Mentre le RSU hanno finalmente organizzato una mobilitazione degna di
questo nome con una partecipazione alla manifestazione a Roma adeguata
alla gravità del momento, tutte le varie formazioni politiche si affannano
a presentare le loro soluzioni: da chi continua ostinatamente e un po’
ottusamente a insistere sul dare fiducia a Rebrab, a chi suggerisce che lo
stato gli “presti” il miliardo necessario,
a chi chiede di far intervenire la diplomazia internazionale nei
confronti dell’Algeria. A chi, infine, chiede che il Governo ponga fine
alla vicenda per inadempienza del contraente e a chi parla apertamente
di nazionalizzazione.
La nostra posizione è stata chiaramente
espressa già da tempo. Noi chiediamo che coloro che andranno a trattare
abbiano un mandato preciso su alcuni punti:
· Piombino deve tornare a colare acciaio
riassorbendo tutti coloro che sono stati espulsi dal lavoro (2100
dipendenti più l’indotto). Concretamente significa che deve essere
rifiutata ogni ipotesi di accordo che prenda in considerazione solo una
parte del ciclo produttivo, creando moltissimi esuberi.
· Unica soluzione possibile è la
immediata nazionalizzazione dell’intero comparto siderurgico di base,
senza passare da un ricommissariamento per Piombino e ponendo obiettivi
chiari di mantenimento della continuità produttiva, razionalizzazione
delle filiere, produzione moderna ecocompatibile di qualità, garanzia di
rilancio occupazionale attraverso l’attuazione del piano per Piombino
con le dovute revisioni, attuazione di un piano di bonifica e di
demolizioni e realizzazione delle infrastrutture di viabilità su gomma e
su rotaia necessarie per restituire una grossa fetta del territorio a
progetti di diversificazione produttiva.
· Ovviamente il mantenimento degli
ammortizzatori sociali (contratti di solidarietà) per tutto il periodo
necessario alla realizzazione degli investimenti. Concretamente
chiediamo che vengano prorogati gli attuali accordi, con l’estensione a
tutti i lavoratori dell’indotto. Proroga degli accordi esistenti e non
firma di nuovi accordi, che ci esporrebbero alle regole fissate nel jobs
act, quindi ulteriormente penalizzanti per i lavoratori.
Riteniamo che, solo se chi condurrà la trattativa riuscirà a portarla su queste linee ci sarà la possibilità e la volontà di un futuro per Piombino e la Val di Cornia; ogni altro rinvio, ogni altra soluzione rappresenteranno il declino e la morte, più o meno rapida, delle classi sociali del nostro territorio; chi direttamente, per perdita di un reddito dignitoso, chi indirettamente, liberi professionisti e commercianti, per mancanza di sufficiente capacità di spesa.
Coordinamento Art. 1 – Camping CIG