Nichi Vendola e Israele
Di Cinzia Nachira
L'ambasciatore israeliano da Vendola: "Insieme per turismo e gestione idrica"
Nichi Vendola ha una caratteristica predominante: il tempismo. A poco
più di 15 giorni dall’assassinio di Vittorio Arrigoni non si è chiesto
se fosse o meno il caso di incontrare l’ambasciatore israeliano Meir.
Non si è nemmeno posta la stessa domanda riguardo ai grandi cambiamenti
che sono in corso in Medio Oriente e nel Maghreb.
Forse i suoi collaboratori avrebbero dovuto metterlo al corrente del
fatto che l’Egitto del post-Mubarak ha annunciato la riapertura totale
del valico di Rafah, di fatto diminuendo di molto l’efficacia
dell’assedio cui la popolazione civile della Striscia di Gaza è
sottoposta fin dal 2006, per volontà di Israele e della cosiddetta
“comunità internazionale”. Gli stessi collaboratori avrebbero fatto
bene a mettere al corrente il Presidente della regione Puglia che Fatah
e Hamas, dopo quattro anni di divisione geografica e politica (entrambe
conseguenze dirette della politica israeliana), il 28 aprile hanno
raggiunto un’intesa per superare la divisione politica.
Forse, se avesse riflettuto su questi tre elementi, avrebbe capito
(spes ultima dea) che incontrare ora l’ambasciatore israeliano
significa dare un segnale negativo di controtendenza rispetto al vento
di libertà che sta soffiando sul Mediterraneo. Le conseguenze del suo
gesto insensato gesto le pagheremo tutti e tutte. C’è, poi, giusto
bisogno di rimarcare l’ignoranza con cui ha condito quella stretta di
mano. La sua dichiarazione che: “[…] c’è una gamma assai variegata e
ricca di possibilità di relazioni. Israele è un Paese che ha fatto
investimenti straordinari sin dalla sua nascita, sull’innovazione. Un
Paese che ha trasformato aree desertiche in luoghi produttivi e in
giardini, un Paese che si confronta col tema mondiale del governo del
ciclo dell’acqua, dell’energia, dei rifiuti con pratiche di
avanguardia. Penso che la possibilità di sviluppare reciprocamente le
attività turistiche e la tutela e valorizzazione del patrimonio
culturale siano altri elementi importanti di una relazione che con la
mia visita in Israele può raggiungere un punto di svolta”.
Neanche Theodor Herzl, il fondatore del sionismo politico, avrebbe
trovato una formula più fine per nascondere il carattere colonialistico
e razzista dello Stato di Israele. Ci ha pensato, nel 2011, Nichi
Vendola, che rivendica la sua appartenenza al movimento di solidarietà
nazionale e internazionale con i popoli oppressi, repressi e rapinati.
È sconcertante come sia possibile che oggi, mentre gli aerei da guerra
della NATO (compresi quelli italiani) decollano dalle basi pugliesi per
aggredire la Libia, proprio lui rivendichi la “riappropriazione” delle
radici ebraiche della Puglia. La nostra regione è un crogiuolo di
culture che nei secoli si sono integrate e mescolate e certamente non
saremo noi a negare che tra queste c’è quella ebraica. Noi, al
contrario di Nichi Vendola, però, sappiamo che la cultura ebraica ha
poco o nulla a che vedere con la creazione dello Stato israeliano ad
opera dei colonialisti sionisti ed europei a spese del popolo
palestinese e dei popoli arabi della regione. Siamo noi e non lui a
difendere la cultura ebraica, per il buon motivo che Vendola nega
semplicemente la cultura ebraica come valore positivo inserendola a
pieno titolo nel contesto colonialistico ed esclusivistico. Vendola
ignora o, peggio, vuole ignorare che “i deserti trasformati in
giardini” sono le terre da cui un milione di palestinesi sono stati
cacciati manu militari, che le fonti di acqua che fanno “fiorire i
deserti” sono sottratte ai palestinesi. Ignora, Vendola “l’umanitario”,
che Israele ha deviato il corso del fiume Giordano, condannando a una
morte lenta il fiume e le terre circostanti. Per cui è più appropriato
affermare che Israele è un grande creatore di deserti dove c’erano
terre fiorenti. Oggi, grazie a Israele, la valle del Giordano è
pressoché desertica.
Le dichiarazioni di Nichi Vendola sono culturalmente e politicamente
vergognose, non degne di una persona che sostiene di voler essere parte
di quella battaglia improba, ma inevitabile, per rendere questo mondo
vivibile per tutti gli esseri umani che lo popolano e la cui stragrande
maggioranza vive in condizioni di povertà assoluta, per consentire ad
una minoranza di poter “far fiorire i deserti”.
Vendola ha perso un’occasione d’oro per tacere facendo, sicuramente,
una miglior figura. La Puglia, per la sua posizione geografica, è una
regione mediterranea a pieno titolo e noi sentiamo il bisogno di dire
ai popoli mediterranei, che stanno lottando per la loro libertà, che
Vendola, come la NATO, come il Presidente Napolitano che avalla la
guerra NATO, non ci rappresenta. Lo diciamo anche al popolo israeliano,
invitandolo caldamente a comprendere che gli amici del governo
israeliano che rifiuta tutti i tavoli negoziali sono in realtà i nemici
più pericolosi del suo futuro. Noi, al contrario di Vendola,
rivendichiamo per tutti popoli del Mediterraneo, nessuno escluso, la
volontà di essere protagonisti di un’alternativa vera. L’unica che
possa portare la regione mediterranea ad una pace giusta ed equa.
Cinzia Nachira