Programma di Sinistra Critica per l'amministrazione comunale di Livorno
presentato alle elezioni amministrative del 7 - 8 giugno 2009


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      Il perché di questo contributo

le proposte che seguono e che Sinistra Critica propone alla città in occasione delle elezioni amministrative, sono il frutto della riflessione e dell’esperienza professionale, sindacale, istituzionale , politica e di lavoro nei movimenti dei compagni e delle compagne iscritte e simpatizzanti.
Siamo convinti che le risposte ai bisogni dei lavoratori migranti e “indigeni”, dei precari, dei giovani , delle donne e degli uomini di questa città non potranno che arrivare dal loro protagonismo.

In questi ultimi anni infatti, chi si è  opposto  alle politiche delle amministrazioni uscenti - Lamberti e Cosimi - e al netto peggioramento della qualità della vita di questo territorio?

Sono stati i movimenti e i comitati ambientali e sul territorio, l’associazionismo slegato alle logiche di potere, i sindacati di base e i settori non concertativi della CGIL, il movimento legato agli spazi sociali per il diritto alla casa e per i diritti dei migranti, settori giovanili e studenteschi.. 
Noi come soggetto politico abbiamo cercato di esserci e costruire insieme a loro mobilitazione e lotte, anche cercando di utilizzare al meglio la nostra presenza istituzionale.

Su questo terreno abbiamo ritenuto importante  l’esperienza di opposizione a sinistra costruita negli ultimi anni, un’ esperienza che ha visto insieme Sinistra Critica, Verdi, Città Diversa, Rifondazione Comunista. Ci è quindi sembrato normale riproporre questa esperienza alla città e al voto.
Rifondazione ha preferito un altro percorso, cercando un’alleanza con il centrosinistra e poi non riuscendoci, alleandosi con i comunisti italiani che sono stati sostenitori di tutte le scelte della giunta uscente.
Noi pensiamo che la Sinistra, per costruirsi, debba essere per prima cosa  coerente e che quindi non sia possibile alcun accordo con il centrosinistra ne qui, ne a livello regionale, ne a livello nazionale.

Per questi motivi, ci siamo alleati con Verdi e Città Diversa e per questo sosteniamo Marco Cannito alla carica di Sindaco.


Per rispondere alla crisi,
RIVOLUZIONIAMO LA SOCIETA’
 
La risposta alla crisi, vista la sua complessità , non può essere caricata solo sulle istituzioni locali. Di fronte ai guai e ai danni del liberismo, è necessaria  una risposta pubblica qualificata e partecipata, certamente diversa da quella  data fino ad oggi.
Un intervento pubblico massiccio, con piani per la costruzione di case popolari, ristrutturazione di scuole e ospedali, sviluppo del trasporto pubblico e delle energie rinnovabili, riassetto idro-geologico del territorio; esattamente l’opposto di Tav, energia nucleare e speculazione edilizia proposte dal governo.
Lo stato deve intervenire per la nazionalizzazione di banche e imprese che non garantiscono il mantenimento dell’occupazione e/o il salario, da realizzarsi sotto controllo dei lavoratori e degli utenti, con l'obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle masse popolari, non di salvaguardare i profitti e i mega stipendi dei manager.
Va creato un fondo di intervento per le situazioni di crisi lavorativa, non a carico della collettività, ma drenando almeno una parte dei profitti che, negli ultimi anni le imprese, le assicurazioni e le banche, hanno fatto a scapito dei lavoratori e delle lavoratori, dei piccoli risparmiatori…
Insieme dobbiamo fare una battaglia per l’aumento di stipendi e pensioni e proporre un salario sociale per i disoccupati e i precari di almeno 1000 euro (limite minimo anche per Cig e mobilità). Queste misure si possono coprire economicamente con la cancellazione della riduzione del cuneo fiscale a imprese , banche e assicurazioni e con la tassazione delle rendite finanziarie.


RIVOLUZIONIAMO LIVORNO:
un progetto per un’altra città

La crisi economica sta scaricando i suoi effetti drammatici sulle fasce più deboli della popolazione, ormai sulla soglia della povertà, mentre si estende sempre più verso il basso l’area della cosiddetta fascia grigia, cioè di quella parte di popolazione che vive il   precariato e la disoccupazione, in costante stato di insicurezza economica e sociale.
Di fronte allo smantellamento progressivo del sistema di protezione sociale, da anni diretta conseguenza sia dei "tagli" ai bilanci dei comuni e delle regioni operati dai governi centrali, sia di una politica di "deresponsabilizzazione" delle amministrazioni che ricorrono sistematicamente al sistema degli appalti e delle esternalizzazioni dei servizi, i bisogni sociali individuali e collettivi in questo tempo di crisi sono invece aumentati considerevolmente.
Insomma, si è operato in senso diametralmente opposto rispetto alle necessità imposte dal contesto.

E allora che fare?

La crisi economica che stiamo attraversando, senza eguali dal dopoguerra, lungi dall’essere confinata nell’ambito finanziario, riguarda ormai l’economia reale dell’intero pianeta e trova il nostro territorio particolarmente debole poiché non ancora uscito da quella che lo ha colpito negli anni ’90 con lo smantellamento delle partecipazioni statali che a Livorno interessavano la gran parte della produzione industriale.
Il rischio è che oggi, come allora, si risponda all’emergenza con politiche d’emergenza; che si cerchi di tamponare, come è giusto, l’emorragia occupazionale, ma senza progettualità; senza avere cioè un indirizzo  chiaro di politica economica: quale politica industriale? Riconvertire? E come? In quale direzione?
Fino ad oggi si è scelto seguendo linee imposte di volta in volta dal mercato, dai poteri forti, con una politica industriale povera e spesso limitata dal punto di vista prospettico, come nel caso della componentistica auto. 
La miopia del governo locale si è espressa infatti al meglio quando, nonostante tutti gli indicatori economici segnalassero già il settore della componentistica auto come uno tra quelli maggiormente a rischio, si decideva di reindustrializzare producendo SUV  spacciando l’operazione come “avanzata”. Per carità, il mantenimento dell’occupazione è decisamente la priorità, ma per cortesia non spacciamo una operazione imposta dall’emergenza come una operazione di prospettiva quando gli stessi USA, paese di produttori e consumatori di quel tipo di autoveicolo stanno incentivando la produzione di piccole auto, poco inquinanti e decisamente più economiche.

Con il porto si è seguito lo stesso indirizzo: non si è differenziato e si è puntato quasi esclusivamente sul traffico auto che ha occupato tutte le aree disponibili ed ora rischia  e non poco, in conseguenza del crollo delle vendite auto di oltre il 30%. Oggi tutti gridano: le regole! le regole!  perché sono gli operatori i primi a sentire il bisogno della protezione che un sistema di regole efficiente garantisce nei confronti di una concorrenza che potrebbe risultare “selvaggia” in tempo di crisi e liberismo sfrenato; ma purtroppo non è solo una questione di regole; perché ci sia occupazione ci vogliono i traffici e i traffici devono essere differenziati per poter tranquillamente arginare ed ammortizzare qualsiasi futura flessione di questo o quel mercato.

Contestualmente a queste scelte di politica industriale, sul piano urbanistico ci si è lanciati  in operazioni a dir poco “ardite”  come:
il centro commerciale porta a Terra che ha contribuito allo “svuotamento” del centro cittadino e del suo conseguente degrado;
la porta a Mare, operazione chiaramente speculativa che ha già tolto tantissimo al nostro territorio – vedi la cancellazione di attività produttive quali LIPS e CANTIERE NAVALE LUIGI ORLANDO – e tanto ancora toglierà visto il livello di cementificazione previsto.
A fronte di buona occupazione persa – vedi Lips – nessun cenno per quella che sarà – salvo ovviamente per il periodo di costruzione - .

I protagonisti di questa stagione?
Le amministrazioni che si sono succedute negli ultimi 20 anni con Lamberti e Cosimi, le Associazioni datoriali, le strutture sindacali, gli operatori portuali, la Compagnia portuale tutti insieme, nei fatti, con l’opposizione di centro destra.


RIVOLUZIONIAMO IL LAVORO E L’OCCUPAZIONE

Livorno detiene da anni il record negativo delle assunzioni precarie che ormai viaggiano stabilmente sopra 80% del totale.
Insomma, il nostro territorio sta offrendo quasi esclusivamente lavoro precario e insicuro, lavoro che non permette progettualità soprattutto alle giovani generazioni e che incentiva quindi la storica “fuga” dei giovani laureati, che non trovando sbocchi in città cercano opportunità altrove.
Poiché pensiamo che in questo contesto di crisi la precarietà rappresenti la prima fonte di insicurezza sociale individuale e collettiva, non solo l'occupazione genericamente intesa deve essere una priorità.

L’occupazione deve essere buona e quindi per prima cosa dobbiamo chiedere  l’abrogazione della vigente legge 30 varata dal precedente Governo Berlusconi e purtroppo non cancellata dal Governo Prodi  per colpa delle componenti filo-confindustrali della coalizione (tra cui il PD).

A livello locale deve essere fatto il possibile perchè le imprese del nostro territorio si impegnino ad assumere i propri dipendenti a tempo indeterminato:

stabilizzando tutti i lavoratori dipendenti comunali precari;
invertendo il trend  dell’esternalizzazione dei servizi;
condizionando, per quanto non può che essere necessariamente esternalizzato, la concessione di appalti (di produzione e lavoro o di servizi) ad una percentuale di lavoratori assunti con contratti a tempo indeterminato, inserendo nel capitolato di appalto questa caratteristica come vincolo;
rivedendo la complessa situazione dei servizi alla persona e del lavoro sociale che, pur riconosciuto da tutti come uno spaccato del mondo del lavoro importantissimo per la collettività, continua ad essere logorato dalle gare di appalto al minimo ribasso – che vuol dire stipendi più bassi e qualità del servizio inferiore - ;
andando, in tempi abbastanza rapidi e nel rispetto della gradualità dei passaggi necessari a non danneggiare lavoratori e utenti, verso un modello a gestione diretta;
sfavorendo la nascita ed il radicamento di cooperative sociali che non abbiano chiara la missione (cooperativa e no profit) e/o non applichino i contratti collettivi nazionali – sia per la parte economica che normativa - ;
ridando dignità ad un lavoro tanto importante e delicato per la tenuta del nostro tessuto sociale facendo in modo che i lavoratori e soci delle cooperative non abbiano un trattamento diverso da quello riservato ai dipendenti degli enti locali.

Chiediamo per tutto ciò un ruolo primario dell’ente pubblico nella promozione di forme di lavoro stabili e criteri di assunzione trasparenti e partecipati.

Per gli appalti dei lavori pubblici applicare il protocollo sulla sicurezza stipulato tra Regione e Aziende Sanitarie.

Monitorare subito tutte le aziende private (cantieri, fabbriche…) coinvolgendo  lavoratori , associazioni e strutture sindacali perchè sia realmente applicata la legge 626 per la sicurezza sul lavoro.

Nella prospettiva di una auspicata e necessaria Legge Nazionale sul salario minimo
garantito, l'ente locale si fa promotore di forme di sostegno anche attraverso servizi sociali alla persona da modulare a seconda delle esigenze
- contributi per l'affitto, servizi pubblici gratuiti, tariffe e servizi di base gratuiti o agevolati anche attraverso l'innalzamento della soglia minima prevista dall’ ISEE, bonus incapienti -.

A questo scopo è necessario destinare, nella progressione della legislatura,  una quota di reddito sociale  al mercato del lavoro - sostegno al reddito, stabilizzazione
del precariato, integrazione della manodopera straniera -.

Per rendere strutturale questo fondo, potrebbero essere  usati anche, da subito, i risparmi derivati da una forte riduzione del costo della politica con:
diminuzione delle idennità, almeno della metà, di Sindaco, Assessori e Presidenti di Circoscrizioni;
riduzione del numero degli Assessori al minimo previsto per legge, e utilizzo solo del personale comunale per l’équipe del Sindaco;
drastica riduzione dei compensi dei manager pubblici.


PER UNA RIVOLUZIONE ECOLOGICA


1.TRASPORTO


Agevolare l’accesso al servizio di trasporto pubblico con l’applicazione di una politica tariffaria adeguata (età, situazione socioeconomica, ecc.) andando verso la gratuità .
Il trasporto pubblico deve essere sovvenzionato considerevolmente dall’ amministrazione poiché contribuisce all'interesse generale non solo promuovendo lo sviluppo del commercio locale particolarmente nel centro città, ma anche, se inserito in un progetto complessivo di viabilità urbana ed extraurbana, incentivando fortemente l’abbandono della circolazione privata nel centro città a tutto guadagno della salute e della qualità della vita di tutte e tutti.
In quanto poi servizio con forte valenza sociale e fondamentale per la riduzione dell’impatto ambientale, in particolare nei grandi agglomerati urbani, riteniamo importante il suo controllo comunitario.
Potremmo prevedere:
la riduzione del numero dei mezzi a combustione in città, limitando le possibilità di transito delle automobili e dei motorini, per favorire i trasporti pubblici e le circolazioni morbide (a piedi, in bicicletta);
tracciati ciclabili protetti e coerenti;
favorire l'utilizzo della bicicletta creando un servizio di prestito pubblico gratuito con terminali di biciclette che permettano l’auto-divisione o il prestito in libero servizio (vedi esperienze di Milano e molte altre città);
generalizzazione dei corridoi d'autobus in unità proprie protette;
studiare la possibilità di realizzare  una rete tranviaria per rendere la circolazione più fluida e meno inquinante;
servizio con  orari funzionali ai nuovi ritmi urbani: la sera, i fine settimana, la notte, particolarmente attento ai bisogni e alle esigenze di sicurezza delle donne;
creazione di un servizio pubblico di taxi per le persone con problemi di mobilità;
favorire l'utilizzo di veicoli poco o non inquinanti per il trasporto merci;
sostegno  ai “negozi di prossimità” che generano meno spostamenti rispetto agli ipermercati.

Lo sviluppo del trasporto pubblico così come noi lo intendiamo, con la conseguente riduzione del traffico che ne deriverebbe, porterebbe inoltre alla drastica riduzione degli infortuni sul lavoro in itinere che rappresentano il 50% degli infortuni  mortali sul lavoro.

      2. PARCHEGGI

Congelamento delle costruzioni di parcheggio nel centro della città  e la sistemazione in periferia di parcheggi controllati e collegati efficacemente alla rete di trasporto comune.
Un sistema di parcheggio gratuito per i soli residenti del centro città.

      3. RIFIUTI

No al raddoppio dell’inceneritore e seguenti priorità operative:
chiusura dell'inceneritore per soluzioni meno pericolose per la salute e sostituzione dell’incenerimento con la raccolta differenziata per il riuso;
riduzione della produzione di rifiuti imponendo la raccolta differenziata porta a porta e il riciclaggio di alta qualità. La raccolta differenziata può diventare, per il territorio,  oltre che uno strumento di difesa ambientale, anche un’ ottima  occasione  occupazionale ed economica;
riordino complessivo dell’AMPS , della sua gestione e dei suoi compiti con coinvolgimento del personale e degli utenti in merito a scelte e  priorità; 
aprire una riflessione sulla tassazione dei rifiuti poiché un servizio efficiente, deve fare in modo che venga premiato chi opera bene, rispetto a chi inquina; 
sviluppare il recupero della carta nelle amministrazioni, nelle scuole, nelle grandi imprese (tutti i luoghi dove c'è un forte consumo)...stimolando ad esempio l’uso della modulistica elettronica al posto del cartaceo. Utilizzare quindi in tutti gli uffici comunali il Software libero cosa che potrebbe liberare risorse economiche considerevoli da destinare ad altro;
sfavorire l’uso della carta come strumento pubblicitario.
un sistema che faccia pagare alle imprese il costo sociale degli imballaggi eccessivi.

Potremmo pensare ad un  sistema – peraltro già sperimentato con buoni risultati nei 23 comuni di Treviso - che si caratterizza per la raccolta porta a porta e per una tariffa applicata a ciascuna utenza commisurata all'effettiva produzione di rifiuto, secondo il principio "chi inquina paga", valorizzando così i comportamenti migliori. L'utente paga una quota fissa e una quota variabile, diversa a seconda del numero di svuotamenti del contenitore del secco non riciclabile effettuati, rilevati tramite un transponder al momento della raccolta. Il sistema è reso inoltre efficiente dalla presenza di ecosportelli ed ecovigili che rilevano e sanzionano i comportamenti scorretti. Un sistema questo che ha permesso il raggiungimento di un'elevata percentuale di raccolta differenziata: una media del 77% nei 23 comuni dove nel 2006 è stato sperimentato.
     
       4. ENERGIA

Non c'è ombra di dubbio che manchi una politica energetica nazionale, regionale e locale degna di questo nome ed in questo contesto noi riteniamo che  definire una strategia energetica più in sintonia con i cittadini, con l'ambiente e con il tessuto produttivo del territorio sia una priorità.
Come?
Con la massima valorizzazione del risparmio, dell'efficienza energetica e soprattutto con il ricorso alle fonti rinnovabili, in "primis" eolico e solare che meno inquinano, garantiscono un’aria più salubre e fatture meno costose;
diversificando e riducendo al minimo  l'approvvigionamento dei combustibili e del gas quando si debba, necessariamente e in via del tutto temporanea, ricorrere a queste fonti energetiche;
evitando da subito il ricorso al carbone anche se "pulito";
con investimenti anche locali (oltre che regionali ed europei)  per sviluppare attraverso la ricerca l’ utilizzo  delle energie rinnovabili più adeguate alla geografia dei bisogni energetici del territorio. A tale scopo potremmo rivedere i rapporti che Livorno ha già, per la logistica, con l’università degli studi di Pisa;
proponendo alla cittadinanza di aprire un dibattito per un piano energetico cittadino;

riconvertendo in tale direzione gli spazi lasciati dalla deindustrializzazione;

dicendo No al rigassificatore che invece  produce  energia inquinante e pericolosa;

facendo si che i piani regolatori e le operazioni di ristrutturazione urbanistica, tengano conto delle moderne teorie e tecnologie finalizzate al risparmio energetico;

imponendo, in fatto di risparmio energetico, norme ambientali rigorose per gli edifici pubblici e per  le imprese;

ottimizzando la rete di illuminazione urbana., sostituendo tutte le lampade del servizio pubblico e delle amministrazioni con lampade a risparmio energetico, curandone successivamente il corretto smaltimento;

sensibilizzando i cittadini ad un controllo della domanda di energia.

        5. INQUINAMENTO

Da questa crisi economica dobbiamo uscire con una idea di  sviluppo  diversa, che metta al centro l’uomo e l’ambiente, non  lo sfruttamento per il profitto.

Nel nostro territorio il rischio è che il costo della bonifica necessaria per l’inquinamento causato dai grandi gruppi industriali che stanno smantellando le loro produzioni locali, malgrado i favolosi utili realizzati negli ultimi anni dagli stessi gruppi, ricada unicamente sulle spalle dei cittadini. Il governo ha già fatto sapere che non ci sono risorse disponibili neppure per quei siti dove la sua responsabilità è diretta come nel caso ENI.
Tutto ciò è inaccettabile e rende necessaria una giusta ed inderogabile campagna di risarcimenti.
Da subito:
aprire uno studio sulla situazione ambientale di Livorno e zone vicine, coinvolgendo     Asl, medicina democratica, centri di ricerca, strutture sindacali, comitati territoriali , di difesa ambientale e della salubrità dei posti di lavoro…ecc ,  per creare una mappatura  completa ed aggiornata della situazione sociosanitaria e ambientale del nostro territorio;
fissare limiti più restrittivi per le emissioni inquinanti sia in acqua che in atmosfera, con una riduzione media almeno del 20%;
abolire ogni forma di inquinamento visivo a causa della pubblicità commerciale.

         6. AGRICOLTURA

Divieto, sul territorio locale,  di coltivazione,  produzione,  confezionamento e  commercio dei prodotti alimentari OGM.
Uso di prodotti locali, biologici sicuri e no OGM, nelle mense delle scuole  pubbliche.
Aiuto ai produttori agricoli del biologico che sul territorio comunale lavorano per la  salvaguardia di specie autoctone minacciate.
Agevolazioni che favoriscano lo sviluppo di GAS (Gruppi di Acquisto Solidali) ad esempio concedendo in comodato d’uso gratuito locali ai gruppi che si vorranno formare.

RIVOLUZIONIAMO I SERVIZI PUBBLICI

Come?
Con la valorizzazione del servizio pubblico e della sua qualità rifiutandone in primo luogo la  privatizzazione.
con la ripubblicizzazione  dell’ASA;
con investimenti per lo sviluppo della qualità del servizio e conseguente occupazione negli asili;
con una ridiscussione della gestione AMPS;
con investimenti nel il trasporto pubblico locale;
con un occhio di riguardo e quindi destinazione di risorse alle strutture d'accoglienza per persone non autosufficienti, a scuole,  biblioteche,  centri sociali culturali e sportivi.

1.ACQUA

E’ opportuno ricordare che la legge 133 del 6 agosto con l’articolo 23 bis ha classificato l’acqua come un bene di rilevanza economica e obbligato i Comuni alla messa a gara di tutti i servizi pubblici locali, acqua compresa. Contro questa decisione del Governo sono stati opposti, da parte di alcune Regioni, ricorsi di costituzionalità ma è indubbio che la decisione del Governo abbia fortemente condizionato l’autonomia di Regioni, Province e soprattutto Comuni.
L'acqua  è un diritto inalienabile ed insostituibile fonte di sussitenza e sopravvivenza di tutti gli esseri viventi del pianeta. E' quindi un fondamentale diritto di cittadinanza che viene rispettato solo se garantito da una funzione pubblica svincolata da logiche di mercato. Pertanto gestione ed erogazione devono essere affidate ad enti che non perseguono  profitto e totalmente in mano pubblica.
Poiché diritto fondamentale di cittadinanza, riterremmo opportuna la costituzione di un comitato di controllo partecipato al quale concorrano attraverso la rappresentanza, utenti, associazioni, lavoratori, istituzioni.
Quindi ritorno ad un controllo comunale della gestione/distribuzione dell'acqua e protezione/ preservazione della falda freatica. Solo il controllo pubblico può inoltre garantire una politica tariffaria  vincolata  ai bisogni della popolazione e non alla speculazione.
Dovrà esserci una quota di consumo esente da tariffa, mentre andranno rivalutate le tariffe previste per le attività produttive industriali, vere divoratrici di acqua .
Le priorità operative:
ristrutturazione della rete di distribuzione poiché lo spreco d'acqua dovuto alle fughe è colossale;
miglioramento della qualità dell’acqua e incentivazione al suo uso in alternativa  al consumo di acqua in bottiglia di plastica – spesso l’acqua in bottiglia ha una composizione organolettica peggiore e costa molto di più - ;
predisporre punti pubblici di distribuzione di acqua filtrata e quindi potabile;
puntare al recupero delle acque pluviali, anche per gli spazi verdi pubblici e in tutte le attività possibili.
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         2.  PICCOLA INFANZIA

Premessa.
Già dalla precedente legislatura, anche a causa dei  tagli dei trasferimenti operati dai governi che si sono succeduti,  è stata intrapresa la via  dell’esternalizzazione dei servizi. Sono stati infatti appaltati tutti i servizi  escluso – e non a caso - quello educativo, rispetto al quale abbiamo condotto una dura battaglia di opposizione, riuscendo per ora a fermare il processo  - almeno per i nidi comunali -  poichè soprattutto per  la fascia 0-6, cioè quella che comprende nidi e scuole d’infanzia, la qualità è indiscutibile: da anni  “fiore all’occhiello” del nostro territorio, una avanguardia a livello nazionale  per la qualità della programmazione, dei progetti educativi e della formazione continua  del personale .

 A fronte di un aumento della domanda, il numero delle strutture pubbliche è rimasto lo stesso e si è proceduto, per sopperire alle necessità, a stipulare convenzioni con strutture private
Questa scelta ha comportato una indubbia marcata riduzione qualitativa del servizio  e una notevole spesa per le famiglie e per l’amministrazione.

Le priorità operative:
monitoraggio di tutte le strutture scolastiche di competenza dell’amministrazione comunale per verificarne la messa a norma;
contenimento e tendenza alla gratuità del costo del servizio in modo da consentirne l’utilizzo a tutte le famiglie (attualmente è gratuito solo per redditi inferiori a 4900€ annui, ed ha un costo di 350€ mensili  a partire da redditi di 20.000€ anno);
destinazione di risorse adeguate a quelle strutture che intervengono sui problemi del disagio scolastico e familiare anche per attività extrascolastiche ed estive, oltre al potenziamento dello sportello di ascolto per giovani , adolescenti e adulti che hanno relazioni significative con loro;
procedere da subito con l’espletamento delle procedure concorsuali che riguardano l’assunzione di insegnanti di nido e scuola di infanzia – il concorso è stato indetto la primavera scorsa -  per riattivare il turn over e continuare a garantire la qualità.

La creazione di asili è una priorità: la domanda si discosta dall’offerta per migliaia di posti. Questa penuria penalizza l'attività e l’indipendenza delle donne. Tutti i genitori che lo desiderano devono potere ottenere un posto in asilo comunale, vicino al loro domicilio o al loro luogo di lavoro, indipendentemente dalla loro situazione professionale.
Creazione quindi massiccia di asili e di servizi di custodia dei bambini in asili di piccola dimensione con una più grande ampiezza oraria d'accoglienza dei bambini.

          3.  ANZIANI
 

Le priorità operative:
favorire tutte le iniziative che mirano a rafforzare i legami intergenerazionali, favorendo in particolare il rapporto tra pensionati e  strutture d'accoglienza della piccola infanzia attraverso attività comuni : cultura, sport, svaghi, pasto...;
sviluppo dei servizi
toriali di aiuto alla persona, affinché nessuno che ne abbia la necessità  ne sia escluso;
mantenimento dell’aiuto domiciliare con personale medico-sociale adeguatamente formato per coloro che ne hanno necessità e lo desiderano. terriPer l’anziano autosufficiente, soluzioni abitative "miste", di caseggiati non composti solo da anziani, con possibilità di accedere a mense e servizi sanitari facilmente raggiungibili (anche trovando forme di accordo con i medici di base), dovrebbero essere anche affiancate dalla possibilità di accedere a spazi verdi e luoghi di cultura, anche attraverso una diversa concezione del servizio pubblico (i piccoli autobus o i taxi per gli anziani).
In definitiva il rilancio di una forma di welfare, che consentirebbe anche l’impiego di forza lavoro giovanile, anche qualificata, costituirebbe anche un risparmio rispetto a forme di puro assistenzialismo o di abbandono che finiscono per incrementare il tasso di fragilità e l’insorgere di patologie invalidanti.D’altra parte per quanto riguarda gli anziani e le persone non autosufficienti in genere, l’assistenza domiciliare, oggi troppo sporadica, andrebbe fortemente incrementata, e creati nuovi posti per i ricoveri temporanei o la presenza solo diurna nelle rsa o in strutture alternative, più a misura di "persona" e che non evochino un ambiente ospedalizzato, anche grazie alla presenza di personale preparato attraverso corsi di aggiornamento e tirocinio (vale anche per i volontari).

Per tutte le questioni, e specie per quelle più gravi ed urgenti riguardanti il problema sociale e sanitario, sarà necessaria rilanciare il ruolo dei consultori e di presidi territoriali, con la presenza anche di sportelli di ascolto attivi e qualificati.

Le persone anziane non autosufficienti devono potere scegliere della loro vita indipendentemente dai loro redditi.

        
       
4.  SALUTE

Il Servizio Sanitario Pubblico è ormai sotto attacco da 20 anni a livello nazionale con la trasformazione delle unità sanitarie locali in aziende, il blocco di qualsiasi politica territoriale e di prevenzione, la chiusura di ospedali e servizi periferici  e le massicce esternalizzazioni. La Regione Toscana titolare del servizio sanitario ha certo limitato le privatizzazioni, ma ha chiuso numerosi presidi periferici e soprattutto ha operato una scelta di limitazione della qualità dell'assistenza ospedaliera a tre realtà principali : Pisa, Firenze e Siena e le loro realtà ospedaliere attraverso l'alleanza tra una classe burocratica amministrativa, le baronie universitarie ed i medici di base. Questa politica ha inevitabilmente penalizzato la sanità ospedaliera periferica, le politiche di prevenzione e  bloccato lo sviluppo della sanità territoriale. La sanità livornese è stata fra le più penalizzate da questa politica regionale. Per questo la città può e deve svolgere un ruolo importante nella politica sanitaria: prevenzione, istruzione ed offerta di cure di alta qualità.
Qui, per ovvie ragioni di spazio,  si vogliono esporre le nostre considerazioni e le proposte su alcuni punti critici.
Prevenzione:
messa in atto di una politica di prevenzione con un servizio sanitario in stretto rapporto con le istanze regionali. La sua missione sarà, oltre all'inventario dei rischi (inquinamenti, anche sonori e visiva, sorveglianza dei rifiuti e degli impianti pericolosi, rischi legati all'insalubrità della struttura come l'amianto...), la valutazione delle necessità e la valutazione delle politiche sanitarie;
mappatura degli edifici per la presenza di amianto (stanno aumentando esponenzialmente i casi di mesoteliomi da contaminazione ambientale e non lavorativa);
bonifica dei territori da ogni forma di inquinamento (di nuovo amianto, metalli pesanti, ma anche rumore, rifiuti, emissioni in atmosfera);
rafforzamento della cornice medica ed infermieristica nell’ambiente scolastico.
Sanità Territoriale:
rafforzamento e aumento di numero  dei distretti sanitari con la presenza di personale sanitario qualificato, facendo si che queste strutture si trasformino da mere stazioni amministrative in strutture operative dove si  faccia prevenzione e cura di alta qualità.
rafforzamento dei servizi di cure domiciliari con personale medico e infermieristico;
Pronto Soccorso:
ogni anno, 90 mila livornesi si rivolgono al P.S. cioè un cittadino su due vi si reca almeno una volta. Il nuovo pronto soccorso ha fallito i suoi obiettivi, perché non si è modificato niente a monte nella medicina territoriale e si sono peggiorate le cose a valle con la diminuzione record dei posti letto ospedalieri. Gli attuali problemi non si risolvono certo con la mossa fuorviante del cambiamento del responsabile, ma potenziando la sanità territoriale ed aumentando i posti letto del nosocomio.
Ospedale:
rafforzamento dell'entità delle prestazioni e della loro qualità con aumento dei posti letto. Ad esempio il Servizio di emodinamica, una procedura salvavita in caso di infarto, che a Livorno è aperto tre mezze giornate a settimana: questo significa che  chi è colpito da infarto negli altri giorni deve essere trasportato a Pisa. Bisogna far cessare  questa vergogna disponendo la sua operatività 24 ore su 24 come nel resto della Toscana;
interruzione del passaggio  dell'assistenza ospedaliera al modello ad “ intensità di cure”. Tale profonda trasformazione deve essere preceduta da una sperimentazione, seguita da rigorosa verifica e lunga transizione, altrimenti rischia di essere solo una operazione di cassa;
l'attuale Amministrazione propone lo spostamento dell'ospedale a Montenero. Rifiutiamo questo modo  propagandistico ed estemporaneo di affrontare la questione, dopo avere speso ingentissime risorse nella riqualificazione della vecchia struttura. La scelta di un eventuale spostamento deve essere preceduta da una approfondita analisi tecnica e logistica e sottoposta a referendum popolare. La vecchia area deve rigorosamente rimanere pubblica e destinata a servizi pubblici.
Società della Salute:
Siamo contrari a un carrozzone burocratico, imposto per legge regionale, che permetterà ai privati di entrare nella gestione della sanità pubblica. Si deve creare  un regolamento che vieti a qualsiasi privato fornitore di beni o servizi  di entrare nella sua gestione.

RIVOLUZIONIAMO L’EDILIZIA E IL TERRITORIO

Costruire edifici economici dal punto di vista energetico e valorizzazione delle energie rinnovabili
Favorire la diversità della composizione sociale per evitare la creazione di “ghetti” con la costruzione e la riqualificazione degli alloggi sociali.
La risposta sul problema abitativo costituisce l’emergenza assoluta, per la quale esistono già molte proposte all’interno del programma.
Ma veramente drammatica è la questione dei senza tetto, stranieri e non, per i quali devono esistere anche soluzioni di emergenza che sostituiscano, con posti letto da reperire ad esempio nei reparti inutilizzati del Pascoli e/o in altri spazi non "ghettizzanti", quella che era la funzione del tradizionale dormitorio.
Inoltre porteremo avanti, anche a livello legale, la questione del diritto all’anagrafe e alla residenza, sul modello della battaglia portata avanti dagli avvocati di strada di Bologna.

Per le scuole cittadine, di ogni ordine e grado, di concerto con le altre amministrazioni, va concordato un piano straordinario di controllo e di messa in sicurezza degli edifici e trovate soluzioni alternative in caso di problemi strutturali  di inagibilità o di strutture inadatte.

          1.  AFFINCHÉ’ SI CREINO PIÙ ALLOGGI SOCIALI.

Per lavoratori e lavoratrici, soprattutto giovani alle prese con la progettazione del proprio futuro, la ricerca della casa, di una abitazione dignitosa ed economica, è diventata un incubo.
La lotta alle speculazioni immobiliari è quindi per noi una priorità e pertanto riterremmo opportuno:
la requisizione delle case sfitte;
la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente;
la reintroduzione di forme di controllo del canone di affitto a garanzia che   tutti e tutte possano avere un alloggio dignitoso;
la sperimentazione di alloggi popolari a basso costo “comunitari” dove ci siano spazi in comune (cucine,  lavanderie..) per favorire l’indipendenza delle giovani generazioni;
l’obbligo di una quota di alloggi sociali in ogni nuovo programma immobiliare indipendentemente dalla zona;
la garanzia di totale trasparenza  nell'attribuzione degli alloggi sociali;
no alla  svendita  del patrimonio abitativo sociale;
la priorità di accesso  ai  precari, alle persone in difficoltà da lungo tempo, alle donne vittime di violenze coniugali;
la creazione di formule d'alloggio intermedie come "pensioni famiglia" e "luoghi di vita";
l’apertura di un centro d'alloggio per i candidati all'asilo politico, per le persone straniere in attesa di documentazione  o che sono in attesa  avendo in corso procedure amministrative;
operazioni di rinnovo urbano con il coinvolgimento attivo dei residenti che prevedano anche, quando necessario, demolizione e ricostruzione.

In sostanza:
l'alloggio sociale è una delle nostre priorità.

          2.  COMMERCIANTI ED ARTIGIANI

Anziché promuovere lo sviluppo delle grandi distribuzioni sarà data precedenza ai “negozi di prossimità”.
Occorre disincentivare un ulteriore sviluppo, estensione o instaurazione di grandi distributori ed incentivare il  “negozio di prossimità” valorizzandone la specificità con misure da discutere insieme a cittadini e commercianti.
Avviare processi di rilancio  complessivo del centro cittadino e dei quartieri popolari.

          3.  RIDARE VITA AL CENTRO CITTADINO E AI QUARTIERI

Una città che,con strutture grandi e piccole, favorisce l'incontro e il dibattito, il divertimento e l'impegno, è una città viva e sicura.
A tale scopo noi riteniamo che:
la struttura che da anni Corea aspetta , il centro civico, debba essere terminata e consegnata ai cittadini  e diventi, con il contributo delle associazione e dei comitati presenti nella zona ,un luogo di aggregazione, di produzione e promozione culturale e di eventi;
la vecchia casa della cultura ristrutturata , debba diventare da subito una struttura aperta e autogestita;
la fortezza nuova per la struttura e la posizione debba diventare una zona verde di cui  i cittadini possano fruire e che  pertanto debba essere tutelata  e curata nelle sue aree a verde; ristrutturata e soprattutto mantenuta attraverso un servizio di manutenzione adeguato. Gli spazi  della fortezza si prestano, se ben utilizzati, per feste, iniziative, momenti d'incontro e quindi riteniamo necessario aprire un dibattito sul suo utilizzo e la sua cogestione;
sia necessario un censimento di tutte le strutture e sale del comune e delle circoscrizioni perché questi spazi possano essere utilizzati al meglio per stimolare il dibattito politico, sociale e culturale in città .
In questa ottica deve essere trovato un luogo , con il coinvolgimento dei diretti interessati, di una Casa dello studente, dove il movimento studentesco, i comitati di scuola e di lotta possa autonomamente ritrovarsi, con : accesso internet, mezzi di stampa. Ecc
Recupero delle Terme del Corallo vero e proprio “scandalo” di abbandono e incuria

RIVOLUZIONIAMO LA PARTECIPAZIONE E LA    DEMOCRAZIA

Adottando in maniera sistematica i bilanci partecipativi decisionali;
valorizzando lo strumento referendario: il referendum deve poter essere sia abrogativo che propositivo, con riduzione delle firme necessarie per promuoverlo;
rafforzando i diritti sociali e cittadinanza, ad esempio attraverso il diritto di voto e d'eleggibilità per tutti i residenti stranieri. Non c'è democrazia senza diritti.

      1.  PER L’UGUAGLIANZA DEI DIRITTI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI

Le discriminazioni sociali, razziste, sessiste, omofobiche,  vanno combattute perchè sono contro il  valore dell' uguaglianza:
creiamo spazi collettivi per il sostegno giuridico e  materiale delle vittime di discriminazioni;
sviluppiamo la formazione e la qualificazione del personale comunale e dei servizi sociali  alla  lotta contro le discriminazioni;
la laicità delle istituzioni pubbliche è secondo noi fondamentale. Pertanto si deve istituire da subito il Registro delle Unioni Civili e di Fatto per dare ai conviventi - di ogni orientamento sessuale - gli stessi diritti che hanno le coppie sposate ed impedire discriminazioni riguardo all'accesso ai servizi;
sosteniamo il lavoro sulla storia e la memoria dell'immigrazione;
rifiutiamo la legge di prevenzione della delinquenza che stigmatizza una parte della popolazione e le parti sociali. La campagna ideologica della destra sulla sicurezza, fatta propria dal centrosinistra e dalle sue amministrazioni, è una vera e propria fonte di creazione di insicurezza reale oltre che percepita : qualsiasi atto non conforme viene trasformato in reato “criminale”.
Le diseguaglianze sociali si perpetuano attraverso le diseguaglianze d'accesso all'istruzione, alla formazione, all'alloggio, ai servizi pubblici ed alle strumentazioni collettive e con le scelte di questo governo rischiamo un futuro fatto di città “private” - tipo ghetti di ricchi sotto protezione poliziesca -, circondate da zone dove i servizi pubblici sono assenti e il degrado avanza -zone di poveri sotto controllo poliziesco -?
Il disagio popolare esiste ma va combattuto con la democrazia, la partecipazione, la presenza del pubblico sul territorio.
Proprio perché i servizi pubblici abbandonano le zone “difficili” l'insicurezza in quei luoghi progredisce. Occorre riportare i servizi pubblici nelle zone popolari e ritornare a fare “comunità”
Le priorità operative:
forte sostegno alle strutture associative di prevenzione e d'aiuto alle vittime di violenza, luoghi d'accoglienza, d'ascolto e di relazione (con numero verde e sito Internet);
la   polizia comunale non si deve sostituire al ruolo della polizia, ma deve essere una presenza fondamentale sul territorio per il controllo non punitivo della viabilità , la difesa ambientale e il rispetto delle norme di legge sui cantieri edilizi; deve essere, in sostanza, uno strumento di risoluzione e pacificazione delle situazioni di conflitto; no ai “vigili sceriffo”. La polizia municipale deve assurgere ad un ruolo di aiuto e  sostegno, più che punitivo; esistono già i corpi di polizia per gli altri compiti e per questo motivo il loro intervento non può e non deve essere armato.
 

2.  CONTRO IL RAZZISMO, PER IL COINVOLGIMENTO DEI LAVORATORI STRANIERI

Da tempo nel nostro paese si sta coltivando una politica di criminalizzazione dello straniero: leggi che si inventano addirittura il reato di clandestinità, che chiedono ai medici di denunciare i malati non in regola, classi divise per nazionalità - quando per censo e stato sociale? - , ronde fasciste e no….tutto questo mentre una crisi economica colpisce e impoverisce i lavoratori e soprattutto quelli precari…
Il razzismo non è solo governativo, ma sta permeando anche settori ampi della popolazione.
Si è lavorato di cesello per spostare l’attenzione dalle questioni politiche ed economiche vere su ipotetiche  “responsabilità”  del cittadino straniero che ruba il lavoro e comunque è di “indole” delinquenziale… E anche sul piano locale non si lavora in modo molto diverso:
i lavoratori stranieri sono ghettizzati in quartieri degradati, tollerati quando sono utili nella gestione degli anziani…mal sopportati per il resto.
Chiaramente l’amministrazione comunale non può risolvere da sola problemi di tale portata, ma può dare indicazioni e trovare soluzioni almeno per alcune questioni strettamente inerenti la convivenza civile della nostra comunità.
Contro tutti i fascismi e razzismi  l’amministrazione comunale:
non deve tollerale che sul suo territorio  si svolgano iniziative  e celebrazioni che si rifanno al fascismo vecchio e nuovo  o che abbiano chiari riferimenti razzisti;
deve creare un Osservatorio Antifascista, per il monitoraggio delle attività antidemocratiche o di chiaro stampo razzista;
deve operare perché l’accesso alle sue strutture sanitarie sia libero e senza timori di denunce o altro; il diritto alla salute è un diritto costituzionale;
deve operare perché la composizione delle classi scolastiche rispetti criteri educativi e non criteri razziali.

Le priorità operative:
creazione di un ufficio immigrati istituzionalizzato dell'amministrazione comunale con personale qualificato che affronti tutte le tematiche relative alla situazione degli immigrati presenti sul territorio, avvalendosi della collaborazione dei soggetti appartenenti alle diverse comunità;
creare un canale di confronto permanente con la questura e la prefettura sulla reale situazione degli immigrati che ancora aspettano il rinnovo del permesso di soggiorno o il rilascio dello stesso che è fermo al decreto flussi di ingresso del 2007;
approntare, da subito, uno spazio per i venditori ambulanti, come esiste già da tempo in altre città italiane, evitando così i conflitti fra venditori ambulanti e commercianti livornesi;
 salvaguardare con iniziative le zone considerate dai livornesi “ghetti di malaffare”, ad esempio via dei Terrazzini e strade adiacenti;
dare finalmente il diritto di voto alle donne e agli uomini immigrati presenti sul territorio livornese che pagano le tasse comunali, che pagano gli asili comunali, ma che non hanno il diritto di esprimere il proprio “pensiero politico”;
fare accordi con i proprietari di appartamenti e contribuire, almeno per i primi 6 mesi,
per un affitto equo, e, soprattutto, a salvaguardia della differenza di colore, nazionalità, cultura e religione;
libertà di accesso, per i concorsi pubblici dell’amministrazione, ai lavoratori e alle lavoratrici straniere.

PER UNA CITTA’ DI PACE

L’amministrazione comunale insieme alle altre amministrazione interessate deve aprire immediatamente un percorso per la riconversione di Camp Darby,
Non si parte da zero. Vi sono contatti, ricerche, studi che indirizzano in tal senso e soprattutto vi sono disponibilità - a livello delle Università di Pisa e di Firenze, della Direzione del Parco di San Rossore e di altri organismi scientifici - ad approfondire le questioni e ad aprire confronti più ampi, a costruire un vero e proprio progetto (od anche più progetti):
un Centro internazionale per i Volontari di Pace e/o una struttura, anch’essa internazionale, relativa alla Protezione Civile, e/o un grande ambiente naturale – vedi Parco di san Rossore -.
Ogni progetto di riconversione deve fare i conti, in primo luogo, con la necessità di individuare posti di lavoro per coloro che oggi sonno occupati all’interno della base – potrebbero da subito lavorare alla bonifica del territorio che ovviamente dovrà essere a carico agli attuali occupanti -.

Si deve fare una politica per la pace, una politica  che rifiuti il ricorso alla guerra e alla violenza  e per perseguire questo obiettivo:
si devono attivate iniziative concrete di solidarietà con le popolazioni che subiscono le violenze dei conflitti attraverso gemellaggi che con aiuti economici, formativi e culturali inneschino  meccanismi virtuosi di scambio.
Il tema della Pace e dell'avversità a tutti i conflitti armati deve essere centrale nell'educazione delle giovani generazioni.
Il Comune di Livorno si deve dichiarare "Città della pace" e ciò significa per il nostro territorio: 
adoperarsi per essere di ostacolo a qualsiasi attività di tipo bellico;
escludere ogni possibilità di installazione di strutture militari;
garantire che l’uso del territorio e delle infrastrutture in esso presenti sia vincolato ad un’economia civile e di pace (es. opponendosi al passaggio sul territorio comunale di mezzi che trasportino armi o attrezzature belliche);
coltivare la memoria storica mediante la diffusione nella scuole del dibattito sulla storia contemporanea in genere ed in particolare sul fascismo, la resistenza, la nascita della nostra carta costituzionale;
valorizzare la celebrazione di feste civili come il 25 aprile e il 1 maggio con maggiori investimenti.
intitolare vie e/o Piazze a partigiani (es. Giovanni Pesce), ad altri soggetti repressi per aver promosso o aver partecipato a lotte sociali e politiche, in memoria delle "stragi di Stato".

RIVOLUZIONIAMO LA CULTURA

Per noi, la cultura non è un semplice "intrattenimento": è emancipatrice alla stregua dell'occupazione, l'alloggio, la salute; è una necessità sociale e dunque un diritto di tutti.
Pertanto:
si devono  rispettare e sostenere le iniziative alternative, i luoghi culturali autonomi e gli squats, che spesso svolgono un ruolo allo stesso tempo sociale e politico oltre che culturale;
si devono valorizzare i "centri sociali" autogestiti che favoriscono iniziative cittadine ed associative.

Le priorità operative:
elaborare una reale politica d'istruzione artistica: potenziando le pratiche attuali e favorendo l'intervento di progetti e di gruppi artistici nell'ambiente scolastico e parascolastico;
aprire le strade, vie, e ogni spazio pubblico utile ai vari progetti e moduli di espressione culturale ed artistica.
creare una carta cultura che permetta di modulare le tariffe culturali in funzione del reddito;
gratuità di tutti i musei comunali.

RIVOLUZIONIAMO L'USO DELLE RISORSE, PER LA GIUSTIZIA FISCALE

E’ necessario rompere con il dogma del "debito zero". Le istituzioni insieme agli altri soggetti sociali devono avere un ruolo conflittuale e di proposta nella gestione delle risorse per i servizi pubblici e per i bisogni dei cittadini;
il comune e le altre amministrazioni devono lavorare per eliminare l'evasione fiscale sulle tasse e sulle tariffe, in modo da poter rivedere il calcolo delle imposte locali  e  ridurre le disuguaglianze;
devono essere usate e incentivate le professionalità della macchina comunale senza ricorrere alle consulenze esterne – che pesano tantissimo nel bilancio comunale -;
Il nostro comune, insieme alle altre amministrazioni, deve aprire una discussione e lottare  perché la Cassa Depositi e Prestiti, tutelata e garantita dallo stato , diventi l’ente dove  sia possibile rivolgersi per prestiti e finanziamenti a tasso 0, in maniera da non dover dipendere dalle banche, che oltre ad avere tassi esosi, cercano di entrare nella gestione della cosa pubblica, (Monte dei Paschi di Siena con la vicenda ASA, per esempio).