RICCI ED EFFETTO VENEZIA NON SONO INTOCCABILI
“Chi
critica Effetto Venezia è un poveraccio, uno che ha deciso di
suicidarsi, visto che il 98 % dei livornesi dimostra di gradire la
manifestazione”.
Questa la “summa” del pensiero di Michelangelo
Ricci (in una recente intervista), dal 2005 direttore artistico della
manifestazione.
Ciò che appare al centro della polemica del Ricci -
cioè il ruolo e il compenso del direttore artistico – deve essere
inserito in un contesto più ampio. E’ infatti l’intera manifestazione a
difettare in trasparenza e chiarezza.
Effetto Venezia è di fatto un
“gioco” da 500.000 euro che fa interamente capo all’Ufficio Sport e
Welfare del Comune di Livorno (il cui dirigente si porta a casa
annualmente circa 99.000 euro lordi di retribuzione, senza considerare
gli appannaggi dei suoi funzionari di supporto) e malgrado questo, con
l’avvento del “mecenate” Cosimi, si è pensato di designare Ricci (che
proveniva dalla discutibile esperienza del “Teatro del Porto”) come
consulente artistico e pagarlo profumatamente (circa 35.000 euro per
l’organizzazione di un evento che dura 9 giorni!).
Dalla stessa
lettura del Piano Esecutivo di Gestione (strumento fondamentale di
programmazione dell’Amministrazione Comunale) non si capisce bene la
fonte dei finanziamenti di Effetto Venezia. Il tutto è riconducibile
alla voce Welfare (che comprende scuole, asili, assistenza….), del
resto coerentemente alla concezione “cosimo- ricciana” che configura
Effetto Venezia come una manifestazione “per il benessere collettivo” e
non come un festival culturale.
Da qui la richiesta di Cannito di
restituire la responsabilità dell’evento a dirigenti
comunqueprofumatamente retribuiti e il dubbio se sia necessario
mantenere la figura di direttore artistico che si fa fatica a
legittimare sulla base degli indirizzi e degli orientamenti delle
iniziative. In fin dei
conti se è la quantità e il numero degli
spettatori ad essere l’unico metro di giudizio, appare opportuno
ricordare che da sempre Effetto Venezia attira migliaia di spettatori,
anche prima dell’avvento di Ricci.
Il quale dovrebbe piuttosto
ricordarsi che ha un ruolo “pubblico” che deve rispettare e non
sentirsi con la massima disinvoltura espressione di una parte precisa.
E dovrebbe al tempo stesso avere un minimo di umiltà e di rispetto per
coloro che criticano le sue scelte e la sua gestione.
Critiche ed osservazioni che, giuste o sbagliate che siano, stanno arrivando copiosamente da anni.
Quest’anno
da un sondaggio è emerso che il 65 % (oltre 300 persone) dei votanti
esprime un giudizio negativo della Festa, numerose le email di protesta
e di richiesta di informazioni e trasparenza indirizzate ai quotidiani
e a gli organi comunali preposti. Oltre ad interventi di alcuni
“addetti ai lavori” - artisti in primis- che si lamentano del
trattamento ricevuto.
Considerazioni che meritano rispetto ed
attenzione, e che appaiono più credibili rispetto alle difese di chi,
come il neo consigliere Lamberto Giannini, da anni è coinvolto
direttamente dallo stesso Ricci nel programma di Effetto Venezia, oltre
ad esserlo in spettacoli istituzionali o paraistituzionali.
Insomma,
ancora una volta ci troviamo di fronte a quella “cultura o strategia
del consenso” che, anche a livello locale, sembra opporsi ad ogni
critica e dissenso, contribuendo al devastante fenomeno del “karaoke”
dei cittadini, degli artisti e degli intellettuali (se ancora
esistono), di chi ripete canzoni altrui a orecchio, per cortigianeria,
ignavia o convenienza.
Ufficio Stampa Livorno Libera