra
organizzazione? E non si dovrebbe partire da questi valori per
affrontare seriamente la questione sarda e la questione Sardegna? La
questione del lavoro, dell’economia, ma anche della storia, della
cultura del popolo sardo non la si può affrontare senza un vero
coinvolgimento, senza una vera partecipazione di massa. La Cgil deve
ridiventare una grande organizzazione di massa, realmente
rappresentativa e democratica. La Cgil deve ridiventare
l’organizzazione dei cittadini, delle donne, degli uomini, dei
migranti, ridiventare l’organizzazione di quei lavoratori che
stamattina non ha fatto parlare. Un sindacato realmente di
rappresentanza e realmente democratico non può prescindere dai
rappresentati.
Elena Zolo Rete 28 Aprile Sardegna