Finale a sorpresa ma non troppo


A settembre 2008, UNICOOP e Tirrenia firmano un accordo.

Secondo quell'accordo, Tirrenia dovrebbe disdettare con LTM e spostare la linea Livorno Cagliari su UNICOOP Impresa che gli garantirebbe un risparmio di 750.000 euro l'anno: questo, si suppone, se avesse avuto una banchina in concessione.

Dicembre 2008: l'accordo salta. Il Comitato Portuale non può concedere una banchina in concessione, ne può concedere solo una pubblica, per tre mesi, in attesa che si creino le condizioni per il diritto alla concessione.

Ma intanto, com'è possibile a parità di infrastrutture disponibili e senza alcun ribasso delle tariffe, come tiene a specificare il presidente Lucarelli, un risparmio di 750.000 euro l'anno? Dove il risparmio? Se non sulle tariffe, forse sul costo del lavoro?

Quando è iniziato il dibattito su questa vicenda, noi come Coordinamento provinciale di Sinistra Critica avevano messo in guardia dalla evidente volontà politica del Ministro Matteoli di inserirsi nelle frizioni storiche del nostro porto per destrutturarne il sistema di regole pubbliche. Con il “tutti hanno diritto alle banchine” così caro al ministro, non si garantisce la libera concorrenza, si garantiscono solo i più forti e quindi di certo non i lavoratori che in questa vicenda rischiano davvero tutto.

Se è vero che la libera concorrenza tra gli operatori del porto è prevista per legge, è altresì vero che il sistema pubblico di regole ne salvaguarda la correttezza, a garanzia proprio dei più deboli.

Il metodo è sostanza politica e quando ci si muove come si è fatto in questa vicenda, ritenendo di poter tutto in virtù della “vicinanza” ad un ministro dell'attuale governo, ci si schiera inevitabilmente con la destra politica di questo paese che notoriamente, per usare un eufemismo, non si preoccupa certo dei lavoratori.

Le Compagnie e le Cooperative come UNICOOP assomigliano sempre più ad imprese piuttosto che a soggetti autogestiti. La situazione creatasi nel porto di livorno ha origini lontane. La crisi economica che sta attraversando l’Europa ed il nostro paese piomba su una situazione già precaria figlia della privatizzazione della portualità voluta negli anni 80/90.

Il risultato di questo lungo periodo di liberalizzazione è stato:

aumento della precarietà lavorativa;

lavoratori che hanno penali economiche e “rischio di impresa”;

lavoratori senza un contratto certo;

condizioni lavorative diverse, a parità di mansioni, su tutto il territorio nazionale.

Come possono riuscire, questi gruppi dirigenti, ad invertire la tendenza? Da anni dicono che per stare sul mercato si devono fare sacrifici, si riempiono la bocca con le loro teorie economiche portuali; ormai il re è nudo.

Loro difendono queste Compagnie e Cooperative, noi la dignità e la sicurezza dei lavoratori che ormai da una ventina di anni combattono tenacemente e senza sosta per la difesa del diritto al lavoro.

Per il 9 gennaio il presidente dell'autorità portuale ha proposto un tavolo istituzionale per affrontare l'emergenza occupazione che questa sciagurata vicenda ha prodotto; obiettivo salvaguardare i livelli occupazionali del porto.

Quanto uscirà da questo tavolo, a prescindere dai possibili sviluppi che la vicenda sicuramente avrà, darà la misura dell'efficacia del sistema di regole del nostro porto.

Noi ci aspettiamo che siano garantiti i livelli occupazionali, salariali e di sicurezza.

Sinistra critica Livorno