I precari della scuola dovranno occupare i tetti dei provveditorati?
A
Benevento alcuni insegnanti precari sono saliti sul tetto del
provveditorato. Dovranno farlo tutti i precari della scuola per
difendere il loro posto di lavoro?
Ogni anno le scelte del ministero
e la disorganizzazione degli uffici scolastici provinciali non
tengono conto della condizione psicologica delle decine di migliaia
aspiranti a un incarico annuale, o anche solo a uno "spezzone" di
cattedra in un angolo remoto delle province.
Decine di migliaia di
candidati si accalcano nei provveditorati nell'attesa estenuante del
proprio turno, un'attesa che in certi casi può durare fino a dieci ore,
in compagnia di funzionari all'occorrenza muniti di megafono.
La
situazione peggiora di anno in anno: un ministro incompetente ha
aggravato la situazione con uno dei più ingenti tagli di posti di
lavoro, che espone molti lavoratori al rischio di non lavorare il
prossimo inverno e spaccia questo massacro come un impegno per
migliorare la qualità della scuola: ma che ne sa lei che non ha mai
insegnato, e si è procurato un titolo "in trasferta" a Reggio Calabria?
A questo si aggiunge la disorganizzazione degli un uffici scolastici
provinciali che spesso danno grande prova di
irresponsabilità: elenchi dei posti disponibili pubblicati anche con
solo 24 ore di anticipo (con conseguenti gravi difficoltà per i
pendolari provenienti dal sud costretti a partire all'improvviso per
arrivare), convocazioni slittate a settembre, graduatorie mai
pubblicate. E addirittura "false partenze" con assegnazioni di
incarichi annullate e poi rifatte come a Livorno
I funzionari
responsabili non capiscono cosa significa costruire il proprio futuro
di dieci mesi in dieci mesi, nell'incognita di un incarico migliore o
peggiore di quello precedente, nell'incertezza della destinazione; non
immaginano cosa significhi traslocare a giugno e a settembre (nel
migliore dei casi) cercare un alloggio di corsa prima dell'inizio delle
lezioni. Altrimenti non gestirebbero le operazioni relative alle
supplenze in questo modo indecente.
Stiamo assistendo al più
clamoroso licenziamento collettivo avvenuto negli ultimi anni in
Italia, che si consuma nell'indifferenza e nel silenzio della maggior
parte dei media. L'eliminazione di un precario che a un tratto non
lavora più, anche se con anni di nomine alle spalle, non viene
considerata come un licenziamento.
18 mila sono i precari a casa da
settembre, un numero enorme! Questo il risultato dei tagli fatti dal
governo, sottraendo risorse alla scuola pubblica e dirottandole sulla
scuola privata (già incentivata negli ultimi anni da ministri tanto di
centro destra quanto di sinistra, nonostante non garantisca qualità
culturale e spesso - soprattutto nel sud - paghi indecentemente i
docenti).
Fino a quando tutto questo verrà accettato in modo
passivo, le cose continueranno ad andare sempre peggio. Ovunque, si ha
notizia delle prime iniziative di protesta che preannunciano un autunno
molto movimentato. Facciamo in modo che 18 mila tagli non producano una
guerra tra precari, ma che si trasformino in una grande mobilitazione
in difesa della scuola pubblica e di chi ci lavora da anni con passione.
Se
accettiamo che ogni anno una parte di noi venga espulsa dalla scuola o
costretta a saltare da una scuola all'altra, ogni anno sarà peggio, e
la scuola pubblica finirà in uno sfacelo totale. Organizziamoci per
controllare le assegnazioni, e per intervenire sui criteri di
assegnazione delle supplenze, rifiutando di farci dividere e umiliare!
Sinistra Critica Livorno