Il perché di questo contributo
le
proposte che seguono e che Sinistra Critica propone alla città in
occasione delle elezioni amministrative, sono il frutto della
riflessione e dell’esperienza professionale, sindacale, istituzionale ,
politica e di lavoro nei movimenti dei compagni e delle compagne
iscritte e simpatizzanti.
Siamo
convinti che le risposte ai bisogni dei lavoratori migranti e
“indigeni”, dei precari, dei giovani , delle donne e degli uomini di
questa città non potranno che arrivare dal loro protagonismo.
In
questi ultimi anni infatti, chi si è opposto alle politiche
delle amministrazioni uscenti - Lamberti e Cosimi - e al netto
peggioramento della qualità della vita di questo territorio?
Sono
stati i movimenti e i comitati ambientali e sul territorio,
l’associazionismo slegato alle logiche di potere, i sindacati di base e
i settori non concertativi della CGIL, il movimento legato agli spazi
sociali per il diritto alla casa e per i diritti dei migranti, settori
giovanili e studenteschi..
Noi
come soggetto politico abbiamo cercato di esserci e costruire insieme a
loro mobilitazione e lotte, anche cercando di utilizzare al meglio la
nostra presenza istituzionale.
Su
questo terreno abbiamo ritenuto importante l’esperienza di
opposizione a sinistra costruita negli ultimi anni, un’ esperienza che
ha visto insieme Sinistra Critica, Verdi, Città Diversa, Rifondazione
Comunista. Ci è quindi sembrato normale riproporre questa esperienza
alla città e al voto.
Rifondazione
ha preferito un altro percorso, cercando un’alleanza con il
centrosinistra e poi non riuscendoci, alleandosi con i comunisti
italiani che sono stati sostenitori di tutte le scelte della giunta
uscente.
Noi
pensiamo che la Sinistra, per costruirsi, debba essere per prima
cosa coerente e che quindi non sia possibile alcun accordo con il
centrosinistra ne qui, ne a livello regionale, ne a livello nazionale.
Per questi motivi, ci siamo alleati con Verdi e Città Diversa e per questo sosteniamo Marco Cannito alla carica di Sindaco.
Per rispondere alla crisi,
RIVOLUZIONIAMO LA SOCIETA’
La
risposta alla crisi, vista la sua complessità , non può essere caricata
solo sulle istituzioni locali. Di fronte ai guai e ai danni del
liberismo, è necessaria una risposta pubblica qualificata e
partecipata, certamente diversa da quella data fino ad oggi.
Un
intervento pubblico massiccio, con piani per la costruzione di case
popolari, ristrutturazione di scuole e ospedali, sviluppo del trasporto
pubblico e delle energie rinnovabili, riassetto idro-geologico del
territorio; esattamente l’opposto di Tav, energia nucleare e
speculazione edilizia proposte dal governo.
Lo
stato deve intervenire per la nazionalizzazione di banche e imprese che
non garantiscono il mantenimento dell’occupazione e/o il salario, da
realizzarsi sotto controllo dei lavoratori e degli utenti, con
l'obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle masse popolari,
non di salvaguardare i profitti e i mega stipendi dei manager.
Va
creato un fondo di intervento per le situazioni di crisi lavorativa,
non a carico della collettività, ma drenando almeno una parte dei
profitti che, negli ultimi anni le imprese, le assicurazioni e le
banche, hanno fatto a scapito dei lavoratori e delle lavoratori, dei
piccoli risparmiatori…
Insieme
dobbiamo fare una battaglia per l’aumento di stipendi e pensioni e
proporre un salario sociale per i disoccupati e i precari di almeno
1000 euro (limite minimo anche per Cig e mobilità). Queste misure si
possono coprire economicamente con la cancellazione della riduzione del
cuneo fiscale a imprese , banche e assicurazioni e con la tassazione
delle rendite finanziarie.
RIVOLUZIONIAMO LIVORNO:
un progetto per un’altra città
La
crisi economica sta scaricando i suoi effetti drammatici sulle fasce
più deboli della popolazione, ormai sulla soglia della povertà, mentre
si estende sempre più verso il basso l’area della cosiddetta fascia
grigia, cioè di quella parte di popolazione che vive il
precariato e la disoccupazione, in costante stato di insicurezza
economica e sociale.
Di
fronte allo smantellamento progressivo del sistema di protezione
sociale, da anni diretta conseguenza sia dei "tagli" ai bilanci dei
comuni e delle regioni operati dai governi centrali, sia di una
politica di "deresponsabilizzazione" delle amministrazioni che
ricorrono sistematicamente al sistema degli appalti e delle
esternalizzazioni dei servizi, i bisogni sociali individuali e
collettivi in questo tempo di crisi sono invece aumentati
considerevolmente.
Insomma, si è operato in senso diametralmente opposto rispetto alle necessità imposte dal contesto.
E allora che fare?
La
crisi economica che stiamo attraversando, senza eguali dal dopoguerra,
lungi dall’essere confinata nell’ambito finanziario, riguarda ormai
l’economia reale dell’intero pianeta e trova il nostro territorio
particolarmente debole poiché non ancora uscito da quella che lo ha
colpito negli anni ’90 con lo smantellamento delle partecipazioni
statali che a Livorno interessavano la gran parte della produzione
industriale.
Il
rischio è che oggi, come allora, si risponda all’emergenza con
politiche d’emergenza; che si cerchi di tamponare, come è giusto,
l’emorragia occupazionale, ma senza progettualità; senza avere cioè un
indirizzo chiaro di politica economica: quale politica
industriale? Riconvertire? E come? In quale direzione?
Fino
ad oggi si è scelto seguendo linee imposte di volta in volta dal
mercato, dai poteri forti, con una politica industriale povera e spesso
limitata dal punto di vista prospettico, come nel caso della
componentistica auto.
La
miopia del governo locale si è espressa infatti al meglio quando,
nonostante tutti gli indicatori economici segnalassero già il settore
della componentistica auto come uno tra quelli maggiormente a rischio,
si decideva di reindustrializzare producendo SUV spacciando
l’operazione come “avanzata”. Per carità, il mantenimento
dell’occupazione è decisamente la priorità, ma per cortesia non
spacciamo una operazione imposta dall’emergenza come una operazione di
prospettiva quando gli stessi USA, paese di produttori e consumatori di
quel tipo di autoveicolo stanno incentivando la produzione di piccole
auto, poco inquinanti e decisamente più economiche.
Con
il porto si è seguito lo stesso indirizzo: non si è differenziato e si
è puntato quasi esclusivamente sul traffico auto che ha occupato tutte
le aree disponibili ed ora rischia e non poco, in conseguenza del
crollo delle vendite auto di oltre il 30%. Oggi tutti gridano: le
regole! le regole! perché sono gli operatori i primi a sentire il
bisogno della protezione che un sistema di regole efficiente garantisce
nei confronti di una concorrenza che potrebbe risultare “selvaggia” in
tempo di crisi e liberismo sfrenato; ma purtroppo non è solo una
questione di regole; perché ci sia occupazione ci vogliono i traffici e
i traffici devono essere differenziati per poter tranquillamente
arginare ed ammortizzare qualsiasi futura flessione di questo o quel
mercato.
Contestualmente
a queste scelte di politica industriale, sul piano urbanistico ci si è
lanciati in operazioni a dir poco “ardite” come:
il centro commerciale porta a Terra che ha contribuito allo “svuotamento” del centro cittadino e del suo conseguente degrado;
la
porta a Mare, operazione chiaramente speculativa che ha già tolto
tantissimo al nostro territorio – vedi la cancellazione di attività
produttive quali LIPS e CANTIERE NAVALE LUIGI ORLANDO – e tanto ancora
toglierà visto il livello di cementificazione previsto.
A
fronte di buona occupazione persa – vedi Lips – nessun cenno per quella
che sarà – salvo ovviamente per il periodo di costruzione - .
I protagonisti di questa stagione?
Le
amministrazioni che si sono succedute negli ultimi 20 anni con Lamberti
e Cosimi, le Associazioni datoriali, le strutture sindacali, gli
operatori portuali, la Compagnia portuale tutti insieme, nei fatti, con
l’opposizione di centro destra.
RIVOLUZIONIAMO IL LAVORO E L’OCCUPAZIONE
Livorno detiene da anni il record negativo delle assunzioni precarie che ormai viaggiano stabilmente sopra 80% del totale.
Insomma,
il nostro territorio sta offrendo quasi esclusivamente lavoro precario
e insicuro, lavoro che non permette progettualità soprattutto alle
giovani generazioni e che incentiva quindi la storica “fuga” dei
giovani laureati, che non trovando sbocchi in città cercano opportunità
altrove.
Poiché
pensiamo che in questo contesto di crisi la precarietà rappresenti la
prima fonte di insicurezza sociale individuale e collettiva, non solo
l'occupazione genericamente intesa deve essere una priorità.
L’occupazione
deve essere buona e quindi per prima cosa dobbiamo chiedere
l’abrogazione della vigente legge 30 varata dal precedente Governo
Berlusconi e purtroppo non cancellata dal Governo Prodi per colpa
delle componenti filo-confindustrali della coalizione (tra cui il PD).
A
livello locale deve essere fatto il possibile perchè le imprese del
nostro territorio si impegnino ad assumere i propri dipendenti a tempo
indeterminato:
stabilizzando tutti i lavoratori dipendenti comunali precari;
invertendo il trend dell’esternalizzazione dei servizi;
condizionando,
per quanto non può che essere necessariamente esternalizzato, la
concessione di appalti (di produzione e lavoro o di servizi) ad una
percentuale di lavoratori assunti con contratti a tempo indeterminato,
inserendo nel capitolato di appalto questa caratteristica come vincolo;
rivedendo
la complessa situazione dei servizi alla persona e del lavoro sociale
che, pur riconosciuto da tutti come uno spaccato del mondo del lavoro
importantissimo per la collettività, continua ad essere logorato dalle
gare di appalto al minimo ribasso – che vuol dire stipendi più bassi e
qualità del servizio inferiore - ;
andando,
in tempi abbastanza rapidi e nel rispetto della gradualità dei passaggi
necessari a non danneggiare lavoratori e utenti, verso un modello a
gestione diretta;
sfavorendo
la nascita ed il radicamento di cooperative sociali che non abbiano
chiara la missione (cooperativa e no profit) e/o non applichino i
contratti collettivi nazionali – sia per la parte economica che
normativa - ;
ridando
dignità ad un lavoro tanto importante e delicato per la tenuta del
nostro tessuto sociale facendo in modo che i lavoratori e soci delle
cooperative non abbiano un trattamento diverso da quello riservato ai
dipendenti degli enti locali.
Chiediamo
per tutto ciò un ruolo primario dell’ente pubblico nella promozione di
forme di lavoro stabili e criteri di assunzione trasparenti e
partecipati.
Per gli appalti dei lavori pubblici applicare il protocollo sulla sicurezza stipulato tra Regione e Aziende Sanitarie.
Monitorare
subito tutte le aziende private (cantieri, fabbriche…)
coinvolgendo lavoratori , associazioni e strutture sindacali
perchè sia realmente applicata la legge 626 per la sicurezza sul lavoro.
Nella prospettiva di una auspicata e necessaria Legge Nazionale sul salario minimo
garantito,
l'ente locale si fa promotore di forme di sostegno anche attraverso
servizi sociali alla persona da modulare a seconda delle esigenze
-
contributi per l'affitto, servizi pubblici gratuiti, tariffe e servizi
di base gratuiti o agevolati anche attraverso l'innalzamento della
soglia minima prevista dall’ ISEE, bonus incapienti -.
A
questo scopo è necessario destinare, nella progressione della
legislatura, una quota di reddito sociale al mercato del
lavoro - sostegno al reddito, stabilizzazione
del precariato, integrazione della manodopera straniera -.
Per
rendere strutturale questo fondo, potrebbero essere usati anche,
da subito, i risparmi derivati da una forte riduzione del costo della
politica con:
diminuzione delle idennità, almeno della metà, di Sindaco, Assessori e Presidenti di Circoscrizioni;
riduzione
del numero degli Assessori al minimo previsto per legge, e utilizzo
solo del personale comunale per l’équipe del Sindaco;
drastica riduzione dei compensi dei manager pubblici.
PER UNA RIVOLUZIONE ECOLOGICA
1.TRASPORTO
Agevolare
l’accesso al servizio di trasporto pubblico con l’applicazione di una
politica tariffaria adeguata (età, situazione socioeconomica, ecc.)
andando verso la gratuità .
Il
trasporto pubblico deve essere sovvenzionato considerevolmente dall’
amministrazione poiché contribuisce all'interesse generale non solo
promuovendo lo sviluppo del commercio locale particolarmente nel centro
città, ma anche, se inserito in un progetto complessivo di viabilità
urbana ed extraurbana, incentivando fortemente l’abbandono della
circolazione privata nel centro città a tutto guadagno della salute e
della qualità della vita di tutte e tutti.
In
quanto poi servizio con forte valenza sociale e fondamentale per la
riduzione dell’impatto ambientale, in particolare nei grandi
agglomerati urbani, riteniamo importante il suo controllo comunitario.
Potremmo prevedere:
la
riduzione del numero dei mezzi a combustione in città, limitando le
possibilità di transito delle automobili e dei motorini, per favorire i
trasporti pubblici e le circolazioni morbide (a piedi, in bicicletta);
tracciati ciclabili protetti e coerenti;
favorire
l'utilizzo della bicicletta creando un servizio di prestito pubblico
gratuito con terminali di biciclette che permettano l’auto-divisione o
il prestito in libero servizio (vedi esperienze di Milano e molte altre
città);
generalizzazione dei corridoi d'autobus in unità proprie protette;
studiare la possibilità di realizzare una rete tranviaria per rendere la circolazione più fluida e meno inquinante;
servizio
con orari funzionali ai nuovi ritmi urbani: la sera, i fine
settimana, la notte, particolarmente attento ai bisogni e alle esigenze
di sicurezza delle donne;
creazione di un servizio pubblico di taxi per le persone con problemi di mobilità;
favorire l'utilizzo di veicoli poco o non inquinanti per il trasporto merci;
sostegno ai “negozi di prossimità” che generano meno spostamenti rispetto agli ipermercati.
Lo
sviluppo del trasporto pubblico così come noi lo intendiamo, con la
conseguente riduzione del traffico che ne deriverebbe, porterebbe
inoltre alla drastica riduzione degli infortuni sul lavoro in itinere
che rappresentano il 50% degli infortuni mortali sul lavoro.
2. PARCHEGGI
Congelamento
delle costruzioni di parcheggio nel centro della città e la
sistemazione in periferia di parcheggi controllati e collegati
efficacemente alla rete di trasporto comune.
Un sistema di parcheggio gratuito per i soli residenti del centro città.
3. RIFIUTI
No al raddoppio dell’inceneritore e seguenti priorità operative:
chiusura
dell'inceneritore per soluzioni meno pericolose per la salute e
sostituzione dell’incenerimento con la raccolta differenziata per il
riuso;
riduzione
della produzione di rifiuti imponendo la raccolta differenziata porta a
porta e il riciclaggio di alta qualità. La raccolta differenziata può
diventare, per il territorio, oltre che uno strumento di difesa
ambientale, anche un’ ottima occasione occupazionale ed
economica;
riordino
complessivo dell’AMPS , della sua gestione e dei suoi compiti con
coinvolgimento del personale e degli utenti in merito a scelte e
priorità;
aprire
una riflessione sulla tassazione dei rifiuti poiché un servizio
efficiente, deve fare in modo che venga premiato chi opera bene,
rispetto a chi inquina;
sviluppare
il recupero della carta nelle amministrazioni, nelle scuole, nelle
grandi imprese (tutti i luoghi dove c'è un forte consumo)...stimolando
ad esempio l’uso della modulistica elettronica al posto del cartaceo.
Utilizzare quindi in tutti gli uffici comunali il Software libero cosa
che potrebbe liberare risorse economiche considerevoli da destinare ad
altro;
sfavorire l’uso della carta come strumento pubblicitario.
un sistema che faccia pagare alle imprese il costo sociale degli imballaggi eccessivi.
Potremmo
pensare ad un sistema – peraltro già sperimentato con buoni
risultati nei 23 comuni di Treviso - che si caratterizza per la
raccolta porta a porta e per una tariffa applicata a ciascuna utenza
commisurata all'effettiva produzione di rifiuto, secondo il principio
"chi inquina paga", valorizzando così i comportamenti migliori.
L'utente paga una quota fissa e una quota variabile, diversa a seconda
del numero di svuotamenti del contenitore del secco non riciclabile
effettuati, rilevati tramite un transponder al momento della raccolta.
Il sistema è reso inoltre efficiente dalla presenza di ecosportelli ed
ecovigili che rilevano e sanzionano i comportamenti scorretti. Un
sistema questo che ha permesso il raggiungimento di un'elevata
percentuale di raccolta differenziata: una media del 77% nei 23 comuni
dove nel 2006 è stato sperimentato.
4. ENERGIA
Non
c'è ombra di dubbio che manchi una politica energetica nazionale,
regionale e locale degna di questo nome ed in questo contesto noi
riteniamo che definire una strategia energetica più in sintonia
con i cittadini, con l'ambiente e con il tessuto produttivo del
territorio sia una priorità.
Come?
Con
la massima valorizzazione del risparmio, dell'efficienza energetica e
soprattutto con il ricorso alle fonti rinnovabili, in "primis" eolico e
solare che meno inquinano, garantiscono un’aria più salubre e fatture
meno costose;
diversificando
e riducendo al minimo l'approvvigionamento dei combustibili e del
gas quando si debba, necessariamente e in via del tutto temporanea,
ricorrere a queste fonti energetiche;
evitando da subito il ricorso al carbone anche se "pulito";
con
investimenti anche locali (oltre che regionali ed europei) per
sviluppare attraverso la ricerca l’ utilizzo delle energie
rinnovabili più adeguate alla geografia dei bisogni energetici del
territorio. A tale scopo potremmo rivedere i rapporti che Livorno ha
già, per la logistica, con l’università degli studi di Pisa;
proponendo alla cittadinanza di aprire un dibattito per un piano energetico cittadino;
riconvertendo in tale direzione gli spazi lasciati dalla deindustrializzazione;
dicendo No al rigassificatore che invece produce energia inquinante e pericolosa;
facendo
si che i piani regolatori e le operazioni di ristrutturazione
urbanistica, tengano conto delle moderne teorie e tecnologie
finalizzate al risparmio energetico;
imponendo, in fatto di risparmio energetico, norme ambientali rigorose per gli edifici pubblici e per le imprese;
ottimizzando
la rete di illuminazione urbana., sostituendo tutte le lampade del
servizio pubblico e delle amministrazioni con lampade a risparmio
energetico, curandone successivamente il corretto smaltimento;
sensibilizzando i cittadini ad un controllo della domanda di energia.
5. INQUINAMENTO
Da
questa crisi economica dobbiamo uscire con una idea di
sviluppo diversa, che metta al centro l’uomo e l’ambiente,
non lo sfruttamento per il profitto.
Nel
nostro territorio il rischio è che il costo della bonifica necessaria
per l’inquinamento causato dai grandi gruppi industriali che stanno
smantellando le loro produzioni locali, malgrado i favolosi utili
realizzati negli ultimi anni dagli stessi gruppi, ricada unicamente
sulle spalle dei cittadini. Il governo ha già fatto sapere che non ci
sono risorse disponibili neppure per quei siti dove la sua
responsabilità è diretta come nel caso ENI.
Tutto ciò è inaccettabile e rende necessaria una giusta ed inderogabile campagna di risarcimenti.
Da subito:
aprire
uno studio sulla situazione ambientale di Livorno e zone vicine,
coinvolgendo Asl, medicina democratica, centri
di ricerca, strutture sindacali, comitati territoriali , di difesa
ambientale e della salubrità dei posti di lavoro…ecc , per creare
una mappatura completa ed aggiornata della situazione
sociosanitaria e ambientale del nostro territorio;
fissare
limiti più restrittivi per le emissioni inquinanti sia in acqua che in
atmosfera, con una riduzione media almeno del 20%;
abolire ogni forma di inquinamento visivo a causa della pubblicità commerciale.
6. AGRICOLTURA
Divieto,
sul territorio locale, di coltivazione, produzione,
confezionamento e commercio dei prodotti alimentari OGM.
Uso di prodotti locali, biologici sicuri e no OGM, nelle mense delle scuole pubbliche.
Aiuto
ai produttori agricoli del biologico che sul territorio comunale
lavorano per la salvaguardia di specie autoctone minacciate.
Agevolazioni
che favoriscano lo sviluppo di GAS (Gruppi di Acquisto Solidali) ad
esempio concedendo in comodato d’uso gratuito locali ai gruppi che si
vorranno formare.
RIVOLUZIONIAMO I SERVIZI PUBBLICI
Come?
Con la valorizzazione del servizio pubblico e della sua qualità rifiutandone in primo luogo la privatizzazione.
con la ripubblicizzazione dell’ASA;
con investimenti per lo sviluppo della qualità del servizio e conseguente occupazione negli asili;
con una ridiscussione della gestione AMPS;
con investimenti nel il trasporto pubblico locale;
con
un occhio di riguardo e quindi destinazione di risorse alle strutture
d'accoglienza per persone non autosufficienti, a scuole,
biblioteche, centri sociali culturali e sportivi.
1.ACQUA
E’
opportuno ricordare che la legge 133 del 6 agosto con l’articolo 23 bis
ha classificato l’acqua come un bene di rilevanza economica e obbligato
i Comuni alla messa a gara di tutti i servizi pubblici locali, acqua
compresa. Contro questa decisione del Governo sono stati opposti, da
parte di alcune Regioni, ricorsi di costituzionalità ma è indubbio che
la decisione del Governo abbia fortemente condizionato l’autonomia di
Regioni, Province e soprattutto Comuni.
L'acqua
è un diritto inalienabile ed insostituibile fonte di sussitenza e
sopravvivenza di tutti gli esseri viventi del pianeta. E' quindi un
fondamentale diritto di cittadinanza che viene rispettato solo se
garantito da una funzione pubblica svincolata da logiche di mercato.
Pertanto gestione ed erogazione devono essere affidate ad enti che non
perseguono profitto e totalmente in mano pubblica.
Poiché
diritto fondamentale di cittadinanza, riterremmo opportuna la
costituzione di un comitato di controllo partecipato al quale
concorrano attraverso la rappresentanza, utenti, associazioni,
lavoratori, istituzioni.
Quindi
ritorno ad un controllo comunale della gestione/distribuzione
dell'acqua e protezione/ preservazione della falda freatica. Solo il
controllo pubblico può inoltre garantire una politica tariffaria
vincolata ai bisogni della popolazione e non alla speculazione.
Dovrà
esserci una quota di consumo esente da tariffa, mentre andranno
rivalutate le tariffe previste per le attività produttive industriali,
vere divoratrici di acqua .
Le priorità operative:
ristrutturazione della rete di distribuzione poiché lo spreco d'acqua dovuto alle fughe è colossale;
miglioramento
della qualità dell’acqua e incentivazione al suo uso in
alternativa al consumo di acqua in bottiglia di plastica – spesso
l’acqua in bottiglia ha una composizione organolettica peggiore e costa
molto di più - ;
predisporre punti pubblici di distribuzione di acqua filtrata e quindi potabile;
puntare al recupero delle acque pluviali, anche per gli spazi verdi pubblici e in tutte le attività possibili.
.
2. PICCOLA INFANZIA
Premessa.
Già
dalla precedente legislatura, anche a causa dei tagli dei
trasferimenti operati dai governi che si sono succeduti, è stata
intrapresa la via dell’esternalizzazione dei servizi. Sono stati
infatti appaltati tutti i servizi escluso – e non a caso - quello
educativo, rispetto al quale abbiamo condotto una dura battaglia di
opposizione, riuscendo per ora a fermare il processo - almeno per
i nidi comunali - poichè soprattutto per la fascia 0-6,
cioè quella che comprende nidi e scuole d’infanzia, la qualità è
indiscutibile: da anni “fiore all’occhiello” del nostro
territorio, una avanguardia a livello nazionale per la qualità
della programmazione, dei progetti educativi e della formazione
continua del personale .
A
fronte di un aumento della domanda, il numero delle strutture pubbliche
è rimasto lo stesso e si è proceduto, per sopperire alle necessità, a
stipulare convenzioni con strutture private
Questa
scelta ha comportato una indubbia marcata riduzione qualitativa del
servizio e una notevole spesa per le famiglie e per
l’amministrazione.
Le priorità operative:
monitoraggio di tutte le strutture scolastiche di competenza dell’amministrazione comunale per verificarne la messa a norma;
contenimento
e tendenza alla gratuità del costo del servizio in modo da consentirne
l’utilizzo a tutte le famiglie (attualmente è gratuito solo per redditi
inferiori a 4900€ annui, ed ha un costo di 350€ mensili a partire
da redditi di 20.000€ anno);
destinazione
di risorse adeguate a quelle strutture che intervengono sui problemi
del disagio scolastico e familiare anche per attività extrascolastiche
ed estive, oltre al potenziamento dello sportello di ascolto per
giovani , adolescenti e adulti che hanno relazioni significative con
loro;
procedere
da subito con l’espletamento delle procedure concorsuali che riguardano
l’assunzione di insegnanti di nido e scuola di infanzia – il concorso è
stato indetto la primavera scorsa - per riattivare il turn over e
continuare a garantire la qualità.
La
creazione di asili è una priorità: la domanda si discosta dall’offerta
per migliaia di posti. Questa penuria penalizza l'attività e
l’indipendenza delle donne. Tutti i genitori che lo desiderano devono
potere ottenere un posto in asilo comunale, vicino al loro domicilio o
al loro luogo di lavoro, indipendentemente dalla loro situazione
professionale.
Creazione
quindi massiccia di asili e di servizi di custodia dei bambini in asili
di piccola dimensione con una più grande ampiezza oraria d'accoglienza
dei bambini.
3. ANZIANI
Le priorità operative:
favorire
tutte le iniziative che mirano a rafforzare i legami
intergenerazionali, favorendo in particolare il rapporto tra pensionati
e strutture d'accoglienza della piccola infanzia attraverso
attività comuni : cultura, sport, svaghi, pasto...;
sviluppo dei servizi
toriali di aiuto alla persona, affinché nessuno che ne abbia la necessità ne sia escluso;
mantenimento
dell’aiuto domiciliare con personale medico-sociale adeguatamente
formato per coloro che ne hanno necessità e lo desiderano. terriPer
l’anziano autosufficiente, soluzioni abitative "miste", di caseggiati
non composti solo da anziani, con possibilità di accedere a mense e
servizi sanitari facilmente raggiungibili (anche trovando forme di
accordo con i medici di base), dovrebbero essere anche affiancate dalla
possibilità di accedere a spazi verdi e luoghi di cultura, anche
attraverso una diversa concezione del servizio pubblico (i piccoli
autobus o i taxi per gli anziani).
In
definitiva il rilancio di una forma di welfare, che consentirebbe anche
l’impiego di forza lavoro giovanile, anche qualificata, costituirebbe
anche un risparmio rispetto a forme di puro assistenzialismo o di
abbandono che finiscono per incrementare il tasso di fragilità e
l’insorgere di patologie invalidanti.D’altra parte per quanto riguarda
gli anziani e le persone non autosufficienti in genere, l’assistenza
domiciliare, oggi troppo sporadica, andrebbe fortemente incrementata, e
creati nuovi posti per i ricoveri temporanei o la presenza solo diurna
nelle rsa o in strutture alternative, più a misura di "persona" e che
non evochino un ambiente ospedalizzato, anche grazie alla presenza di
personale preparato attraverso corsi di aggiornamento e tirocinio (vale
anche per i volontari).
Per
tutte le questioni, e specie per quelle più gravi ed urgenti
riguardanti il problema sociale e sanitario, sarà necessaria rilanciare
il ruolo dei consultori e di presidi territoriali, con la presenza
anche di sportelli di ascolto attivi e qualificati.
Le persone anziane non autosufficienti devono potere scegliere della loro vita indipendentemente dai loro redditi.
4. SALUTE
Il
Servizio Sanitario Pubblico è ormai sotto attacco da 20 anni a livello
nazionale con la trasformazione delle unità sanitarie locali in
aziende, il blocco di qualsiasi politica territoriale e di prevenzione,
la chiusura di ospedali e servizi periferici e le massicce
esternalizzazioni. La Regione Toscana titolare del servizio sanitario
ha certo limitato le privatizzazioni, ma ha chiuso numerosi presidi
periferici e soprattutto ha operato una scelta di limitazione della
qualità dell'assistenza ospedaliera a tre realtà principali : Pisa,
Firenze e Siena e le loro realtà ospedaliere attraverso l'alleanza tra
una classe burocratica amministrativa, le baronie universitarie ed i
medici di base. Questa politica ha inevitabilmente penalizzato la
sanità ospedaliera periferica, le politiche di prevenzione e
bloccato lo sviluppo della sanità territoriale. La sanità livornese è
stata fra le più penalizzate da questa politica regionale. Per questo
la città può e deve svolgere un ruolo importante nella politica
sanitaria: prevenzione, istruzione ed offerta di cure di alta qualità.
Qui, per ovvie ragioni di spazio, si vogliono esporre le nostre considerazioni e le proposte su alcuni punti critici.
Prevenzione:
messa
in atto di una politica di prevenzione con un servizio sanitario in
stretto rapporto con le istanze regionali. La sua missione sarà, oltre
all'inventario dei rischi (inquinamenti, anche sonori e visiva,
sorveglianza dei rifiuti e degli impianti pericolosi, rischi legati
all'insalubrità della struttura come l'amianto...), la valutazione
delle necessità e la valutazione delle politiche sanitarie;
mappatura
degli edifici per la presenza di amianto (stanno aumentando
esponenzialmente i casi di mesoteliomi da contaminazione ambientale e
non lavorativa);
bonifica
dei territori da ogni forma di inquinamento (di nuovo amianto, metalli
pesanti, ma anche rumore, rifiuti, emissioni in atmosfera);
rafforzamento della cornice medica ed infermieristica nell’ambiente scolastico.
Sanità Territoriale:
rafforzamento
e aumento di numero dei distretti sanitari con la presenza di
personale sanitario qualificato, facendo si che queste strutture si
trasformino da mere stazioni amministrative in strutture operative dove
si faccia prevenzione e cura di alta qualità.
rafforzamento dei servizi di cure domiciliari con personale medico e infermieristico;
Pronto Soccorso:
ogni
anno, 90 mila livornesi si rivolgono al P.S. cioè un cittadino su due
vi si reca almeno una volta. Il nuovo pronto soccorso ha fallito i suoi
obiettivi, perché non si è modificato niente a monte nella medicina
territoriale e si sono peggiorate le cose a valle con la diminuzione
record dei posti letto ospedalieri. Gli attuali problemi non si
risolvono certo con la mossa fuorviante del cambiamento del
responsabile, ma potenziando la sanità territoriale ed aumentando i
posti letto del nosocomio.
Ospedale:
rafforzamento
dell'entità delle prestazioni e della loro qualità con aumento dei
posti letto. Ad esempio il Servizio di emodinamica, una procedura
salvavita in caso di infarto, che a Livorno è aperto tre mezze giornate
a settimana: questo significa che chi è colpito da infarto negli
altri giorni deve essere trasportato a Pisa. Bisogna far cessare
questa vergogna disponendo la sua operatività 24 ore su 24 come nel
resto della Toscana;
interruzione
del passaggio dell'assistenza ospedaliera al modello ad “
intensità di cure”. Tale profonda trasformazione deve essere preceduta
da una sperimentazione, seguita da rigorosa verifica e lunga
transizione, altrimenti rischia di essere solo una operazione di cassa;
l'attuale
Amministrazione propone lo spostamento dell'ospedale a Montenero.
Rifiutiamo questo modo propagandistico ed estemporaneo di
affrontare la questione, dopo avere speso ingentissime risorse nella
riqualificazione della vecchia struttura. La scelta di un eventuale
spostamento deve essere preceduta da una approfondita analisi tecnica e
logistica e sottoposta a referendum popolare. La vecchia area deve
rigorosamente rimanere pubblica e destinata a servizi pubblici.
Società della Salute:
Siamo
contrari a un carrozzone burocratico, imposto per legge regionale, che
permetterà ai privati di entrare nella gestione della sanità pubblica.
Si deve creare un regolamento che vieti a qualsiasi privato
fornitore di beni o servizi di entrare nella sua gestione.
RIVOLUZIONIAMO L’EDILIZIA E IL TERRITORIO
Costruire edifici economici dal punto di vista energetico e valorizzazione delle energie rinnovabili
Favorire
la diversità della composizione sociale per evitare la creazione di
“ghetti” con la costruzione e la riqualificazione degli alloggi sociali.
La
risposta sul problema abitativo costituisce l’emergenza assoluta, per
la quale esistono già molte proposte all’interno del programma.
Ma
veramente drammatica è la questione dei senza tetto, stranieri e non,
per i quali devono esistere anche soluzioni di emergenza che
sostituiscano, con posti letto da reperire ad esempio nei reparti
inutilizzati del Pascoli e/o in altri spazi non "ghettizzanti", quella
che era la funzione del tradizionale dormitorio.
Inoltre
porteremo avanti, anche a livello legale, la questione del diritto
all’anagrafe e alla residenza, sul modello della battaglia portata
avanti dagli avvocati di strada di Bologna.
Per
le scuole cittadine, di ogni ordine e grado, di concerto con le altre
amministrazioni, va concordato un piano straordinario di controllo e di
messa in sicurezza degli edifici e trovate soluzioni alternative in
caso di problemi strutturali di inagibilità o di strutture
inadatte.
1. AFFINCHÉ’ SI CREINO PIÙ ALLOGGI SOCIALI.
Per
lavoratori e lavoratrici, soprattutto giovani alle prese con la
progettazione del proprio futuro, la ricerca della casa, di una
abitazione dignitosa ed economica, è diventata un incubo.
La lotta alle speculazioni immobiliari è quindi per noi una priorità e pertanto riterremmo opportuno:
la requisizione delle case sfitte;
la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente;
la
reintroduzione di forme di controllo del canone di affitto a garanzia
che tutti e tutte possano avere un alloggio dignitoso;
la
sperimentazione di alloggi popolari a basso costo “comunitari” dove ci
siano spazi in comune (cucine, lavanderie..) per favorire
l’indipendenza delle giovani generazioni;
l’obbligo di una quota di alloggi sociali in ogni nuovo programma immobiliare indipendentemente dalla zona;
la garanzia di totale trasparenza nell'attribuzione degli alloggi sociali;
no alla svendita del patrimonio abitativo sociale;
la
priorità di accesso ai precari, alle persone in difficoltà
da lungo tempo, alle donne vittime di violenze coniugali;
la creazione di formule d'alloggio intermedie come "pensioni famiglia" e "luoghi di vita";
l’apertura
di un centro d'alloggio per i candidati all'asilo politico, per le
persone straniere in attesa di documentazione o che sono in
attesa avendo in corso procedure amministrative;
operazioni
di rinnovo urbano con il coinvolgimento attivo dei residenti che
prevedano anche, quando necessario, demolizione e ricostruzione.
In sostanza:
l'alloggio sociale è una delle nostre priorità.
2. COMMERCIANTI ED ARTIGIANI
Anziché promuovere lo sviluppo delle grandi distribuzioni sarà data precedenza ai “negozi di prossimità”.
Occorre
disincentivare un ulteriore sviluppo, estensione o instaurazione di
grandi distributori ed incentivare il “negozio di prossimità”
valorizzandone la specificità con misure da discutere insieme a
cittadini e commercianti.
Avviare processi di rilancio complessivo del centro cittadino e dei quartieri popolari.
3. RIDARE VITA AL CENTRO CITTADINO E AI QUARTIERI
Una
città che,con strutture grandi e piccole, favorisce l'incontro e il
dibattito, il divertimento e l'impegno, è una città viva e sicura.
A tale scopo noi riteniamo che:
la
struttura che da anni Corea aspetta , il centro civico, debba essere
terminata e consegnata ai cittadini e diventi, con il contributo
delle associazione e dei comitati presenti nella zona ,un luogo di
aggregazione, di produzione e promozione culturale e di eventi;
la vecchia casa della cultura ristrutturata , debba diventare da subito una struttura aperta e autogestita;
la
fortezza nuova per la struttura e la posizione debba diventare una zona
verde di cui i cittadini possano fruire e che pertanto
debba essere tutelata e curata nelle sue aree a verde;
ristrutturata e soprattutto mantenuta attraverso un servizio di
manutenzione adeguato. Gli spazi della fortezza si prestano, se
ben utilizzati, per feste, iniziative, momenti d'incontro e quindi
riteniamo necessario aprire un dibattito sul suo utilizzo e la sua
cogestione;
sia
necessario un censimento di tutte le strutture e sale del comune e
delle circoscrizioni perché questi spazi possano essere utilizzati al
meglio per stimolare il dibattito politico, sociale e culturale in
città .
In
questa ottica deve essere trovato un luogo , con il coinvolgimento dei
diretti interessati, di una Casa dello studente, dove il movimento
studentesco, i comitati di scuola e di lotta possa autonomamente
ritrovarsi, con : accesso internet, mezzi di stampa. Ecc
Recupero delle Terme del Corallo vero e proprio “scandalo” di abbandono e incuria
RIVOLUZIONIAMO LA PARTECIPAZIONE E LA DEMOCRAZIA
Adottando in maniera sistematica i bilanci partecipativi decisionali;
valorizzando
lo strumento referendario: il referendum deve poter essere sia
abrogativo che propositivo, con riduzione delle firme necessarie per
promuoverlo;
rafforzando
i diritti sociali e cittadinanza, ad esempio attraverso il diritto di
voto e d'eleggibilità per tutti i residenti stranieri. Non c'è
democrazia senza diritti.
1. PER L’UGUAGLIANZA DEI DIRITTI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI
Le
discriminazioni sociali, razziste, sessiste, omofobiche, vanno
combattute perchè sono contro il valore dell' uguaglianza:
creiamo spazi collettivi per il sostegno giuridico e materiale delle vittime di discriminazioni;
sviluppiamo
la formazione e la qualificazione del personale comunale e dei servizi
sociali alla lotta contro le discriminazioni;
la
laicità delle istituzioni pubbliche è secondo noi fondamentale.
Pertanto si deve istituire da subito il Registro delle Unioni Civili e
di Fatto per dare ai conviventi - di ogni orientamento sessuale - gli
stessi diritti che hanno le coppie sposate ed impedire discriminazioni
riguardo all'accesso ai servizi;
sosteniamo il lavoro sulla storia e la memoria dell'immigrazione;
rifiutiamo
la legge di prevenzione della delinquenza che stigmatizza una parte
della popolazione e le parti sociali. La campagna ideologica della
destra sulla sicurezza, fatta propria dal centrosinistra e dalle sue
amministrazioni, è una vera e propria fonte di creazione di insicurezza
reale oltre che percepita : qualsiasi atto non conforme viene
trasformato in reato “criminale”.
Le
diseguaglianze sociali si perpetuano attraverso le diseguaglianze
d'accesso all'istruzione, alla formazione, all'alloggio, ai servizi
pubblici ed alle strumentazioni collettive e con le scelte di questo
governo rischiamo un futuro fatto di città “private” - tipo ghetti di
ricchi sotto protezione poliziesca -, circondate da zone dove i servizi
pubblici sono assenti e il degrado avanza -zone di poveri sotto
controllo poliziesco -?
Il disagio popolare esiste ma va combattuto con la democrazia, la partecipazione, la presenza del pubblico sul territorio.
Proprio
perché i servizi pubblici abbandonano le zone “difficili” l'insicurezza
in quei luoghi progredisce. Occorre riportare i servizi pubblici nelle
zone popolari e ritornare a fare “comunità”
Le priorità operative:
forte
sostegno alle strutture associative di prevenzione e d'aiuto alle
vittime di violenza, luoghi d'accoglienza, d'ascolto e di relazione
(con numero verde e sito Internet);
la
polizia comunale non si deve sostituire al ruolo della polizia, ma deve
essere una presenza fondamentale sul territorio per il controllo non
punitivo della viabilità , la difesa ambientale e il rispetto delle
norme di legge sui cantieri edilizi; deve essere, in sostanza, uno
strumento di risoluzione e pacificazione delle situazioni di conflitto;
no ai “vigili sceriffo”. La polizia municipale deve assurgere ad un
ruolo di aiuto e sostegno, più che punitivo; esistono già i corpi
di polizia per gli altri compiti e per questo motivo il loro intervento
non può e non deve essere armato.
2. CONTRO IL RAZZISMO, PER IL COINVOLGIMENTO DEI LAVORATORI STRANIERI
Da
tempo nel nostro paese si sta coltivando una politica di
criminalizzazione dello straniero: leggi che si inventano addirittura
il reato di clandestinità, che chiedono ai medici di denunciare i
malati non in regola, classi divise per nazionalità - quando per censo
e stato sociale? - , ronde fasciste e no….tutto questo mentre una crisi
economica colpisce e impoverisce i lavoratori e soprattutto quelli
precari…
Il razzismo non è solo governativo, ma sta permeando anche settori ampi della popolazione.
Si
è lavorato di cesello per spostare l’attenzione dalle questioni
politiche ed economiche vere su ipotetiche “responsabilità”
del cittadino straniero che ruba il lavoro e comunque è di “indole”
delinquenziale… E anche sul piano locale non si lavora in modo molto
diverso:
i
lavoratori stranieri sono ghettizzati in quartieri degradati, tollerati
quando sono utili nella gestione degli anziani…mal sopportati per il
resto.
Chiaramente
l’amministrazione comunale non può risolvere da sola problemi di tale
portata, ma può dare indicazioni e trovare soluzioni almeno per alcune
questioni strettamente inerenti la convivenza civile della nostra
comunità.
Contro tutti i fascismi e razzismi l’amministrazione comunale:
non
deve tollerale che sul suo territorio si svolgano
iniziative e celebrazioni che si rifanno al fascismo vecchio e
nuovo o che abbiano chiari riferimenti razzisti;
deve creare un Osservatorio Antifascista, per il monitoraggio delle attività antidemocratiche o di chiaro stampo razzista;
deve
operare perché l’accesso alle sue strutture sanitarie sia libero e
senza timori di denunce o altro; il diritto alla salute è un diritto
costituzionale;
deve operare perché la composizione delle classi scolastiche rispetti criteri educativi e non criteri razziali.
Le priorità operative:
creazione
di un ufficio immigrati istituzionalizzato dell'amministrazione
comunale con personale qualificato che affronti tutte le tematiche
relative alla situazione degli immigrati presenti sul territorio,
avvalendosi della collaborazione dei soggetti appartenenti alle diverse
comunità;
creare
un canale di confronto permanente con la questura e la prefettura sulla
reale situazione degli immigrati che ancora aspettano il rinnovo del
permesso di soggiorno o il rilascio dello stesso che è fermo al decreto
flussi di ingresso del 2007;
approntare,
da subito, uno spazio per i venditori ambulanti, come esiste già da
tempo in altre città italiane, evitando così i conflitti fra venditori
ambulanti e commercianti livornesi;
salvaguardare
con iniziative le zone considerate dai livornesi “ghetti di malaffare”,
ad esempio via dei Terrazzini e strade adiacenti;
dare
finalmente il diritto di voto alle donne e agli uomini immigrati
presenti sul territorio livornese che pagano le tasse comunali, che
pagano gli asili comunali, ma che non hanno il diritto di esprimere il
proprio “pensiero politico”;
fare accordi con i proprietari di appartamenti e contribuire, almeno per i primi 6 mesi,
per un affitto equo, e, soprattutto, a salvaguardia della differenza di colore, nazionalità, cultura e religione;
libertà di accesso, per i concorsi pubblici dell’amministrazione, ai lavoratori e alle lavoratrici straniere.
PER UNA CITTA’ DI PACE
L’amministrazione
comunale insieme alle altre amministrazione interessate deve aprire
immediatamente un percorso per la riconversione di Camp Darby,
Non
si parte da zero. Vi sono contatti, ricerche, studi che indirizzano in
tal senso e soprattutto vi sono disponibilità - a livello delle
Università di Pisa e di Firenze, della Direzione del Parco di San
Rossore e di altri organismi scientifici - ad approfondire le questioni
e ad aprire confronti più ampi, a costruire un vero e proprio progetto
(od anche più progetti):
un
Centro internazionale per i Volontari di Pace e/o una struttura,
anch’essa internazionale, relativa alla Protezione Civile, e/o un
grande ambiente naturale – vedi Parco di san Rossore -.
Ogni
progetto di riconversione deve fare i conti, in primo luogo, con la
necessità di individuare posti di lavoro per coloro che oggi sonno
occupati all’interno della base – potrebbero da subito lavorare alla
bonifica del territorio che ovviamente dovrà essere a carico agli
attuali occupanti -.
Si
deve fare una politica per la pace, una politica che rifiuti il
ricorso alla guerra e alla violenza e per perseguire questo
obiettivo:
si
devono attivate iniziative concrete di solidarietà con le popolazioni
che subiscono le violenze dei conflitti attraverso gemellaggi che con
aiuti economici, formativi e culturali inneschino meccanismi
virtuosi di scambio.
Il tema della Pace e dell'avversità a tutti i conflitti armati deve essere centrale nell'educazione delle giovani generazioni.
Il Comune di Livorno si deve dichiarare "Città della pace" e ciò significa per il nostro territorio:
adoperarsi per essere di ostacolo a qualsiasi attività di tipo bellico;
escludere ogni possibilità di installazione di strutture militari;
garantire
che l’uso del territorio e delle infrastrutture in esso presenti sia
vincolato ad un’economia civile e di pace (es. opponendosi al passaggio
sul territorio comunale di mezzi che trasportino armi o attrezzature
belliche);
coltivare
la memoria storica mediante la diffusione nella scuole del dibattito
sulla storia contemporanea in genere ed in particolare sul fascismo, la
resistenza, la nascita della nostra carta costituzionale;
valorizzare la celebrazione di feste civili come il 25 aprile e il 1 maggio con maggiori investimenti.
intitolare
vie e/o Piazze a partigiani (es. Giovanni Pesce), ad altri soggetti
repressi per aver promosso o aver partecipato a lotte sociali e
politiche, in memoria delle "stragi di Stato".
RIVOLUZIONIAMO LA CULTURA
Per
noi, la cultura non è un semplice "intrattenimento": è emancipatrice
alla stregua dell'occupazione, l'alloggio, la salute; è una necessità
sociale e dunque un diritto di tutti.
Pertanto:
si
devono rispettare e sostenere le iniziative alternative, i luoghi
culturali autonomi e gli squats, che spesso svolgono un ruolo allo
stesso tempo sociale e politico oltre che culturale;
si devono valorizzare i "centri sociali" autogestiti che favoriscono iniziative cittadine ed associative.
Le priorità operative:
elaborare
una reale politica d'istruzione artistica: potenziando le pratiche
attuali e favorendo l'intervento di progetti e di gruppi artistici
nell'ambiente scolastico e parascolastico;
aprire le strade, vie, e ogni spazio pubblico utile ai vari progetti e moduli di espressione culturale ed artistica.
creare una carta cultura che permetta di modulare le tariffe culturali in funzione del reddito;
gratuità di tutti i musei comunali.
RIVOLUZIONIAMO L'USO DELLE RISORSE, PER LA GIUSTIZIA FISCALE
E’
necessario rompere con il dogma del "debito zero". Le istituzioni
insieme agli altri soggetti sociali devono avere un ruolo conflittuale
e di proposta nella gestione delle risorse per i servizi pubblici e per
i bisogni dei cittadini;
il
comune e le altre amministrazioni devono lavorare per eliminare
l'evasione fiscale sulle tasse e sulle tariffe, in modo da poter
rivedere il calcolo delle imposte locali e ridurre le
disuguaglianze;
devono
essere usate e incentivate le professionalità della macchina comunale
senza ricorrere alle consulenze esterne – che pesano tantissimo nel
bilancio comunale -;
Il
nostro comune, insieme alle altre amministrazioni, deve aprire una
discussione e lottare perché la Cassa Depositi e Prestiti,
tutelata e garantita dallo stato , diventi l’ente dove sia
possibile rivolgersi per prestiti e finanziamenti a tasso 0, in maniera
da non dover dipendere dalle banche, che oltre ad avere tassi esosi,
cercano di entrare nella gestione della cosa pubblica, (Monte dei
Paschi di Siena con la vicenda ASA, per esempio).