10/10/14
Riproduciamo il secondo volantino
distribuito ai cancelli della raffineria ENI di Livorno.
dall'area progammatica
" Il sindacato è un'altra cosa -
opposizione in CGIL"
La strategia aziendale del nuovo Ad dell'ENI Descalzi (“il nigeriano”)
mira ad abbandonare il settore della raffinazione, divisione aziendale in
perdita, e concentrare l’attività di Eni nell’estrazione e vendita. Questo
significa cancellare un’attività di raffinazione da 774mila barili al
giorno in Italia.
I motivi di questo nuovo piano aziendale dell'ENI risultano a tutti
chiari: garantire utili e dividendi agli azionisti.
E l'azienda, per trovare liquidità e mantenere alti i profitti, si sta
dimostrando disposta a smantellare una parte fondamentale delle sue
attività, in modo particolare quelle legate alla raffinazione
(stabilimenti e vendita delle quote della Saipem) che risulta il settore
più in sofferenza.
Sempre più, dunque, sono i dividendi azionari (5,5% negli ultimi anni) a
dettare le scelte dell'ENI, non certo l’utilità sociale dell’azienda
energetica, la tutela dei posti di lavoro e la difesa dell'ambiente.
D'altro canto il governo Renzi, azionista di controllo di Eni, non solo
avalla queste scelte aziendali, ma anzi si fa promotore di nuove politiche
tese ad accelerare i processi di privatizzazione dell'ENI. Da mesi infatti
il governo Renzi sta discutendo se privatizzare ulteriormente l'azienda,
mettendo sul mercato un altro 5% (la quota controllata direttamente dal
Ministero dell’economia).
Ad opporsi ai piani di smantellamento dell'ENI e quindi di un pezzo
importante di una azienda pubblica economicamente e politicamente
strategica, fino ad oggi sono stati solo i lavoratori e le lavoratrici, in
modo spontaneo e conflittuale.
Tuttavia le mobilitazioni di questi ultimi anni, da Gela a Livorno, hanno
solo ritardato le politiche di dismissione ed ottenuto solo delle promesse
- di investimenti, riconversioni ecologiche, di mantenimento della
proprietà e della produzione - che però non sono state mantenute e
periodicamente vengono rimesse in discussione dall'azienda.
Ma intanto i sindacati hanno concesso mobilità, riduzione di posti di
lavoro (300 solo a Gela), accettato tagli o chiusure in cambio di queste
promesse da parte dell'ENI e del Governo.
E' sconcertante verificare come dopo anni dalle lotte che hanno rigettato
l'offensiva dell'ENI, e dopo tanti sacrifici dei lavoratori e delle
lavoratrici, gli apparati sindacali non siano state capaci di contrapporre
un progetto alternativo alle politiche di privatizzazione e di
smantellamento della produzione ENI nel nostro paese, ma si siano limitate
a rinviare i problemi, nonostante la grande disponibilità espressa alle
mobilitazione e alle lotta.
Assistiamo inoltre ad una volontà di divisione dei lavoratori che operano
all'interno di uno stesso stabilimento in base alle diverse categorie e
contratti, in assenza di un progetto chiaro capace di aprire una vertenza
unificante di tutti i lavoratori e lavoratrici: dai chimici ai
metalmeccanici passando a quelli dei sevizi; dai dipendenti diretti ENI a
quelli esterni delle manutenzioni!
Bisogna cambiare strategia!
BISOGNA APRIRE UNA VERTENZA NAZIONALE UNIFICANTE!
I lavoratori devono ribadire con forza che
lo Stato deve riprendere il controllo dell’ENI, imponendo la difesa di
tutti i posti di lavoro, in modo stabile e a parità di diritti e salario,
e una maggiore tutela dell’ambiente e della salute dei lavoratori e della
popolazione, tramite investimenti nella bonifica dei terreni e
nell’innovazione tecnologica tesi ad una maggiore riduzione delle
emissioni nell’aria, e nell'elaborazione di un piano di investimenti
credibile finalizzati ad una graduale di riconversione ecologica e di
bonifica dei terreni e delle falde devastate da decenni di produzione
inquinante.
Si devono quindi definire con chiarezza degli obiettivi capaci di dare
certezze e garantire sia i lavoratori ENI sia quelli della manutenzione e
dei servizi delle imprese esterne che ribadiscano il netto rifiuto della
vendita dello stabilimento di Stagno o la sua trasformazione in deposito.
Questi obiettivi, capaci di dare certezze e garanzie sia ai dipendenti ENI
che a quelli delle imprese esterne della manutenzione dei servizi, devono
essere discussi e articolati senza recedere dal netto rifiuto della
vendita dello stabilimento di Stagno o della sua trasformazione in
deposito.
PER QUESTO ALLE TRATTATIVE DEVONO PARTECIPARE LE RSU E I DELEGATI ELETTI
DIRETTAMENTE DAI LAVORATORI E DALLE LAVORATRICI!
DELLE TRATTATIVE CHE DEVONO ESSERE NAZIONALI PERCHE’ LA DIVISIONE
LOCALISTICA DELLE VERTENZE INDEBOLISCE E NON RAFFORZA LA LOTTA!
Non possiamo delegare il futuro
dell'azienda solo a degli apparati sindacali che fino ad oggi si sono
dimostrati completamenti incapaci di gestire le continue emergenze e i
continui attacchi ai lavoratori e lavoratrici e alle loro condizioni
salariali e occupazionali!
I lavoratori e le lavoratrici dello stabilimento e delle ditte esterne, le
loro RSU e i loro delegati devono avere la capacità di creare un grande
mobilitazione popolare contro i piani dell'azione
È necessario rafforzare le mobilitazioni ed estenderle ai lavoratori
dell’intero gruppo, per bloccare questo attacco e rivendicare che le
immense risorse della più grande azienda italiana non siano solo
nominalmente controllate dallo Stato ma siano poste davvero al servizio
dei lavoratori e dei cittadini.
Ma tale battaglia non può essere disgiunta dalla più generale lotta contro
il governo PD di Renzi/Napolitano/Alfano e al suo pesante attacco ai
diritti democratici dei lavoratori e delle lavoratrici, alle politiche di
austerità e di devastazione sociale.
IL SINDACATO E’ UN’ALTRA COSA -
OPPOSIZIONE CGIL
9 ottobre 2014