Blindati e camionette, sgombero
forzato e repressione sono state le risposte
ottenute dagli studenti del Liceo Enriquez
a dimostrazione ancora una volta che, alla
pacifica richiesta di confronto e dialogo con le
istituzioni di governo sulle innumerevoli
problematiche della scuola, è più facile lasciar
parlare i manganelli, incutere terrore e zittire
le proteste seppur pacifiche.
Provati dalla morte di un loro
coetaneo, Lorenzo Parelli, durante l'ultimo giorno
di alternanza scuola-lavoro mentre forniva
forza lavoro gratuita per i padroni,
rinchiusi spesso in istituti fatiscenti e
sovraffollati in perenne carenza di personale
docente, duramente colpiti dalla pandemia, che li
ha fortemente penalizzati sia sul profilo
psicologico che su quello culturale, preoccupati
per la mancanza di ascolto e risposte ai loro
bisogni, ne hanno ottenuto solo una: la meno
indicata e la più feroce, perché non lascia spazio
di replica e confronto.
Investire sulla scuola e sulla cultura dovrebbe
essere il primo obiettivo di uno Stato che ha a
cuore il proprio futuro, oltre a garantire
l’esercizio reale di un diritto fondamentale
come il diritto allo studio. Uno studio che non
deve essere finalizzato alla produzione
capitalistica, ma alla elevazione e miglioramento
della persona.
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