Continua lo sfascio della scuola pubblica



In una tarda primavera caratterizzata dal “caos calmo” della campagna elettorale, passa quasi nel silenzio generale l’approvazione, avvenuta il 28 maggio, da parte del consiglio dei Ministri di una prima parte dei regolamenti sulla scuola superiore, già previsti dalla legge approvata nell’ottobre 2008.
E’ vero che la parte più cosciente e combattiva del movimento studentesco non è mai tornata a casa, come dimostrano i recenti episodi di lotta a Firenze e a Torino, dove universitari e medi che manifestavano pacificamente sono stati brutalmente caricati dalla polizia e, in qualche caso, sottoposti a fermo e denuncia.
Ma nelle scuole, anche della nostra città, superiori, medie e elementari, si respira un clima di affaccendamento, relativo agli impegni di chiusura anno scolastico e, nello stesso tempo, di una sorta di rassegnazione di fronte al disastro della scuola pubblica che viene portato avanti dalla cosiddetta  “riforma” Gelmini, nonché dai decreti Brunetta.
 I regolamenti appena approvati, relativi agli istituti tecnici e professionali, prevedono ulteriori pesanti tagli già a partire dagli organici e dalla formazione delle classi (anche delle classi prime il cui orario è stato ridotto a 32 ore settimanali), per cui migliaia di studenti vedranno modificato un percorso scolastico già avviato, anche attraverso la penalizzazione delle discipline tecniche specifiche e negli indirizzi.
Accanto alla pesantezza dei tagli che colpiranno la scuola e l’università, a partire dall’introduzione del maestro unico e dalla restrizione del tempo pieno per arrivare alla drastica riduzione di tutti gli organici dei docenti e del personale Ata, si assiste allo scempio dei diritti sindacali, all’abolizione di fatto del diritto di sciopero e della contrattazione di Istituto, mentre si inneggia alle “novità” sul voto di condotta e sulla reintroduzione dei voti in tutti i livelli di scuola.    
 Occorre misurare a fondo la portata di questo attacco per ritrovare la forza di resistere e costruire da subito forme di lotta contro la deriva autoritaria e corporativa in atto e che rischia di concretizzarsi a partire dal prossimo anno scolastico. Accanto alle lotte degli studenti e del personale della scuola, anche le istituzioni locali dovrebbero esercitare un ruolo di opposizione alle politiche governative, almeno attraverso gli strumenti delle deroghe sugli organici, sull’assegnazione degli insegnanti di sostegno, per fare solo qualche esempio, attrezzandosi in questo nei tempi utili affinché il prossimo anno scolastico non segni l’inizio di una delle stagioni più negative per la scuola pubblica.

                                                                Rosalba VOLPI
                                                                Sinistra Critica Livorno

Livorno, 1-5-2009