Nei giorni 14, 15 e 16 ottobre, Sinistra
Anticapitalista riunisce la propria Conferenza programmatica a Chianciano,
in Toscana.
Molto spesso, per i partiti del regime (o per gli apparati sindacali), le
“conferenza programmatiche” costituiscono occasioni nelle quali i gruppi
dirigenti cercano di ridefinire i loro equilibri interni al riparo dei
meccanismi pur vagamente democratici dei congressi e della attenzione
degli iscritti.
Naturalmente non è questo lo spirito con il quale il Coordinamento
nazionale di Sinistra Anticapitalista, applicando un impegno
esplicitamente preso a gennaio al termine del nostro primo congresso, ha
convocato questa Conferenza.
Come è noto alle/ai nostre/i sostenitrici e sostenitori e a chi legge con
qualche regolarità il nostro sito, Sinistra Anticapitalista, fin dalla sua
fondazione nel 2013, ha inteso dare continuità al patrimonio di
elaborazione accumulato dalle migliori correnti rivoluzionarie e
anticapitaliste in Italia e a livello internazionale.
Ma, nel corso degli ultimi decenni, si è prodotta una quantità di
avvenimenti che hanno sconvolto parecchi dei punti di riferimento che
quelle elaborazioni davano per assunti, a partire da quanto è accaduto nel
1989 e negli anni seguenti in Europa orientale e in Asia, quando tutti i
regimi collettivistici insediatisi in quei paesi hanno conosciuto una
trasformazione sconcertante, con la sostanziale reintroduzione di un
capitalismo brutale e selvaggio in numerosi paesi del nostro continente e
con il consolidamento in Cina e in Vietnam di un capitalismo dirigistico.
Da quegli avvenimenti è conseguito un discredito verticale di ogni
idea di trasformazione socialista, peraltro già messa a dura prova nei
decenni precedenti dall’involuzione staliniana della “Russia dei Soviet”.
Non solo i partiti che avevano quei regimi come modello di società, ma un
po’ tutta la sinistra ha patito i devastanti contraccolpi del loro crollo.
E di quei contraccolpi non fu esente neanche chi, come noi, aveva da
sempre preso le distanze dallo stalinismo e lo aveva analizzato come il
nemico peggiore del comunismo.
La propaganda capitalista ovviamente non si è lasciata sfuggire la
straordinaria occasione di poter rilanciare l’idea della società del
profitto come approdo definitivo e insuperabile della storia umana.
Peraltro, nell’occidente, gli effetti del 1989 si sono combinati con
la svolta neoliberale del capitalismo, inaugurata pochi anni prima da
Margaret Thatcher e da Ronald Reagan e da lì diffusasi in tutto il mondo,
con ulteriori effetti devastanti sulla sinistra, producendo nella sua
grande maggioranza un’involuzione verso il cosiddetto “socialiberismo”,
cioè il tentativo di dare un “volto umano” al corpo della politica “
thatcheriana.
Nel frattempo sono diventate sempre più evidenti in tutto il pianeta
le devastazioni ambientali prodotte dallo sviluppo economico intrapreso
dal capitalismo. L’inquinamento dell’aria e delle acque, l’avvelenamento
dei suoli, la deforestazione, la diffusione di nuove malattie, il dilagare
della fame in vaste aree del pianeta, il riscaldamento globale sono solo
alcune delle conseguenze di uno sviluppo distorto, miope e suicida
unicamente finalizzato alla massimizzazione del profitto per una
ristrettissima fetta di popolazione lasciando la stragrande maggioranza al
proprio destino.
Naturalmente il capitalismo ha sempre prodotto inquinamento e devastato
l’ambiente, ma la stragrande maggioranza del movimento socialista e
comunista del Novecento rimase sorda e insensibile a questa emergenza,
ritenuta una preoccupazione interclassista e piccolo borghese.
L’illusione positivista che riteneva che il comunismo fosse “il
potere sovietico più l’elettrificazione” si concretizzò in una URSS senza
più soviet indipendenti ma con il reattore impazzito di Černobyl’ e
l’inquinamento record del lago siberiano di Bajkal.
In aggiunta, l’impostazione patriarcale e maschilista della grande
maggioranza del movimento operaio del Novecento lo hanno reso conflittuale
e a volte perfino antagonista nei confronti del movimento di liberazione
femminista.
Negli ultimi decenni del secolo scorso, inoltre, la
“globalizzazione” capitalistica da un lato e dall’altro le “nuove
tecnologie” hanno dato adito ad una profonda ridislocazione e
trasformazione del mondo del lavoro. Lo sviluppo impetuoso di alcune
economie asiatiche o latinoamericane, il prodigioso sviluppo dei trasporti
e delle telecomunicazioni hanno fatto crescere in modo esponenziale la
classe operaia di grandi paesi fino a pochi anni prima prevalentemente
agricoli, mentre parallelamente si andavano “deindustrializzando” i paesi
imperialisti, dove ad una classe operaia industriale e manifatturiera in
decrescita si affiancava un proletariato terziario sempre più numeroso e
dove le impetuose migrazioni dal Sud del mondo imponevano la presenza di
un mondo del lavoro multietnico.
Ecco, dunque, i motivi principali per i quali abbiamo ritenuto di
dover ridefinire in profondità il nostro programma, la nostra idea della
politica, la nostra proposta di società da costruire in sostituzione di
quella capitalista. Non si tratta di una pulsione “revisionistica” del
tipo di quelle numerose che abbiamo conosciuto in tante formazioni di
sinistra pentite del proprio radicalismo. Anzi, il programma che vogliamo
mettere a punto vuole essere, se possibile, ancora più radicalmente
anticapitalista e rivoluzionario, aggiornandosi e integrando gli
insegnamenti di questi ultimi decenni, che indicano tutti quanti
l’irriformabilità politica, sociale e ambientale del capitalismo e la
necessità di una società alternativa che vogliamo definire
“ecosocialista”.
Da tutto ciò la nostra conferenza programmatica. Nostra perché
Sinistra Anticapitalista la indice e la organizza, ma che vogliamo aperta
ai contributi di quante e quanti condividano con noi l’esigenza di
combinare il patrimonio del marxismo con le elaborazioni rivoluzionarie
più recenti.
I temi del lavoro, dell’ambiente, dell’internazionalismo, del
femminismo, l’elaborazione del nostro progetto “ecosocialista” saranno i
perni della discussione assembleare e nei workshop finalizzata alla
stesura di un nostro “manifesto programmatico”.
Coglieremo anche l’occasione per mettere meglio a punto la nostra
posizione sulla irriformabilità dell’Unione europea, discutendone in una
tavola rotonda con rappresentanti di altre organizzazioni politiche
italiane e internazionali.
Dei “Materiali per un programma ecosocialista, femminista e libertario”
che la commissione ha elaborato pubblichiamo l’introduzione “Per un
manifesto ecosocialista e rivoluzionario” e il capitolo intitolato
“Ecosocialismo, un nuovo rapporto tra uomo e natura”che trovate nel sito
nazionale.
venerdì
7 Ottobre alle ore 17,30
presso il Circolo ARCI P. Carli via di Salviano 542
Franco
Turigliatto
della Direzione Nazionale di Sinistra Anticapitalista
presenterà i "Materiali" preparatori della
Conferenza
Nazionale Programmatica
ti invitiamo a partecipare