Due lettere aperte a Nichi Vendola
Milano, 22 ottobre 2009
Caro Presidente Nichi Vendola,
in
occasione della tua prima visita ufficiale al San Raffaele, nel giugno
2008, ti scrissi la lettera che ti allego in fondo a questa. Ad oggi,
rimane senza risposta, dunque ci riprovo.
A quanto pare, le voci di
corridoio erano ben fondate ed oggi torni per presentare il progetto
del San Raffaele del Mediterraneo. Leggendo della Fondazione mista
Regione Puglia-San Raffaele, mi è venuta in mente una fotografia, in
cui circa 15 anni fa era facile imbattersi in questi ambienti: quella
di Fidel Castro e di Don Luigi Verzé, che annunciavano la Fondazione
mista Cuba-San Raffaele. I cubani, però, si sono ravveduti per tempo e
al fotogramma non è seguito alcun progetto. Si dice che Fidel si era
reso conto che lui doveva metterci i soldi e il San Raffaele avrebbe
tratto i profitti e non è certo questo un concetto di cooperazione
internazionalista.
Ora, spero che a te e, soprattutto, ai pugliesi,
non sia stata fatta una proposta simile. In ogni caso, continuo a non
capire perché un Presidente della Regione di “sinistra” debba scegliere
un modello di sanità privata che nulla ha a che fare con una sanità
pubblica universale. Prendiamo i tempi di attesa: la stessa
prestazione, se richiesta con il Servizio Sanitario Nazionale, avviene
con molte settimane, spesso mesi, di ritardo rispetto a quella in
“solvenza”, cioè a pagamento. Quindi, chi ha i soldi avrà un servizio
efficiente. I poveri possono aspettare, soffrire, aggravarsi. Tra
persone di sinistra possiamo dircelo? E’ immorale!
Sulle coste
pugliesi sbarcano immigrati: nel San Raffaele del Mediterraneo avranno
lo stesso trattamento dei migranti che approdano nel San Raffaele di
Milano? Qui, viene chiesto loro un deposito cauzionale di diverse
migliaia di euro e girano circolari interne che ne scoraggiano il
ricovero, per presunti problemi amministrativi: più realisti del re,
visto che né la Bossi-Fini né il pacchetto sicurezza impediscono le
cure mediche ai clandestini o a chi è sprovvisto di tessera sanitaria.
Un
ultimo argomento mi sta a cuore: la sicurezza e la salute dei
lavoratori e lavoratrici, ma anche dei pazienti e i diritti sindacali,
compreso quello salariale. Come RLS e coordinatrice della RSU, ricevo
ogni giorno segnalazioni spesso riconducibili ad una crescente
contrazione del costo del lavoro a scapito della qualità: nella nostra
attività sindacale, ci opponiamo da sempre a logiche di incentivi
legati alla produttività, perché ben sappiamo che in sanità potrebbero
portare ad aberrazioni come quella della Clinica Santa Rita. Allora, mi
permetto di darti un consiglio: insieme al modello sanitario e
organizzativo, se proprio devi, importa anche il modello sindacale e
dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, perché spesso
abbiamo saputo arginare le pericolose derive di un sistema sanitario
privato, che può sconfinare nella speculazione sulla malattia.
Come
figlia di contadini e operai pugliesi, mi auguro che tu possa risolvere
i gravi problemi della sanità della tua Regione, senza dover tradire i
tuoi, i nostri ideali, perché il risultato potrebbe soddisfare solo le
esigenze dei ricchi, a spese e senza vantaggi per le classi più povere.
Saluti.
Margherita Napoletano
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Lettera aperta al compagno Nichi Vendola
Caro compagno Nichi Vendola,
ho
appreso con grande stupore della tua partecipazione all’iniziativa
organizzata dall’Ospedale San Raffaele di Milano per la Giornata
Mondiale del Malato Oncologico, domani domenica 1 giugno: il tuo nome
compare tra quello di Silvio Berlusconi e quello di Salvatore Ligresti.
Insieme a Don Verzé, proprio un bel trio, che impersona le speculazioni
edilizie, la sanità privata finalizzata non alla salute dei pazienti ma
al profitto e il potere politico che alimenta tali derive tipicamente
capitaliste.
Come lavoratrice, rappresentante dei lavoratori per la
sicurezza e delegata sindacale del San Raffaele, mi sono chiesta il
perché della tua presenza: mi sembrava che la tua partecipazione
centrasse come i cavoli a merenda. Invece, nei corridoi dei sotterranei
insalubri (adibiti illegalmente a luoghi di lavoro) corre voce che
tutto si spiega con l’accordo trovato con la Regione Puglia per
costruire un nuovo San Raffaele a Taranto, dove i malati, compresi
quelli oncologici a cui la giornata è dedicata, non trovano la
prevenzione primaria, ma la cura con il maggior margine di guadagno per
l’ospedale, il tutto a spese dell’ente pubblico, la Regione (e quindi i
soldi delle nostre tasse), come già avviene qui in Lombardia.
E’ questo il modo di ricostruire la sinistra radicale dal basso?
Ma se hai un’altra buona ragione, caro Nichi, spiegamela.
Saluti.
Margherita Napoletano – delegata RSU e RLS SdL intercategoriale Ospedale S.Raffaele
Milano, 31 maggio 2008