Argomenti che da anni erano stati abbandonati o relegati ai margini del dibattito politico.
Le tematiche urbane, spesso ridotte dalla politica mainstream a "curiosità locale", al contrario riteniamo abbiano una valenza generale che possono e devono essere inquadrati non solo secondo la logica degli interessi capitalisti, ma anche in prospettiva di una società alternativa all'attuale modello malato e in crisi, che abbia al suo interno una visione eco-socialista, basato sulla solidarietà, l'eguaglianza, e la capacità di far convivere la difesa della natura con uno sviluppo delle forze produttive capace di porsi al di fuori della logica della merce e di un modello produttivista.
Bisogna ricordare che in Italia abbiamo raggiunto in alcune città un tasso di consumo di suolo tra il 50 e il 60%, cioè di superfici ormai irrimediabilmente impermeabilizzate. Questa cementificazione, oltre a gravare sugli ecosistemi naturali (basta pensare alle acque che non vanno a rigenerare le calde acquifere e alle continue alluvioni e frane) non ha portato ad una diminuzione delle famiglie che hanno bisogno di case civili, ma al contrario è stata funzionale solo alla rendita e alla speculazione. A tutt’oggi in Italia ci sono almeno 650 mila famiglie bisognose di casa, che di fatto sono o rischiano di essere gettate sulla strada.
Molte riviste di area PD ed intellettuali radical-chic dibattono spesso di difesa ambientale e rifiuto del consumo del suolo nei Convegni o nelle università, salvo accettare nei fatti i diktat del mercato capitalista. E non sono solo i liberi professionisti, ma anche amministrazioni che, spesso insieme a finte cooperative edili, subordinano gli interessi dei cittadini agli interessi della rendita e delle imprese del settore.
Speculazioni del genere sono avvenute anche Livorno, basti pensare alla realizzazione del Nuovo Centro (di cui non se ne sentiva il bisogno) oppure alla cementificazione di Borgo di Magrignano, per non parlare della speculazione dell'area del Cantiere.
Ma ci sono stati anche altri esempi di tentativi di devastazione ambientale subordinati al profitto: ricordiamo la discarica, bloccata dai comitati di cittadini, del Limoncino o la creazione di una nuova zona per industrie tossiche al Puntone del Vallino fino ad arrivare alla proposta del nuovo ospedale a Montenero.
L’esistenza del Comitato Orti Urbani è dunque importante proprio perché ha rimesso al centro del dibattito politico cittadino i diritti e le lotte urbane basate sulla partecipazione democratica dei cittadini e la loro autorganizzazione. Anche per questo come Sinistra Anticapitalista sosteniamo e condividiamo incondizionatamente le posizioni del comitato degli Orti urbani che per altro, in questi mesi, è stato capace di produrre un programma lucido e coerente da cui trarre importanti insegnamenti.
L'esperienza degli orti urbani di via Goito deve quindi essere difesa e deve diventare un modello da generalizzare dove possibile. Non deve essere cementificio neppure un mq di questo terreno! Così come il Comune non deve prendere come scusa l'occupazione per avviare trattative per compensare la CLC garantendogli la possibilità di edificare pari volumi in altre aree, secondo una nefasta logica di “urbanistica contrattata” (con i proprietari, ditte e i soliti pescecani) che non a caso vede nel Ministro Lupi il massimo sostenitore a livello nazionale.
Denunciamo il passaggio negativo fatto dalla IV Commissione Comune di Livorno dove la maggioranza 5 stelle si è allineata alle posizione del PD in continuità con le scelte di cementificazione fatte dalla giunta Cosimi. Non ci interessano valutazioni "tecniche" di cui non riconosciamo alcuna legittimità La scelta è politica e deve essere unica: mantenere l'esperienza degli Orti Urbani occupati e autogestiti che può essere stabilizzata tramite una possibile variante al PRG che faccia tornare questi spazi di verde e di pregio ad una destinazione d'uso di servizi e verde pubblico attrezzato.
Un discorso a parte deve essere quello delle cooperative, come la CLC, il cui loro ruolo deve essere rimesso in discussione in quanto in questi anni si sono trasformate sempre più in strumenti funzionali alla rendita, tradendo la loro funzione sociale. Per questo riteniamo che gli stessi lavoratori debbano iniziare a cambiare modo di pensare e rompere con una dirigenza che sempre più si è isolata e trasformata in un ceto economico e politico non dissimile da qualsiasi società privata. I lavoratori dell'edilizia devono al contrario sentirsi inclusi e diventare protagonisti di una cultura tesa a favorire i progetti di riqualificazione edilizia ed urbanistica dei quartieri popolari, la lotta all’inquinamento, gli interventi negli interstizi urbani con finalità di edilizia pubblica popolare a bassi affitti (capace di liberare i lavoratori dal cappio dei mutui) e battersi contro qualsiasi forma di devastazione ambientale.
08/10/14