Abbiamo
effettuato, e pubblichiamo, la traduzione di un contributo
di analisi uscito recentemente sul sito della Quarta Internazionale
http://www.internationalviewpoint.org/.
L'analisi proposta fa diversi riferimenti al contesto britannico, ma molti concetti e ragionamenti possono essere utili, fatte le debite differenze, per un tentativo di interpretazione delle realtà sociali di molti paesi europei.
Teoria
La coscienza di classe dei lavoratori è definitivamente scomparsa?
' La crisi della coscienza di classe'
Phil Hearse
Coscienza
di classe: “La consapevolezza degli individui in una classe
sociale particolare di condividere interessi comuni e una situazione
sociale comune. La coscienza di classe è associata con lo sviluppo di
una `classe per se' all'interno della quale gli individui si
uniscono per perseguire i loro interessi comuni.”.Online Dictionary of Social Sciences.
La crisi della rappresentazione della
classe è un tema sentito nella sinistra internazionale, ed ha a che
fare con l'idea che a causa dello spostamento a destra dei
partiti socialdemocratici e stalinisti , o a causa del loro crollo,
alla classe venga a mancare la forza politica per difendere i
propri interessi a livello nazionale.
In molti paesi si stanno
organizzando, o si cominciano ad organizzare, ampi partiti di sinistra
che possono cominciare far fronte a questa crisi. Comunque l'idea di
'crisi della soggettività di classe' porta l'analisi un passo più
avanti, in quanto esprime bene come la coscienza di classe sia a tal
punto scemata che la stragrande maggioranza dei membri della
classe lavoratrice non ha coscienza di se stesso come componente di una
classe con propri interessi specifici diversi da quelli della
classe dirigente; usando la distinzione di
Lukacs la
classe operaia è “una classe in sé„ ma non più “una classe
per sé„. Se questa affermazione è corretta, avrà naturalmente
grandi implicazioni per l'analisi e la strategia socialiste.
Dare per scontata l'idea di una classe operaia che non è più “una
classe per se„ è un'esagerazione, la quale come la maggior
parte delle caricature è basata su aspetti della realtà che i marxisti
rivoluzionari devono identificare ed integrare nella loro strategia e
tattica. La coscienza, particolarmente la coscienza delle masse, è un
fattore dinamico che è soggetto a cambiamento ed a volte, nei periodi
di crisi, è soggetto a brusche trasformazioni. Così qualsiasi tentativo
di fotografare ed interpretare la coscienza della classe
lavoratrice in toto è probabilmente destinato ad essere parziale ed
unilaterale. Ma prima di entrare nel dettaglio dobbiamo dire qualcosa
circa i cambiamenti strutturali della classe operaia in Gran Bretagna e
nel mondo.
John Major nel 1996 ha sostenuto che “ora siamo tutti classe
media„ - in altre parole i livelli di vita della classe lavoratrice
sono cresciuti a tal punto che è diventato molto difficile
distinguere le differenze con i membri della classe media. Tuttavia
recentemente Phillip Bond, docente dell'università di
Cumbria, ha sostenuto l'esatto contrario: le classi medie si
stanno sempre più proletarizzando¹.
Egli argomenta: “le classi medie non stanno più guadagnando uno
stipendio sufficiente a vivere mentre un nuova super classe
globale detiene più di 11 trilioni di dollari nei paradisi
fiscali off-shore … Quaranta anni fa il salario di un operaio
qualificato era sufficiente a provvedere al sostentamento del
lavoratore stesso, della moglie e della famiglia. Ora neppure una
coppia della classe media con il lavoro di entrambi riesce a guadagnare
abbastanza per arrivare alla fine del mese”.
“L'età dell'oro per l'operaio salariato, in tutti i paesi dell'OCSE, si
è realizzata fra 1945 e il 1973, quando ai lavoratori dipendenti
andava la più alta percentuale del P.I.L. Da allora i
compensi effettivi della classe media e della classe lavoratrice hanno
subito una stagnazione o una caduta, mentre il reddito per i ricchi è
schizzato in alto e quello del super-ricchi ha raggiunto la
stratosfera”.
“I fatti sono sbalorditivi. Al contrario di quanto dichiarato nei
deliri dei fondamentalisti del mercato, la rivoluzione Reagan/ Thatcher
ha presentato un costo molto salato alla classe operaia ed alle classi
medie. Negli Stati Uniti, dal 1979, l'un per cento dei più ricchi
ha incrementato del 78 per cento della loro quota di reddito
nazionale mentre l' 80 per cento della popolazione meno abbiente
ha visto caduta del 15 per cento della loro quota”.
“Lungi dall'essere una marea che alza tutte le barche, il
neoliberalismo ha insidiato la ricchezza e la sicurezza della maggior
parte della popolazione attiva. In Gran-Bretagna per esempio, la
disponibilità liquida della metà inferiore della popolazione è scesa
dal 12 per cento nel 1976 ad appena l'1 per cento nel 2003,
mentre i 0.01 per cento dei più ricchi in Gran-Bretagna si sta
appropriando della quota più grande del reddito nazionale
della storia moderna vedendo incrementare i loro redditi di
più del 500 per cento nell'arco di una generazione”.
“I salariati hanno fatto fronte a questo spostamento strutturale
accedendo a livelli senza precedenti di debito, lavorando di più e
chiedendo ai propri partners di andare a lavorare. La vita familiare ne
ha sofferto; i bambini vedono i loro genitori meno che in qualunque
periodo degli ultimi 100 anni e poiché nessuno ha tempo, la
vita comunitaria è virtualmente scomparsa”.
“Ma ci sono segnali che i popoli del mondo ne hanno avuto abbastanza di
questa sfrenata ingiustizia. Secondo uno recente sondaggio
di FT/Harris, vaste maggioranze in tutto il mondo considerano le
diseguaglianze di reddito troppo accentuate. Le percentuali di
coloro che si esprimono contro questo spostamento globale di risorse a
favore dei ricchi sono notevolmente regolari: l' 87 per cento in
Germania considera la diseguaglianza di reddito come troppo grande, 76
per cento in Spagna. Anche in Gran-Bretagna il 74 per cento della
persone credono che i ricchi dovrebbero essere tassati di più ed
i più poveri di meno. Quello che colpisce di più è che anche la
maggior parte dei cinesi è d'accordo”.
La ribellione contro gli eccessi dei super ricchi pur essendo
importante ed indicando la possibilità di una crescita futura della
coscienza di classe, non è necessariamente indice dell'esistenza adesso
della “classe per se”. Anzi per Philip Bond questi cambiamenti
economici e sociali soni i veri responsabili del declino della
coscienza di classe. Dal nostro punto di vista i fattori
fondamentali che hanno portato a questo fenomeno sono i seguenti:
* L'esperienza della sconfitta delle lotte della classe operaia
negli anni 80 e negli anni 90, che ha insidiato la fiducia nell'azione
e nelle soluzioni collettive e di conseguenza ha causato una notevole
riduzione del numero degli iscritti ai sindacati. In Gran-Bretagna, per
esempio, la chiave di volta è stata la sconfitta dello sciopero
minatori del 1984-5 e del successivo sciopero di
Wapping.
* Come risultato di queste sconfitte ed in conseguenza della
ristrutturazione della forza lavoro loro associata, si è realizzato un
declino della percentuale di operai impiegati nelle grandi
manifatture, una netta diminuzione del numero delle grandi
fabbriche in cui era presente da una forte organizzazione di
classe e la loro sostituzione con strutture di servizi
generalmente molto più piccole.
* In Gran-Bretagna, in particolare, la semi-distruzione della politica
sociale degli alloggi operata da Margaret Thatcher, ha costretto
la gente ad un grande sforzo economico per trovare un posto
dove vivere e ad impiegare propri risparmi per avere una casa
e le risorse per la propria vecchiaia.
* In conseguenza di queste sconfitte e della calante fiducia
nell'azione collettiva si è verificata un generale riflusso ideologico
che trova appropriata espressione nella atrofizzarsi della
cultura popolare, nel culto irragionevole delle celebrità e nel sogno
di diventare famosi. Questi fenomeni sono particolarmente
presenti fra i giovani che facilmente si sentono apolitici e non hanno
esperienza di sindacato, anche se ci sono contro-esempi importanti,
principalmente il coinvolgimento dei giovani nel movimento
ambientalista.
Dove è finita la classe operaia ?
La risposta di fondo a questo quesito
è: in nessun posto. La ristrutturazione internazionale della produzione
ha spostato il fulcro dell'industria manifatturiera al sud ed all'est
del mondo cosicchè la Cina è diventata “ l'officina del
`del mondo” e paesi come l'India e l'Indonesia diventano sempre
più industrializzati. Ma questo non significa che la grande
maggioranza della popolazione in paesi come la Gran-Bretagna non è più
classe lavoratrice. Gli ultimi censimenti disponibili dei
lavoratori in Gran-Bretagna mostrano quanto elencato nella
seguente tabella:
Percentuali di occupazione della forza di lavoro
Manifattura del 14%
Edilizia 9%
Pubblica amministrazione, formazione e salute 27%
Agricoltura 2%
Attività bancarie, finanze, assicurazioni ecc 15%
Distribuzione, hotel e ristoranti 21%
Energia ed acqua 1.5%
Trasporto e comunicazione 7%
Altri servizi 7%
Fonte: Nasima Begum, ufficio per le statistiche nazionali: Tendenze del mercato del lavoro
Lo stesso studio indica che circa il
14% della forza lavoro ha un qualche ruolo manageriale o di
sorveglianza – in pratica tutto ciò che va dai direttori ai capireparto.
In ciascuna di queste categorie la stragrande maggioranza della mano
d'opera è proletaria, gente cioè la cui attività contribuisce alla
produzione ed alla riproduzione del plusvalore. Ma l'esperienza
soggettiva nella classe operaia oggi è molto differente da quella che
era negli anni 30 o persino negli anni 60. la massificazione della
classe operaia è finita, molte persone lavorano in ambienti
produttivi più piccoli. Nei posti di lavoro più grandi, come ad esempio
i call center, i lavoratori sono quasi sempre sottopagati,
altamente irregimentati e non sindacalizzati. L'organizzazione della
classe operaia dipende dalla lotta e la costruzione dell'organizzazione
e della coscienza richiedono tempo. Sarebbe impensabile che nei
call center e strutture simili emergesse un'alta
sindacalizzazione fin dall'inizio. Il declino della sindacalizzazione
sta avanzando: da più 13 milioni di lavoratori iscritti al
sindacato nel 1979 a poco più di 6 milioni oggi.
Ma questa gente, sindacalizzata o meno, considera se stessa
classe operaia? Secondo un'indagine pubblicata dal National
Centre for Social Research nel gennaio 2007, il 57% ha
risposto che si considerano classe operaia, un numero che il NCSR
stesso definisce “oscillante„. Alla luce del bombardamento ideologico
dei media che ci dicono che noi tutti, avendo un'automobile ed un
mutuo, siamo classe media , questo 57% è una misura stupefacente,
anche se è scesa di circa il 10% rispetto agli anni 60.
È interessante notare che il numero di coloro che si considerano
classe operaia è di gran lunga superiore al numero di coloro che
svolgono lavori manuali cioè delle cosiddette “tute blu”. Secondo una
presentazione della BBC dell'indagine, “… soltanto 31% delle persone
sono realmente occupate in quelle che sono tradizionalmente
classificate come mansioni da 'tute blu'. Il numero di coloro che si
considerano classe operaia oltrepassa di molto questa
percentuale„.² In altre parole moltissimi di quelli che lavorano
nei call center, nei magazzini, nelle banche o anche nelle botteghe di
parrucchiere etc si considerano classe operaia, e questo vale
anche per coloro che non fanno parte di alcun sindacato.
Sembra quindi che, almeno in Gran-Bretagna, la classe operaia ancora
esista come categoria oggettiva e che molti lavoratori
soggettivamente si sentano di farne parte. Chiaramente la coscienza di
far parte di una classe è molto vicina al riconoscimento che la
classe stessa ha propri specifici interessi ma molto
lontana dall'individuazione dei mezzi per lottare a favore
di questi interessi.
In ogni modo oggi due fattori devono essere presi in
considerazione. Il primo è la crisi economica che verosimilmente si
prolungherà. Questa, come tutte le crisi economiche, si concretizza in
un formidabile attacco ai livelli di vita ed alle condizioni
sussistenza della classe operaia. Probabilmente la
disoccupazione si dovrà conteggiare in milioni di unità nel giro di un
anno o due. Un aumento dei prezzi al sopra del 10% per le
famiglie operaie più povere, che spendono la maggior parte delle loro
entrate su alimenti ed energia, sarebbe catastrofico poiché
l'incremento dei salari si è mantenuto al 2% annuo o giù di li
per svariati anni. Nonostante la disoccupazione crescente sia di
per se un fattore di raffreddamento molto
probabilmente vedremo nel prossimo periodo un grande aumento
nelle azioni di sciopero, specialmente nel settore pubblico. Abbiamo
già assistito ad importanti scioperi dei dipendenti degli enti locali
ed di altri lavoratori quest'anno. La cosa più probabile è che la
sindacalizzazione aumenterà e non diminuirà in questo periodo e
la lotta, per sua natura, conduce ad un aumento della
coscienza di classe e non alla sua diminuzione.
Il secondo fattore, cui si allude nel rapporto di Philip Bond sopra
citato, è la rabbia crescente di molta gente comune di fronte
all'enorme disparità fra i super-ricchi e tutti gli altri. Il
neoliberalismo ha significato la predominanza del capitale finanziario
e la priorità della produzione di merci di lusso ad alto
profitto.³ Quello che la gente comune vede è che i
super-ricchi sono ricompensati per la loro incompetenza ed
idiozia mentre i membri della classe operaia sono puniti per gli
errori dei ricchi.
L'esempio di Northern Rock è molto eloquente. All'ex chief
executive Andy Kuipers che ha aperto la strada al modello
affaristico del “prestiamo i soldi che non abbiamo” , il quale ha
portato la banca al fallimento sono state elargite più di 1
milione di sterline di liquidazione. Contemporaneamente Northern
Rock sta dichiarando esuberanti 1.300 lavoratori ed è
leader nel mercato dei riacquisti della casa di coloro che
non riescono a pagare il proprio mutuo.
Più generalmente i massicci profitti dei settori dell'energia e
dei supermercati sono noti a tutti così come appare
evidente il fatto che i super-ricchi pagano poche o
punte tasse pur godendo di uno stile di vita di gran lusso.
Riguardo a questo argomento vi è un aneddoto divertente circa la
risposta popolare di alcuni villeggianti italiani. Riferisce Alexander
Chancellor:
“Mentre la gente deve stringere la cinghia, fare a meno del superfluo e
risparmiare sulle proprie vacanze, ci si domanda per quanto tempo gli
strati popolari tollereranno l'arrogante ostentazione dei super-ricchi
e quando cominceranno rivendicare che anche questi ultimi si prendano
la loro parte di sacrifici. Ci sono segnali, in effetti , che il verme
comincia a rodere. I ricchi gaudenti che arrivano in gommone la
settimana scorsa sulla costa smeralda in Sardegna sono stati accolti
con lanci di sabbia bagnata dai villeggianti irritati che hanno
provato a fermare lo sbarco. Il flottiglia delle celebrità proveniente
da uno yacht di lusso attraccato al largo era guidata da Flavio
Briatore, comproprietario del Queens Park Rangers (football club)
e responsabile della squadra di Formula 1 della Renault.
“Briatore, accompagnato dalla nuova moglie, la showgirl Elisabetta, la
quale passa molto tempo a fare shopping a Londra, era venuto ad
inaugurare un nuovo ristorante sul mare ottenuto ristrutturando
un bar popolare e trasformandolo in un buen retiro altamente esclusivo
per proprietari di yacht e loro ospiti, l'equivalente diurno del
night club”billionaire” che già possiede. Briatore ed i suoi ospiti vip
sono arrivati su tre gommoni in mezzo ad una bufera di proteste dei
villeggianti che già affollavano la spiaggia di Capriccioli. I
villeggianti protestavano, li insultavano gli gridavano, “mascalzoni,
tornate a casa”. Infine li hanno infradiciati con l'acqua dei
secchielli dei loro bambini e li hanno bersagliati con lanci di
sabbia bagnata.„ ⁴
Questo piccolo avvenimento è indicativo. Mano a mano che la crisi
si approfondirà l' insofferenza verso i super-ricchi e
verso la cultura della celebrità aumenterà enormemente
rinforzando lo sviluppo della coscienza di classe.
La questione concreta: tattica e strategia
Cionondimeno, rabbia,
risentimento e la possibilità di lotte future, non fanno “la classe per
se”, non necessariamente almeno. Un lavoro enorme deve
essere fatto per ricostruire la combattività e l'organizzazione della
classe operaia, qualcosa che richiede un intero periodo storico. Che
implicazioni ha questo per i marxisti rivoluzionari? Le tattiche
derivano dalla strategia complessiva e poiché la classe operaia rimane
l'unica forza sociale capace di realizzare la transizione al
socialismo, le sue battaglie rimangono al centro delle preoccupazioni
dei marxisti rivoluzionari. Oggi tuttavia vi è una diaspora di terreni
di lotta, di campagne ed obbiettivi che non necessariamente
trovano il loro fulcro nella classe operaia organizzata. Ma non
serve e non può servire ad ottenere un più alto livello di
coscienza ed organizzazione il coinvolgimento in mille battaglie
aspettando la classe operaia in futuro indeterminato. Al contrario è
necessario ed anche decisivo sia in termini di obbiettivi che in
termini di terreni di lotta avere subito una collocazione di classe.
Confrontiamoci in primo luogo con tutti gli obbiettivi delle
lotte comunitarie. Molti obbiettivi si presentano di primo acchito,
com'è naturale, come problemi della comunità locale, per esempio
chiusure di ospedali o chiusure di uffici postali. Le campagne su
questi obbiettivi sono legittime. Ma la loro direzione a volte è
discutibile o lo è potenzialmente. I conservatori e perfino i fascisti
del BNP spesso si impegnano in queste lotte o danno loro
supporto demagogico allo scopo di attaccare il Nuovo Partito Laburista.
La risposta, in queste situazioni, non consiste solo nell'intervento
attivo dei marxisti rivoluzionari ma anche nel collegamento della
lotta con il movimento operaio locale ed in particolare con i
sindacati coinvolti – cosa che accade spontaneamente in molti contesti.
Fra l'altro lo sviluppo delle alleanze con i sindacati promuove la
sindacalizzazione nella comunità.
Inoltre far adottare certe campagne politiche dal movimento
operaio, da una parte rinforza quelle campagne stesse dall'altra
aiuta a politicizzare e radicalizzare il movimento. L'ambiente ne è un
esempio evidente . I problemi ambientali costituiscono una
questione politica centrale che ha bisogno di un base sociale solida
alle spalle la quale a sua volta può realisticamente essere
fornita soltanto dalla classe operaia organizzata. Nello scenario
attuale alcuni gruppi di attivisti giocano un ruolo vitale nella
lotta contro il cambiamento climatico lotta che allo stato
attuale non potrebbe fare a meno di questi militanti. Il compito dei i
marxisti rivoluzionari è quello di forgiare alleanze che
coinvolgano direttamente il movimento operaio.
I marxisti rivoluzionari non sono feticisti del sindacato e
capiscono molto bene che un orientamento filo sindacalista può generare
l'idea sbagliata che solo le organizzazioni sindacali siano in grado di
prendere decisioni degne di essere messe in pratica. Molti attivisti di
battaglie comunitarie o ambientali sono scettici rispetto al movimento
sindacale e è naturale che sia così. Cionondimeno le battaglie
sindacali e la lotta di classe per noi rimangono centrali sia
nella strategia a lungo termine che nella tattica di
costruzione di alleanze che perseguiamo oggi.
I pericoli di sotto-proletarizzazione
A causa della fine della democrazia
sociale come forza di lotta per qualunque genere di riforma, strati di
classe operaia bianca colpiti dalla de-industrializzazione – i
cosiddetti strati sprofondati- sono a inclini alla
sotto-proletarizzazione e possono contribuire allo sviluppo
del fascista BNP. Il BNP dal canto suo sta costruendo un classico
schieramento fascista che comprende sia settori della piccola borghesia
che operai sotto-proletarizzati. Le zone chiave del radicamento del BNP
sono Barking e Dagenham, Stoke-on-Trent e alcuni sobborghi di
Manchester cioè zone caratterizzate da deprivazione sociale estrema,
massiccia disoccupazione, alti livelli del criminalità, abuso di droghe
e disperazione generalizzata. Sta diventando sempre più evidente che
attività antifasciste tradizionali come quelle della Anti Nazi League,
pur restando importanti, non saranno sufficienti a lungo termine.
Soltanto la crescita delle lotte della classe operaia e la
costruzione di un'alternativa politica di massa della classe
possono sconfiggere il tentativo del BNP di monopolizzare il
vuoto politico che il crollo della democrazia sociale ha lasciato
in quelle zone.
Ancora una volta tuttavia la sinistra non può adottare un atteggiamento
spontaneista consistente dell'attendere e del vedere, sperando in una
riattivazione della classe operaia e nell'apparizione di un qualche
magico processo di ampia alternativa di sinistra. Una politica di
classe, come quella attuata da Respect, aiuta lo sviluppo della
coscienza di classe e la lotta del sindacato.
La Classe Operaia Globale
La globalizzazione neoliberista
ha generato una nuova classe operaia globale. Il declino della classe
contadina e l'aumento del proletariato globale getta le basi per una
nuova politica di classe su scala realmente globale. Come Paul Mason
documenta nel suo libro “Live Working or Die Fighting (Vivere lavorando
o morire lottando)”5 l'emersione di una nuova coscienza di classe
sarà un processo lungo e complicato. In Cina lotte massicce , per
lo più tenute nascoste, si combattono ogni giorno ma lo sviluppo di una
coscienza e di un'organizzazione della classe operaia avanza molto
lentamente. Nel Vietnam quest'anno decine di scioperi (6) si sono
svolti in fabbriche di proprietà di multinazionali e questo è
indicativo dello sviluppo futuro della lotta in molti paesi.
La coscienza di classe può essere diminuita nei paesi occidentali, ma
un suo declino non significa la sua scomparsa. Per diventare veramente
una “classe per se” la classe operaia, in Gran-Bretagna ed altrove,
deve combattere non solo per i propri interessi immediati ma
anche per un'alternativa storica. Si tratta di un processo in
svolgimento. Il socialismo non è inevitabile ma soltanto la classe
operaia può sviluppare la coscienza e l'organizzazione per realizzarlo.
Questo concetto rimane di sicuro il cuore della strategia e della
tattica de marxixti rivoluzionari.
Note
1. http://www.cumbria.ac.uk/AboutUs/News/Press%20Releases/2008/June/PR339.aspx
2. http://news.bbc.co.uk/1/hi/magazine/6295743.stm
3. Vedi il M. Chossudovsky, la globalizzazione di povertà, http://globalresearch.ca/globaloutlook/GofP.html
4. http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2008/aug/15/italy.globaleconomy
5. Vedi: http://www.amazon.co.uk/Live-Working-Die-Fighting-Global/dp/0436206153
6. Vedi “Vietnam labour strikes scare foreign companies„ http://asia.news.yahoo.com/060409/afp/060409020352business.html
Questo articolo apparirà in una prossima uscita di Socialist Resistance
Phil Hearse è direttore di Marxsite (www.marxsite.com) e
membro di Socialist Resistance sezione
britannica della Quarta Internazionale.